In classe il 14, al Sud dieci giorni dopo

da Corriere della sera

Giuseppe Alberto Falci

Che l’anno scolastico cominci in ordine sparso è ormai una certezza. La data unitaria del 14 settembre, proposta dalle Regioni e accettata dalla ministra Lucia Azzolina a metà giugno, non coinvolgerà almeno un terzo dell’Italia. L’Alto Adige, nel segno dell’autonomia, aveva già deciso diversamente, e riaprirà gli edifici scolastici il 7 settembre, ovvero il prossimo lunedì. Lo stesso giorno toccherà alle scuole di Vo’ Euganeo, epicentro di uno dei focolai, che ricomincerà una settimana prima rispetto al calendario previsto in Veneto.

Si registra una sorta di spaccatura tra il Nord e il Sud del Paese. Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria, Toscana e Lazio rispetteranno la data del 14 settembre. Il Friuli Venezia Giulia aveva optato da tempo per il 16. Deciso più che mai Enrico Rossi, governatore uscente della Toscana: «Il 14 settembre la scuola inizierà, anche perché è stato fatto un grande lavoro da parte di presidi, insegnanti, Comuni».

E se in Molise, parola del presidente Donato Toma, «a oggi la data del 14 settembre è ferma», ci sono regioni del Mezzogiorno che hanno puntato sul rinvio. La motivazione di questa scelta è legata anche alle elezioni regionali e al referendum sul taglio dei parlamentari che si celebreranno a ridosso della data cerchiata in rosso a viale Trastevere. Per questa ragione Basilicata, Calabria e Puglia posticipano il fischio di inizio dell’anno scolastico al 24 settembre. «In presenza di troppe incertezze rinviamo», spiega Vito Bardi, governatore della Basilicata. Ed è di queste ore la conferma che anche l’Abruzzo rinvia tutto al 24 settembre. «Perché incaponirsi sulla data del 14 settembre, forse è una data scritta sulle tavole della legge?» continua a ripetere in queste ore il governatore Marco Marsilio.

Un caso a parte la Sicilia guidata da Nello Musumeci. Nell’isola le scuole riapriranno il 14 ma, avverte il presidente della Regione siciliana, «diamo, comunque, la facoltà ai responsabili di istituto, se non ci fossero le condizioni minime di sicurezza, di poter posticipare l’avvio fino al 24 settembre. Pur rispettando i duecento giorni minimi di lezione». Anche la Sardegna posticipa ma distingue: ha convocato gli studenti per il 22 settembre.

Insomma, dopo il referendum e dopo le elezioni suppletive di Sassari. Trentino, Valle d’Aosta e Lazio fissano la data al 14 e dicono di rispettarla. L’Umbria, ora guidata dalla leghista Donatella Tesei, non intende posticipare la data del 14 settembre. Eppure in un paese vicino a Terni, Otricoli, il sindaco Antonio Liberati assieme al dirigente scolastico, Anna Golino, ha rinviato a mercoledì 23 settembre la data di riapertura dalle materne alle medie: «La scelta trova giustificazione nel termine dei lavori in corso alla Scuola elementare, che compromettono anche l’utilizzo della materna». La consegna dei locali è infatti prevista per lunedì 21 settembre. Nella Scuola media sono invece previste le operazioni per il referendum. «Tra preparazione e rimozione dei seggi, votazioni, scrutini e sanificazioni anti Covid-19 ne sarebbe impedito l’uso da venerdì 18 a martedì 22».

Resta l’incognita Campania. In questo caso la decisione finale arriverà nella giornata di domani quando il governatore Vincenzo De Luca si confronterà con i sindacati, i direttori scolastici di tutte le province e l’unità di crisi.