Sulle graduatorie è scontro tra i sindacati e Azzolina

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da Il Sole 24 Ore 

di Redazione Scuola

È di nuovo alta la tensione tra i sindacati della scuola e la ministra Lucia Azzolina. Terreno di scontro dell’ennesimo braccio di ferro sono le Graduatorie dei supplenti (Gps) che quest’anno per la prima volta sono state interamente digitalizzate. Sono oltre 753 mila gli aspiranti che hanno chiesto, dal 22 luglio al 6 agosto, l’iscrizione nelle graduatorie, per un totale di quasi due milioni di domande visto che gli insegnanti potevano iscriversi per più classi di concorso.

Ad accendere la miccia è stata la parziale pubblicazione delle graduatorie da parte degli Uffici territoriali da cui – secondo i sindacati – sono emersi «evidenti errori nei punteggi» e un caos tale da essere foriero di innumerevoli ricorsi. E così le principali 5 sigle sindacali del settore (Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal, e Gilda Unams) hanno scritto alla ministra Azzolina un telegramma, che è un «atto di messa e mora e diffida», per chiedere di non utilizzare le graduatorie digilitalizzate e di ritornare ai vecchi elenchi.

Immediata la replica dell’Azzolina: «Insensato parlare di caos» visto che «le segnalazioni sono pochissime» e «tutte in via di risoluzione», ha detto, garantendo che le nomine per i supplenti avverranno entro il 14 settembre, come stabilito. Anzi a giudizio della ministra la novità della digitalizzazione «consentirà nomine più rapide» ed ha «permesso, in sede di valutazione delle domande presentate, di rilevare subito eventuali anomalie e dichiarazioni nulle». «Tutte le richieste sono state valutate e hanno portato all’esclusione – ha sottolineato Azzolina – di quasi 40 mila domande che presentavano anomalie» ed ha «consentito, ad esempio di individuare più rapidamente la dichiarazione di titoli inesistenti da parte di alcuni aspiranti a garanzia di tutte e tutti coloro che, invece, hanno presentato correttamente la loro domanda».

Parlare di caos per la ministra è dunque «infondato, pretestuoso e fuorviante» e significherebbe «ignorare lo sforzo fatto dal personale» e «rinviare la modernizzazione di un sistema che viveva di regole vecchie di venti anni».

Proprio i precari (Comitato Nazionale Docenti Precari) ieri hanno fatto sentire la loro voce con una manifestazione in piazza Montecitorio per chiedere «insegnanti in cattedra a settembre», «apertura in sicurezza» della scuola e per riaffermare, come scritto sui cartelli che avevano appesi al collo, «non sono un docente usa e getta».

Sul fronte della sicurezza una rassicurazione viene dal ministro della Salute Roberto Speranza: l’Italia è «l’unico paese in Europa e nel mondo – ha sostenuto – che metterà a disposizione 11 milioni di mascherine per studenti e personale scolastico» precisando che si tratta di mascherine chirurgiche e ricordando che sono obbligatorie «nei momenti dinamici». ma non quando si è al banco.

Apertura posticipata per gli studenti della Basilicata: per loro, come la maggior parte delle regioni del Sud, il nuovo anno scolastico comincerà il 24 settembre. Decisione ufficializzata dal presidente della Regione Vito Bardi dopo un incontro con i sindacati. Scelta opposta quella del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti che ha deciso di rispondere no all’appello dell’Ordine dei Medici della Liguria che chiedevano un rinvio dell’inizio delle lezioni di 10 giorni.

Altra questione aperta quella dei seggi elettorali nelle scuole. Secondo il virologo Roberto Burioni, non si dovrebbe votare negli istituti: «Che non si sia trovata una soluzione a questo problema è davvero imbarazzante», ha detto. Sulla stessa lunghezza d’onda Forza Italia, anche se «ormai siamo fuori tempo massimo», afferma Mariastella Gelmini. Ed alcuni senatori azzurri chiedono al governo di «disporre test sierologici rapidi per scrutatori, segretari e presidenti di seggio». Non mancano però, anche se sono pochi, i casi in cui ai seggi si è trovata una sistemazione alternativa: ieri è stata la volta di otto Comuni del Trevigiano.