Scuola, contagi e migranti: il premier riapre l’agenda delle emergenze

da Il Sole 24 Ore

di Manuela Perrone e Claudio Tucci

La riapertura delle scuole il 14 settembre, ovvero l’appuntamento in cima alle priorità del governo su cui le nubi ancora non sono dissolte. La curva dei contagi da coronavirus che si rialza e i rapporti con le regioni, tornati conflittuali. E poi la questione migranti, con la Sicilia che sfida il Viminale e gli sbarchi che non si fermano. Ieri Giuseppe Conte ha riaperto ufficialmente i cantieri delle emergenze con una doppia riunione: la prima dedicata interamente alla ripresa delle attività scolastiche con i ministri Lucia Azzolina (Istruzione), Paola De Micheli (Infrastrutture), Francesco Boccia (Affari regionali) e Roberto Speranza (Salute), il commissario Domenico Arcuri e il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. La seconda con i capidelegazione dei partiti di maggioranza: Alfonso Bonafede (M5S), Dario Franceschini (Pd), Teresa Bellanova (Iv) e Roberto Speranza (Leu). Un incontro definito interlocutorio dai partecipanti e alla fine concentrato ancora una volta in gran parte sulla scuola. Con una sintesi della situazione e dei nodi che restano irrisolti. Sullo sfondo lo spettro di una risalita dei contagi, ma anche una ferma convinzione, ribadita dal presidente del Consiglio e condivisa dai ministri: non si può rinviare né la riapertura degli istituti né il voto del 20 e 21 settembre.

Sul fronte scuola, uno dei nodi principali della ripresa a settembre è il potenziamento dell’organico. Nel decreto Rilancio sono stati stanziati 977 milioni di euro che consentiranno, secondo il ministero dell’Istruzione, di assumere 50mila profili temporanei in più, tra docenti e personale tecnico-amministrativo. Con il decreto agosto si stanziano altri 920 milioni: serviranno per assumere oltre 25mila supplenti. Dal governo poi sono state autorizzate 97.223 assunzioni, di queste 84.808 sono docenti e 11.323 personale Ata. Il nodo principale sono i tempi: difficile che tutte queste assunzioni arriveranno in tempo per l’avvio delle lezioni. Inoltre, i supplenti cresceranno visto che larga parte delle immissioni in ruolo non avrà candidati, per lo svuotamento di molte graduatorie a esaurimento specie al Nord. Altro tema caldo sono i trasporti, su cui si è concentrato il primo incontro con De Micheli. Con le regole su distanziamento di un metro e mascherine (senza deroghe, come confermato ieri dal Cts), regioni ed enti locali hanno lamentato il rischio che possano mancare all’appello il 50% dei mezzi e che per reperirli, ad esempio usando i bus turistici, servono più risorse. Con gli enti locali, è forte l’interlocuzione anche per cercare nuovi spazi. Secondo primissime stime sono circa 20mila le aule dove il distanziamento di 1 metro è impossibile, pari a circa 400mila studenti. Anche qui, il fattore tempo gioca un ruolo cruciale: in assenza di nuovi spazi, gioco forza si dovrà ricorrere alla didattica a distanza, oggi ammessa solo alle superiori.

«Si inizia il 14 e i banchi arriveranno in funzione della condizione dei territori, dei livelli dei contagi e delle richieste fatte», rassicura Boccia, la cui preoccupazione è potenziare il raccordo con le regioni per evitare le tensioni che hanno segnato l’inizio della pandemia. Nell’incertezza infatti il pericolo è che ciascun governatore decida di fare da sé. Ieri il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, in corsa per la riconferma, ha deciso di acquistare termoscanner da assegnare agli istituti scolastici perché la febbre venga misurata all’ingresso degli alunni, e non a casa, come prescrivono le linee guida nazionali. Oggi, in particolare sui trasporti, gli assessori regionali incontreranno in videoconferenza i ministri competenti. Dalla ministra renziana Bellanova è arrivato il sollecito a mantenere una interlocuzione costante sulla scuola con i gruppi parlamentari di maggioranza.

Il ritorno dei vertici a Palazzo Chigi segna in ogni caso la fine della pausa estiva e dei silenzi di Conte. E coincide con il riavvio dei lavori sul Recovery Plan da parte del Comitato interministeriale per gli affari europei (Ciae): una nuova riunione dovrebbe tenersi domani per fare il punto sui progetti arrivati dai ministeri. E sulle prossime mosse. Perché da qui in avanti bisogna correre.