Uno studente su cinque “impreparato” in caso di didattica online: ancora non ha un device personale su cui studiare

da Il Sole 24 Ore 

di Redazione Scuola

Un nuovo lockdown delle scuole o un utilizzo massiccio della didattica digitale integrata (a supporto di quella frontale, in caso di necessità) durante il prossimo anno scolastico? Potrebbero mettere in difficoltà non pochi studenti, specie in alcune aree d’Italia. Perché, nonostante quanto successo negli scorsi mesi, molte famiglie non sembrano aver fatto tesoro delle difficoltà – soprattutto tecniche – con cui è partita la didattica a distanza. Secondo una ricerca di Skuola.net – che ha coinvolto 5mila ragazzi di scuole medie e superiori – ad oggi circa 1 alunno su 5 non ha ancora un dispositivo personale (tablet o computer) con cui studiare; al Sud si arriva a quasi 2 su 5. E, tra loro, oltre l’80% non è intenzionato a procurarselo per il ritorno su banchi, continuando ad arrangiarsi con la dotazione “di famiglia”.

Una situazione che affonda le radici ben prima dell’emergenza di quest’anno. Con la scuola che, purtroppo, non è esente da responsabilità. Visto che, stando a quanto raccontano i ragazzi, solo 1 caso su 4 il proprio istituto ha sempre incentivato l’uso di risorse digitali (eBook compresi) per lo studio. Un altro 33% ha iniziato a spingere solo a partire dalla chiusura di febbraio. Per le altre, questo poteva essere il momento propizio; ora si costruisce il corredo scolastico. Ma, a quanto pare, quasi la metà delle scuole (42%) – e nelle regioni del Mezzogiorno in media si arriva al 54% – continua a non appoggiare la svolta tecnologica. Facendo un rapido calcolo è evidente come spesso il salto verso il futuro e la dematerializzazione sia lasciato alla libera iniziativa di studenti e genitori.

Sono le stesse scuole, però, a dettare la linea. Così, anche stavolta, si farà ricorso a un uso pressoché esclusivo dei libri di testo ‘cartacei’. E, su questo, non c’è Covid né crisi che tengano. Nessun ridimensionamento: le tendenze d’acquisto sono le stesse dello scorso anno. In generale, la maggior parte delle famiglie (circa 2 su 3) si orienterà sempre verso i libri nuovi, mentre gli altri cercheranno di risparmiare con l’usato. Un dato immutato rispetto a dodici mesi fa. Solo al Sud la maggioranza (59%) preferisce puntare sull’usato (ma anche questa non è una novità). Quasi invariata, sempre se rapportata all’anno scorso, anche la spesa totale: la fetta più grande (33%) si attesterà tra i 200 e i 300 euro, subito sotto (28%) quanti pensano di spendere al massimo 200 euro, non pochi (16%) immaginano di dover sborsare fino a 400 euro.

I canali preferiti a cui rivolgersi? Qui si assiste a qualche, piccolo, cambiamento. Per quanto riguarda il nuovo, cresce ulteriormente la grande distribuzione: i supermercati che offrono tale servizio sono scelti, almeno a parole, dal 29% degli intervistati (nel 2019 erano il 25%). Ma sono sempre librerie e cartolibrerie specializzate, in ulteriore ascesa, l’opzione preferita: si rivolgerà a loro il 42% degli affezionati ai testi freschi di stampa (nel 2019 erano il 40%); con un picco del 49% al Sud. Brusca frenata, un po’ a sorpresa, per gli shop online: sfruttatissimi durante la quarantena, sui libri perdono terreno fermandosi al 28% (lo scorso anno furono interpellati in 1 caso su 3).

Equilibri simili per il mercato dell’usato. Se, infatti, togliamo quanti (29%) cercheranno di trovare i testi adottati dalla propria scuola chiedendoli ad altri studenti a cui non servono più (che in pratica assumono il ruolo rivestito dalla Gdo per il nuovo), si ripropongono le stesse dinamiche. La spuntano nuovamente le librerie (40%, che al meridione diventa 47%) e, come prima, sono in aumento quanti ci si rivolgono anche per i libri di seconda mano (nel 2019 erano al 37%). Si conferma il calo degli e-commerce: passano dal 33% al 21%. Stabile lo (scarso) appeal degli storici mercatini dell’usato: solo 1 su 10 si fida ancora di loro.