Nuovi prof, il buco nell’acqua della «call veloce»: 3 prof per 5.000 posti in Lazio, 59 per 15 mila in Lombardia

da Corriere della sera

Doveva essere la grande novità nella tornata di assunzioni di quest’anno. Così, almeno, l’aveva raccontata la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. La «call veloce» che da quest’anno avrebbe consentito di riempire le cattedre rimaste scoperte dopo la prima fase di immissioni in ruolo con docenti disponibili a trasferirsi da altre regioni. Il Mef ne ha autorizzate quasi 85 mila per coprire il turnover, cioè i posti liberati da chi è andato in pensione, ma già l’anno scorso meno della metà era andata a buon fine. Da anni infatti soprattutto al Nord e per alcune classi di concorso come matematica italiano e sostegno tutte le graduatorie sono esaurite. E siccome nel frattempo non ci sono stati concorsi, le cose quest’anno sono andate anche peggio. Secondo una stima provvisoria fatta dalla Cisl, le cattedre rimaste scoperte sono più di due su tre.

Un buco nell’acqua

Che la call veloce potesse servire a tappare una falla di simili proporzioni è apparso fin da subito quanto meno irrealistico. Tanto più in piena emergenza Covid: che migliaia di insegnanti precari fossero disponibili, pur di ottenere il posto fisso, ad andare a lavorare lontano da casa con il rischio di ritrovarsi bloccati da nuovi lockdown, appariva già sulla carta alquanto improbabile. Non sorprende che, primi dati alla mano (le domande andavano presentate entro la mezzanotte del 2 settembre), la call veloce si sia risolta in un buco nell’acqua. In Lombardia – dove su quasi 20 mila posti vacanti ne sono stati assegnati solo 5.000 (5.500 i posti scoperti solo per il sostegno!) – di domande da fuori regione ne sono arrivate appena 59. In Lazio di domande ne sono arrivate solo 3 per 5.000 posti. In Piemonte con la call veloce si è messa una pezza al 2,47% delle disponibilità. In Puglia, tradizionale serbatoio di precari – le domande in uscita sono state solo 100. Risultato: ci sono 60 mila posti che avrebbero potuto andare a docenti di ruolo e invece verranno assegnati a dei supplenti. Nonostante le rassicurazioni del ministero, appare sempre più plausibile la cifra record di contratti a termine stimata dai sindacati: 250 mila su circa 800 mila insegnanti. Quasi uno su tre: proprio nell’anno del Covid.