Rinunce al ruolo a causa del vincolo quinquennale

da Tuttoscuola

Nella prima fase ordinaria delle nomine, voci non confermate parlano di rinunce alle immissioni in ruolo da parte di docenti iscritti alle graduatorie ad esaurimento (GAE) e alle graduatorie di merito (GM) di concorsi precedenti. In palio c’erano 84.808 posti per i quali il Ministero dell’istruzione aveva ottenuto l’autorizzazione del MEF.

Dopo le rinunce vi è stato un ulteriore scorrimento delle graduatorie fino al 26 agosto per intercettare docenti disponibili, poi è scattata una seconda fase dal 27 agosto con la chiamata veloce per la ricognizione dei posti non attribuiti nella prima fase da GAE, GM e fasce aggiuntive.

Questi posti verranno offerti ai docenti delle graduatorie di altre province o regioni.

Pertanto i docenti potranno riuscire ad ottenere il ruolo; i posti (forse) potranno essere tutti coperti, ma molto dipenderà dall’adesione dei docenti alla nuova applicazione della call veloce.

In attesa di sapere quanti posti, alla fine, rimarranno vacanti, ci si interroga sulla ragione di tante rinunce al posto fisso che per molti azzera forse l’attesa di una vita.

Per la maggior parte delle rinunce al ruolo la ragione è da ricercare nel vincolo quinquennale di permanenza nella sede assegnata, come disposto dalla legge 159 dello scorso anno, vincolo attivato per la prima volta proprio dal 1° settembre 2020.

Il Decreto Legge 126/2019 (L. 159/2019: art. 1, co. 17-octies e 17-novies) ha previsto infatti che: “Dall’a.s. 2020-2021 i docenti nominati a tempo indeterminato possono chiedere il trasferimento, l’assegnazione provvisoria, l’utilizzazione in altra istituzione scolastica o ricoprire incarichi di insegnamento a tempo determinato in altro ruolo o classe di concorso solo dopo 5 anni scolastici di effettivo servizio nella scuola di titolarità”.

Il vincolo di permanenza per cinque anni per i docenti con residenza molto lontana dalla sede di servizio (in particolare gli insegnanti meridionali) potrebbe avere indotto alla rinuncia.