Mi: le attività di recupero non vanno retribuite

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da ItaliaOggi

Marco Nobilio

Le attività aggiuntive connesse ai Pia e Pai da svolgersi dal 1° settembre alla ripresa delle lezioni non vanno retribuite. È questo il parere del ministero dell’istruzione trasmesso ai dirigenti scolastico con la nota 1494 del 26 agosto scorso. L’amministrazione centrale ha ricordato che il decreto-legge 22/2020 ha disposto che le attività concernenti i Pia e i Pai possano svolgersi a partire dal giorno 1° settembre e, se necessario, nel corso di tutto l’anno scolastico 2020/2021, secondo tempi, forme e modalità stabilite dalle singole autonomie scolastiche. Si tratta delle precedure connesse al recupero delle attività didattiche che non si sono potute svolgere a distanza durante il lockdown, che sono state evidenziate dai docenti in sede di valutazione finale tramite la redazione di una programmazione ad hoc formalizzata nel piano di integrazione degli apprendimenti (Pia) a sua volta declinata in piani individualizzati degli apprendimenti incentrati sulle necessità dei singoli alunni (Pai). Il ministero ha ricordato, inoltre, che nel fare ciò, la norma ha evidenziato come esse debbano intendersi alla stregua di attività didattica ordinaria (articolo 1, comma 2). E quindi sarebbero da collocarsi nell’alveo degli adempimenti contrattuali ordinari correlati alla professione docente. Sempre secondo il ministero «ciò, ovviamente, vale per il periodo intercorrente tra il 1° settembre 2020 e l’inizio delle lezioni ordinamentali, come previsto dai calendari regionali» Mentre, per le attività che invece debbano svolgersi nel prosieguo dell’anno scolastico 2020/2021, lo stesso decreto legge 22/2020, all’articolo 1, comma 9, ha destinato i risparmi, dovuti alla diversa configurazione delle commissioni degli esami di Stato, per metà all’incremento del fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche e «per la restante metà al recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019/2020 nel corso dell’anno scolastico 2020/2021». La nota è stata duramente criticata dai sindacati, i quali ritengono che queste attività siano da considerarsi aggiuntive e quindi da retribuire.