«Siamo pronti a intervenire ma l’aumento dei focolai non è un fatto scontato»

da Corriere della sera

Margherita De Bac

Quali sono le incognite della riapertura delle scuole?

«Le conoscenze sulle potenzialità di contagio nell’età scolare sono incomplete e questo impedisce di prendere posizioni definitive», giustifica la variabilità di certi documenti Kyriakoula Petropulacos, componente del comitato tecnico scientifico per l’emergenza Covid, il Cts, e direttore della sanità in Emilia- Romagna.

Mette le mani avanti?

«Potremmo essere costretti a modificare certe scelte. In alcuni casi però abbiamo potuto dare indicazioni operative condivise, ad esempio cosa fare quando si scopre un alunno positivo».

È scontato che aumenteranno i focolai?

«Non è affatto scontato, anzi. È una grande sfida che si può superare con la partecipazione di tutti. Il coinvolgimento della famiglia è fondamentale. Chiediamo ai genitori di misurare più spesso la febbre ai figli anche semplicemente poggiando la mano sulla fronte o usando il termometro mentre fanno colazione».

Le mascherine?

«Voglio tranquillizzare i genitori. Non sono in alcun modo un rischio per la salute se il ragazzo è sano, possono dare qualche problema solo agli asmatici. Anche tenerle addosso diverse ore non è pericoloso. Non impediscono il respiro. Al massimo sono fastidiose ma ci si abitua».

Se l’epidemia mostrasse un rialzo sareste pronti a cambiare?

«Tornare indietro e chiudere di nuovo? Ci sono le premesse perché non accada. Significherebbe che qualcosa non ha funzionato. In alcuni Paesi le problematiche che si sono presentate non hanno portato alla chiusura generale ma a interventi mirati».

Le famiglie dovranno essere coinvolte misurando la febbre più spesso ai ragazzi anche solo tastando la fronte con la mano

Ci potrebbero essere interventi a livello regionale?

«Per mutare le politiche sulla scuola ci vorrà un confronto nazionale. Dei focolai all’interno degli istituti scolastici non devono spaventare a priori, devono essere valutati nel contesto della situazione generale. In Italia esiste un sistema di monitoraggio molto puntuale che permette di controllare l’andamento dell’epidemia a livello territoriale».

Quali sono le criticità maggiori?

«Il punto critico sono proprio i comportamenti individuali e infatti sarà molto importante la sensibilizzazione degli studenti. Nessuna precauzione funziona, neppure la più rigorosa, se non viene rispettata. Come risponderanno i ragazzi e le famiglie? È un’incognita. Ci vorrà attenzione nell’evitare comportamenti finora considerati innocui, tipici degli alunni specie durante la ricreazione, e che oggi potrebbero essere un rischio».

Un esempio?

«Cantare e urlare aumentano lo spargimento di goccioline che se, infette, hanno la capacità di contagiare. Il canto alle lezioni di musica? Meglio soprassedere a meno di non essere dovutamente distanziati. È difficile pensare che tutti in una classe si ricordino che è saggio non alzare la voce o restare in silenzio ma se lo facesse la maggioranza sarebbe sufficiente».

Che valore hanno i test sierologici per gli insegnanti prima del ritorno in aula?

«Servono a verificare il livello di siero prevalenza ed avere un’idea di quanti sono nei mesi scorsi venuti a contatto col virus. Si evita inoltre che a scuola si presentino persone asintomatiche ma positive che potrebbero far partire un focolaio. Il test dovrà essere ripetuto, va ancora deciso con quale tempistica».