Già partiti corsi di recupero e collegi docenti (ma a distanza)

da Il Sole 24 Ore

di Laura Virli

Lo scorso anno scolastico è stato sconvolto dall’emergenza coronavirus; per questo motivo agli scrutini di giugno, in ossequio a direttive ministeriali, pressoché nessuno ragazzo è stato bocciato, ed è stato spostato all’anno scolastico il 2020-2021 il recupero degli obiettivi di apprendimento non raggiunti dagli studenti. I dirigenti scolastici sono stati chiamati, pertanto, nell’esercizio del potere organizzativo loro riconosciuto dalle vigenti norme, a seguito della delibera del collegio dei docenti, a definire con propri atti le procedure di espletamento delle attività di recupero e integrazione.

I corsi di recupero per Pai e Pia

Agli scrutini di giugno, per ogni studente ammesso alla classe successiva con insufficienze in una o più materie, è stato, previsto un Piano di apprendimento individualizzato (Pai), allegato alla pagella, con l’indicazione, per ciascuna disciplina, degli obiettivi di apprendimento da recuperare il prossimo anno.

Inoltre, per tutti gli studenti di ogni classe è stato predisposto dal consiglio un Piano di integrazione degli apprendimenti (Pia) con i contenuti eventualmente non svolti per ogni disciplina, a causa del rallentamento delle lezioni svolte a distanza, rispetto alla programmazione iniziale.

Le attività ordinarie relative al piano di integrazione degli apprendimenti, e al piano di apprendimento individualizzato, hanno avuto inizio a decorrere dal primo settembre 2020. Ove necessario, proseguiranno per l’intera durata dell’anno scolastico 2020/2021, secondo criteri generali deliberati dal collegio dei docenti. Gli studenti potranno recuperare attraverso l’utilizzo di numerose strategie didattiche che il collegio docenti ha stabilito nelle riunioni che si sono tenute tra giugno e i primi di settembre. Come si svolgeranno questi corsi di recupero? Varie le modalità organizzative.

Qualche scuola ha programmato, già dal 1° settembre, i recuperi utilizzando le frazioni orarie che saranno perse dalla riduzione dell’orario giornaliero annuale in attuazione della flessibilità didattica e organizzativa prevista dall’autonomia scolastica. Ad esempio, se le ore di lezione fossero da cinquanta minuti, i dieci minuti persi, sommati, formano dei pacchetti che possono essere ridati agli studenti sotto forma di attività di recupero svolte dai docenti, prima dell’inizio delle lezioni o nel corso dell’anno. In questo caso i docenti non vengono retribuiti con fondi aggiuntivi perché svolgono le attività all’interno del loro monte orario di servizio. Dalla lettura attenta delle regole ministeriali, ordinanza n. 11 del 16 maggio 2020, si deduce, infatti, che questi interventi di recupero debbano intendersi quale attività didattica ordinaria da collocarsi nell’alveo degli adempimenti contrattuali ordinari correlati alla professione docente e non automaticamente assimilabili ad attività professionali aggiuntive da retribuire con emolumenti di carattere accessorio.

Ciò, come si legge nella nota ministeriale n. nota n.1494 del 26 agosto 2020, vale però, solo per il periodo intercorrente tra il 1 settembre 2020 e l’inizio delle lezioni ordinamentali, come previsto dai calendari regionali.

Qualora non fosse possibile declinare le attività nella modalità dell’ordinaria attività didattica all’interno dell’orario di cattedra spettante al singolo docente e, comunque, qualora le attività di recupero e integrazione dovessero proseguire dopo l’inizio delle lezioni, dovendo ricorrere alla prestazione di ore aggiuntive da parte del docente, i dirigenti scolastici, sulla base della contrattazione integrativa di istituto, attingeranno per il pagamento di tali prestazioni in eccedenza sia alle eventuali economie delle risorse del fondo dell’istituzione scolastica (Fis) riconosciuto per l’anno scolastico 2019-2020, che a quello ordinario 2020-2021. In pratica, qualora i collegi abbiano deliberato attività di recupero pomeridiane a partire dall’inizio delle lezioni, soprattutto nei casi in cui non sono ancora stati completati i protocolli di sicurezza per la prevenzione del contagio, i docenti individuati o resisi disponibili saranno retribuiti extra stipendio mensile qualora abbiano effettuato l’intero orario di cattedra settimanale.

I primi collegi post-Covid

Molte le scuole in cui la scelta organizzativa del dirigente è stata di svolgere ancora le riunioni a distanza, almeno fino al termine dell’emergenza sanitaria prevista per il 15 ottobre 2020. Questo per ragioni di cautela, tenuto conto la responsabilità che ricade sui presidi nel caso di contagio del personale. E soprattutto quando i locali adibiti alle riunioni collegiali non permettono il corretto distanziamento sociale pre contagio. Altri presidi più coraggiosi si sono avventurati in riunioni in presenza, al fine di dare un segnale di ritorno alla normalità, naturalmente sempre nel rispetto delle misure di prevenzione dettate dal Cts.

Ma cosa si sta deliberando in questi giorni? Intanto la scelta del tempo scuola. Trimestri, quadrimestri o pentamestri? Poi il piano delle attività, le modalità di ricevimento delle famiglie, le modalità di svolgimento dei Pia e dei Pai. Uno spazio di discussione importante in seno ai collegi sarà dedicato alla elaborazione della programmazione per l’insegnamento dell’educazione civica, neonata disciplina trasversale, in linea con la legge n. 92/2019.

Saranno oggetto di delibera anche il Piano per la didattica digitale integrata e il piano di formazione annuale. Nelle scuole superiori si metterà anche mano alle linee guida per la scuola-lavoro (Pcto), prevedendo anche attività da svolgere on line. Non si prevede, invece, alcun spazio per delibere su viaggi di istruzione, almeno finché l’emergenza sanitaria non diventerà che un brutto ricordo.