«Quei controlli restano facoltativi e sono un’opportunità Arriveremo pronti per l’inizio delle lezioni»

da Corriere della sera

Enrico Marro

Direttore Iavicoli, a che punto siamo sulla riapertura in sicurezza delle scuole?

«Come Comitato tecnico scientifico ci lavoriamo da aprile e sicuramente la stragrande maggioranza della scuola è pronta», dice Sergio Iavicoli, membro del Cts e direttore Inail del Dipartimento medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale».

Mancano però almeno 20 mila aule e i banchi monoposto non arriveranno tutti entro il 14 settembre.

«Parliamo di un’operazione complessa. Coinvolge circa 11 milioni tra studenti e lavoratori. Stiamo affrontando i capitoli aperti, ma il grosso del lavoro è stato fatto».

Sta emergendo il problema dei mezzi di trasporto.

«Le nostre linee guida, poi recepite nel Dpcm, già disciplinano il trasporto con gli scuolabus, organizzando nel modo migliore il giro per prendere gli studenti. C’è poi un 30% degli studenti, in particolare delle scuole superiori, che utilizza il trasporto pubblico locale. Qui si tratta di avere una buona mappatura, come ha fatto per esempio Roma con i servizi per la mobilità, per organizzare, se necessario, uno scaglionamento degli orari d’ingresso e decongestionare gli orari di punta. Stiamo lavorando col ministero dei Trasporti e con le Regioni per trovare, dove ci fossero problemi, le soluzioni più idonee».

Perché avete deciso che la temperatura agli studenti vada misurata a casa anziché a scuola?

«Misurazioni all’ingresso potrebbero creare assembramenti. Meglio affidare questa responsabilità ai genitori. Far ripartire la scuola è un impegno che coinvolge tutti».

Le misu-razioni della tempera-tura degli studenti all’ingresso delle scuole potrebbero creare assembra-menti, meglio affidare la responsa-bilità ai genitori

Una parte dei docenti non vuole fare i test sierologici. Non si può obbligarli?

«Il test è una opportunità che viene offerta. E che su così vasta scala non c’è in altri Paesi. L’obbligo non sarebbe opportuno, considerando anche le leggi sul lavoro. Ma credo che alla fine tutti collaboreranno. In questi mesi ho visto una convergenza di tutti, istituzioni e parti sociali, sul fatto che la ripartenza della scuola è l’obiettivo più importante».

Che succederà quando si manifesteranno i casi di contagio nella scuola?

«Con l’Istituto superiore di sanità, le Regioni e il ministero dell’Istruzione abbiamo pubblicato un ulteriore documento su come gestire i casi sospetti e i casi confermati. È uno dei punti più innovativi. Abbiamo ripristinato un sistema integrato di raccordo tra scuola e Servizio sanitario nazionale. In ogni Dipartimento della prevenzione ci sarà un medico o un assistente sanitario come referente per la scuola. E sarà lui a decidere il da farsi. Altro punto di riferimento sarà il medico di famiglia o il pediatra, che si raccorderà anche lui col sistema sanitario. Obiettivo: intercettare e contenere i casi prima che si creino focolai».

Il professor Massimo Galli dice che non si possono tenere i bambini di 6 anni con la mascherina per 5 ore. Per l’Organizzazione mondiale della sanità se ne può fare a meno fino a 11 anni.

«Bisogna distinguere tra fasi di movimento (ricreazione, entrata, uscita) dove nessuno mette in discussione l’uso della mascherina e la permanenza al banco quando sia rispettato il metro di distanza. Quest’ultimo è un punto su cui, come anticipato, entro la fine del mese daremo la nostra raccomandazione. Decideremo con la stessa Oms, della quale vanno tenute in considerazione le osservazioni che riguardano la minore trasmissibilità del virus tra i bambini e la tollerabilità».