Il piano degli esperti: più posti sugli autobus e per gli studenti mascherine di stoffa

da Corriere della sera

di Gianna Fregonara e Orsola Riva

Con la riunione di ieri pomeriggio il Comitato tecnico scientifico ha riscritto le regole per i trasporti pubblici in vista della riapertura delle scuole. Se i bus possono garantire una buon ricambio di aria o dispositivi di distanziamento tra le teste dei passeggeri, la capienza potrà passare dal 50 per cento attuale al 70-75 per cento. Queste disposizioni saranno pubblicate nel verbale della riunione.

Il piano del Cts indica ai Comuni e alle aziende di trasporto urbano e regionale di moltiplicare le corse e di allungare gli orari di punta. Questo dovrebbe consentire alle scuole di organizzare gli ingressi degli alunni a scaglioni. A prendere autobus, treni e metro sono principalmente i ragazzi delle scuole superiori. Per loro è indicato che l’inizio delle lezioni sia dopo l’abituale picco di traffico delle 8.30. Ma la misura più importante per garantire l’effettivo arrivo degli studenti a scuola è il via libera, a determinate condizioni, a un aumento della capienza del mezzi. Per quelli più nuovi, che possono garantire un ricambio di aria con filtri certificati o la messa in opera di distanziatori mobili (tendine, poggiatesta, divisori), sarà possibile arrivare a riempirli fino al 70-75 per cento. Per garantire più corse — e pagare gli straordinari o eventualmente affittare anche bus privati — ci vorranno più soldi: almeno 200 milioni, secondo la stima del presidente dell’Anci Antonio De Caro. Naturalmente, su tutti i mezzi pubblici, resta obbligatorio l’uso delle mascherine. Si è discusso anche di quelle ieri. Il viceministro della Salute grillino Pierpaolo Sileri e l’infettivologo Massimo Galli chiedono di esonerare i bambini delle elementari. Mentre le Regioni chiedono di calibrarne l’uso in modo differenziato a seconda dell’indice dei contagi dei diversi territori.

Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo ha chiarito che «al banco se c’è la distanza di un metro possono toglierla». L’Italia, al momento, è uno dei pochissimi Paesi europei a prescriverne l’uso fin dalle elementari. E anche l’Organizzazione mondiale della Sanità le consiglia solo a partire dai 12 anni. Per gli esperti del ministero della Salute quelle chirurgiche spettano solo al personale, mentre bambini e ragazzi possono indossare anche le mascherine di stoffa, portate da casa, a meno che non siano alle prese con attività laboratoriali perché in quel caso sono equiparati a dei lavoratori.

La stima dell’Anci. Per garantire più corse sarà necessario un investimento da 200 milioni di euro

Altra questione posta dalle Regioni è quella della certezza dei tempi di esecuzione dei tamponi in caso di sospetto Covid a scuola, si tratti di uno studente, di un docente o di un collaboratore. La procedura è molto dettagliata (isolamento in un locale adibito allo scopo, ritorno a casa con accompagnamento dei genitori nel caso di un alunno, telefonata al pediatra o al medico di base per il triage), ma si ferma un passo prima del test diagnostico. Da nessuna parte è scritto quanto tempo ci vorrà per fare l’eventuale tampone prescritto dal medico, mentre la velocità in questi casi è tutto, soprattutto ai fini della tracciabilità dei contatti.

Altra grana in vista è quella dei recuperi che dovrebbero partire nelle scuole già dal 1°settembre per compensare quanto è andato perso durante il lockdown. In burocratese si chiamano Pia (Piano di integrazione degli apprendimenti) e Pai (Piano di apprendimento individualizzato). Tradotto si tratta di lezioni di rinforzo rivolte a tutta la classe per la parte di programma che non si è riusciti a svolgere oppure «dedicate» solo agli alunni con qualche insufficienza in pagella. Dopo un braccio di ferro con i sindacati che chiedevano di inquadrarle (e pagarle) come straordinari, il governo ha scelto il compromesso: tutte le lezioni che verranno eventualmente svolte dall’apertura dell’anno scolastico alla prima campanella (1-14 settembre) saranno considerate attività ordinarie e non verranno retribuite. I recuperi in corso d’anno invece sì. Non esattamente un incentivo a fare presto.