Inizio delle lezioni in ordine sparso Il Nord punta al 14 Al Sud il fronte del 24 settembre

da Corriere della sera

Giuseppe Alberto Falci

ROMA Il governo continua a garantire che il 14 settembre la scuola riaprirà. Eppure in un terzo dell’Italia le aule rimarranno chiuse. Sardegna, Calabria, Puglia, Basilicata, Abruzzo hanno già deciso che è preferibile posticipare l’apertura dell’anno scolastico al 24 settembre.

Altre regioni, come la Campania di Vincenzo De Luca, sembrano intenzionate a riaprire i cancelli degli edifici scolastici il 24. «Noi avevamo suggerito di anticipare le elezioni al 6 settembre senza avere la necessità di chiudere poi le scuole. A questo punto non riaprire gli istituti sarebbe un fallimento totalmente imputabile al governo» sbotta il presidente della Liguria Giovanni Toti che non ha alcuna intenzione di far slittare l’inizio dell’anno scolastico. Ed è dello stesso avviso il presidente lombardo Attilio Fontana. Al Pirellone non hanno mai preso in esame l’ipotesi di posticipare. Si riparte il 14, anche se si attende il vertice di lunedì sui trasporti. «Con le precauzioni del caso, possiamo riportare i nostri ragazzi a scuola e a fare sport in compagnia», ripete il governatore. Anche in Veneto tutto pronto in vista del 14 settembre, assicura Elena Donazzan, assessore all’Istruzione: «Siamo la prima regione ad avere un manuale operativo. Ma non dipende solo da noi: questo governo è a scopo e scoppio ritardato». Toni condivisi anche in Friuli Venezia Giulia. Alessia Rosolen, che guida l’Istruzione, non ha dubbi: «Noi abbiamo fissato la data di inizio il 16. Una volta che sono state aperte le fabbriche perché non possiamo aprire le scuole?». E sono di uguale tenore le parole di Elena Chiorino, assessore alla Scuola in Piemonte: «Io ritengo importante e fondamentale che si riparta il 14. Per noi la direzione è quella». Paola Salomoni, sua omologa in Emilia-Romagna, appena sente la parola «rinvio» scuote la testa: «Assolutamente no. Noi siamo convinti di riaprire il 14».

Fatto sta che il Nord va in una direzione e il Sud in un’altra. Le regioni del Mezzogiorno frenano. C’è chi lo fa per motivi elettorali perché la data delle Regionali e del referendum sul taglio dei parlamentari è a ridosso del 14 settembre. È su questa scia che Marco Marsilio, presidente dell’Abruzzo, dice al Corriere che «sì, sarebbe poco ragionevole una doppia apertura, una doppia sanificazione nel giro di pochi giorni». Quest’ultima è una delle ragioni che ha spinto Jole Santelli, governatrice della Calabria, a rinviare il tutto al 24: «Trovo insensato riaprire le scuole con sforzi di sanificazione per poi richiuderle a distanza di una settimana per i seggi elettorali, quindi ripetere tutte le operazioni». Poi ci sono territori, come la Basilicata, che progettano il rinvio più per motivi logistici che elettorali. In particolare, si legge in un comunicato della Regione, «per consentire tempi maggiori per l’organizzazione complessiva al fine di assicurare la riapertura delle scuole in sicurezza». Sulla Campania fa fede la dichiarazione di Vincenzo De Luca: «Decideremo la settimana prossima».

La Sardegna posticipa ma si distingue: ha convocato gli studenti il 22 settembre. La Sicilia adotta una formula unica in Italia che spiega l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla: «Abbiamo dato una finestra che va dal 14 al 18 settembre per non ingolfare il sistema scuola. E poi abbiamo inserito una clausola: gli istituti che sono sedi di seggi elettorali possono iniziare il 24 settembre». Dubbioso il presidente del Molise, Donato Toma: «La riapertura è il 14, ma la vedo dura».

Paola Agabiti, assessore all’Istruzione in Umbria aggiunge: «Siamo orientati a partire il 14 ma se si dovesse decidere un’altra data la condivideremmo con il governo». Insomma, nulla è certo. L’Alto Adige invece ha già stabilito che ricomincerà il 7 settembre; il Trentino, la Valle d’Aosta, il Lazio e la Toscana il 14. Il nodo dei nodi rimanda ai trasporti. Non a caso Loretta Bravi che guida l’Istruzione delle Marche, dice: «Noi resistiamo al 14 settembre. L’unico inghippo resta quello degli spostamenti».