Tra i banchi tornano i medici “Dobbiamo assumerne 12 mila”

da La Stampa

Roma

Venti giorni al via e tanti punti ancora da chiarire. Le mascherine saranno obbligatorie anche in classe, da indossare durante le lezioni? E da quale età? La temperatura andrà a misurata a casa, prima di uscire? O è meglio prevedere i termoscanner all’ingresso delle scuole? Su questi e altri temi il dibattito è più che mai aperto.

Mascherine in classe sì o no

Nessun obbligo fino a 5 anni, valutazione del rischio ed eventuale uso tra i 6 e gli 11 anni, obbligo dai 12 anni in su. In pratica niente mascherina per i bambini degli asili nido e delle scuole materne, mascherine «flessibili» per gli alunni delle elementari, mentre gli studenti di medie e superiori saranno tenuti ad indossarle anche durante le lezioni, almeno finché non arriveranno i banchi monoposto. Si potranno togliere durante le interrogazioni, nell’ora di ginnastica e a mensa. Queste, al momento, le indicazioni del Comitato tecnico-scientifico, su cui gli esperti si dividono. Per Massimo Galli, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, obbligare gli studenti all’uso della mascherina è «un’utopia, cinque ore di lezione non sono sostenibili per me, figuriamoci per un bambino di 10 anni», dice. Di parere opposto Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (e membro del Cts): «È una forma di prevenzione utile e

fattibile, noi l’avevamo proposta addirittura dai 3 anni in su, molto dipende dal buon esempio che danno i genitori». Il Comitato tornerà sulla questione da qui al 14 settembre, con la possibilità di prevedere soluzioni diverse a livello locale in base all’andamento dei contagi.

Temperatura misurata a casa

Al momento le linee guida affidano alle famiglie il compito di misurare la febbre a bambini e ragazzi, prima di andare a scuola. Con una temperatura di 37, 5 gradi o superiore si resta a casa. Villani non ha dubbi: «È una misura di buon senso perché è giusto responsabilizzare le famiglie sullo stato di salute dei figli – spiega – E poi a un bimbo che sta bene, fa colazione ed è di buon umore, non c’è bisogno di misurare la febbre ogni giorno». Per Galli invece la misurazione è compito dello stato, «è una responsabilità politica, se uno deve fare una sorveglianza epidemiologica non la può scaricare sulle spalle dei cittadini, la deve fare come struttura sanitaria». In Campania la pensano esattamente così, tanto che la Regione ha deciso di acquistare termoscanner da assegnare a tutte le scuole. Stessa cosa farà il Campidoglio a Roma per gli asili nido e le scuole materne comunali: all’entrata ci sarà un addetto munito di termometro a infrarossi o termoscanner. Anche su questo tema ci sarà un supplemento di riflessione.

Il ritorno dei medici a scuola

Su un punto sono quasi tutti d’accordo, politici ed esperti scientifici: bisogna ripristinare il sistema di medicina scolastica. Per ora è stata prevista la nomina di un «referente Covid» in tutte le scuole. Ma secondo la ministra per la famiglia, Elena Bonetti, non basta, «devono essere individuate delle figure sanitarie di riferimento che aiutino i presidi e le famiglie, in modo tale che ci sia una competenza sanitaria nella gestione dell’eventuale sospetto di contagio». Insomma nuovi medici o infermieri scolastici, circa 12mila professionisti da arruolare, secondo i calcoli di Camilla Sgambato, responsabile Scuola del Partito democratico: «Per assumerli si possono usare i soldi del Mes e del Recovery Fund – spiega – di certo non si possono scaricare sugli insegnanti responsabilità e competenze che nulla hanno a che vedere con la loro formazione». Nic. Car. —