Scuola, il flop dei test sierologici Li ha fatti solo un docente su quattro

da la Repubblica

Michele Bocci

Le Regioni hanno fatto i test sierologici a circa un quarto degli operatori della scuola, ai quali viene offerto gratuitamente l’esame sugli anticorpi del coronavirus in vista della ripresa delle lezioni. I dati arrivano da una decina di realtà locali, dove vivono oltre 45 milioni dei cittadini, cioè tre quarti dei cittadini del Paese. Si tratta di Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia, Liguria, Toscana, Campania, Lazio e Sicilia. In tutto hanno somministrato 365mila test sui circa 1,5 milioni distribuiti a loro distribuiti (il totale nazionale è di 2 milioni). Non è un gran risultato se si considera che il giorno fissato dal ministero alla Salute per chiudere la campagna, iniziata il 24 di agosto, era ieri. Vista la situazione quasi ovunque si va avanti, e si faranno test fino alla prossima settimana.

Va specificato che alcune circostanze alla fine renderanno i numeri un po’ meno peggiori. Intanto molte Regioni hanno già preso appuntamento con i lavoratori della scuola per i prossimi giorni e quindi il numero di esami è destinato a salire a breve. Basta pensare alla Lombardia, dove sono stati fatti 75 mila sierologici su 105 mila prenotati (in tutto i lavoratori della scuola sono 206 mila). Il Lazio è arrivato a circa 30 mila ma ne ha già fissati altri 20 mila (il totale delle persone alle quali fare il test in questa regione sarebbe 120 mila). Altro aspetto da tener presente riguarda i medici di famiglia. L’adesione alla campagna è arrivata da una sola sigla sindacale, anche se la più importante, cioè la Fimmg. Questo fa sì che in molte zone, esempio lampante è quello di Milano dove prevale un altro sindacato, lo Snami, i dottori non facciano test nei loro studi. Dove invece collaborano, svolgono un lavoro che spesso le Regioni non colgono, perché ne rendono conto direttamente a Roma. Così, tra prenotazioni da smaltire e attività svolta negli studi dei medici di famiglia, a fine settimana il 25% potrebbe salire, al 40-45% dei 2 milioni di test acquistati dal commissario straordinario Domenico Arcuri. La copertura non sembra comunque destinata ad essere alta. Oltre alle difficoltà con i medici, già illustrate, c’è da ricordare che molti operatori della scuola non vogliono fare il test. Altri invece si sono mossi tardi, forse perché volevano fare l’analisi più a ridosso dell’inizio dell’anno scolastico, e in effetti in tante regioni si è visto proprio in questi giorni un aumento delle richieste.

Riguardo ai risultati arrivati fino ad ora, nella maggior parte delle regioni si è avuto tra lo 0,5% e l’1,2% dei test sierologici positivi. La Lombardia, dove come noto il coronavirus ha circolato molto più che altrove, è arrivato a 4,8% (3.662 su 74.841), L’Emilia-Romagna al 2,3% (1.158 su 49.208). A chi risulta positivo va poi fatto il tampone per verificare se la malattia è in corso oppure se si è manifestata in passato. Ecco, per avere un’idea di questo ulteriore dato, in Emilia- Romagna i positivi al tampone su quelle oltre mille persone sono stati appena 7.