Precari, salta l’assunzione. Le Regioni ritardano e il Ministero non li salva

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da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – L’ultima defaillance dell’istruzione scolastica costringerà alcune migliaia di precari destinati a una cattedra a rimanere precari ancora per un anno. Il caso “immissioni in ruolo” è l’ultimo birillo caduto di un filotto di errori che partono dai ritardi accumulati in primavera e che oggi si scontano sui banchi, sui docenti, sulle strutture, per approdare alle quarantamila domande annullate sulle Graduatorie online, al fallimento delle chiamate veloci per portare suppenti in altre regioni, ai censimenti degli spazi chiesti a ripetizione a presidi sfiniti.

Le immissioni — che portano al posto fisso da docente — riguardano 84.808 docenti instabili per i quali il ministero delle Finanze ha messo i soldi per le assunzioni a settembre. La ministra Azzolina ha celebrato la conquista in tv, ma presto si è compreso, come ricorda ora la Cgil, che in ruolo sarebbe entrata un’aliquota minima: l’atavica mancanza di corresponsione tra gli studi del docente scelto e le necessità della scuola. Ad oggi sono 22.000 gli “assunti”, un quarto. Di questi, alcune migliaia non saranno stabilizzati subito, ma solo il prossimo anno, perché alcune regioni non hanno fatto in tempo a chiudere le graduatorie entro il 31 agosto e perché il ministero dell’Istruzione ha scelto di non attivare una proroga possibile, grazie al Decreto scuola, fino al 20 settembre.

Il sindacato Gilda indica tra le regioni in ritardo il Piemonte e la Sicilia e si riserva un controllo più capillare. In Piemonte il direttore dell’Ufficio scolastico regionale ha scritto ai candidati al posto fisso: «Vi sarà comunicata l’assegnazione della provincia, ma la relativa immissione in ruolo avrà esclusivamente effetto giuridico dal primo settembre 2020 ed economico dal primo settembre 2021 e quindi non si procederà, come da precedente avviso, alla fase di assegnazione della sede». Significa che i supplenti piemontesi potranno aspirare all’assunzione definitiva solo dal prossimo anno scolastico.

Per quanto riguarda la Sicilia, il direttore dell’Usr, Stefano Suraniti, assicura che lui, in realtà, le graduatorie le ha chiuse il 26 agosto e che, tuttavia, la mancanza di docenti adatti al ruolo nella sua regione è pari a 30 per cento. In Friuli Venezia Giulia la dirigente scolastica parla di nomine mancate solo per poche unità. Rino Di Meglio, segretario della Gilda, dice: «Il decreto scuola approvato il 6 giugno scorso prevedeva la possibilità di procedere con le nomine in ruolo spostando il termine dal 31 agosto al 20 settembre. Peccato, però, che in Viale Trastevere abbiano dimenticato di emanare l’ordinanza con cui si sarebbe resa effettiva la deroga. In conseguenza di questo, diversi Uffici scolastici regionali non possono assegnare le sedi agli insegnanti immessi in ruolo in questi giorni. Tutti i posti che, dunque, risulteranno vacanti saranno coperti con incarichi a tempo determinato. La supplentite continua».

Il ministero all’Istruzione nega la dimenticanza e spiega che la scelta è stata obbligata perché la proroga delle nomine avrebbe messo in crisi una serie di altri atti amministrativi: «Gli strumenti derogatori, se utilizzati, avrebbero fatto slittare le norme di tutto il personale supplente e dell’organico aggiuntivo gettando nel caos le scuole».

La fretta, e i ritardi accumulati, stanno rendendo complicato anche l’arruolamento, in questo anno pieno di difficoltà oggettive e inadeguatezze amministrative. La chiamata veloce, altra innovazione voluta dalla ministra, si è ridotta allo spostamento volontario in un’altra regione di 2.500 docenti. Anche sui numeri, però, i sindacati vogliono approfondire: «A noi risultano 399 chiamate andate a buon fine», dice Maddalena Gissi, segretaria della Cisl scuola.

«Una parte di queste cattedre che adesso non siamo riusciti a dare di ruolo saranno coperte dal prossimo concorso», dice la ministra. Che rivela: «Al momento le richieste dei docenti fragili sono state solo 300». Il vicepresidente della Commissione Cultura del Senato, Francesco Verducci: «Mancano 80 mila titolari di cattedre sul sostegno».