Mattarella a Vo’: «Non ci si può dividere sulla scuola»

da Il Sole 24 Ore

di Lina Palmerini

Il senso del suo discorso e della sua presenza a Vo’ Euganeo, nel giorno in cui si torna ai banchi dopo sei mesi di chiusura ,sta in quell’ultima frase. «Conosco i ritardi e le difficoltà e so bene che vi saranno inevitabili polemiche. So anche che vi sono risorse limitate. Ma un Paese non può dividersi sull’esigenza di sostenere e promuovere la sua scuola». È questo il passaggio in cui Sergio Mattarella cerca di cambiare il clima da ring che si è creato sul ritorno in classe tra maggioranza e opposizione e tra i vari protagonisti, istituzionali e non. «Alla riapertura guarda tutto il Paese e a questo impegno è chiamata la Repubblica, in tutte le sue istituzioni statali: le Regioni, i Comuni: ciascuno ha una parte di sua competenza da svolgere». Dal punto di vista politico, dunque, c’è di nuovo collaborazione istituzionale con il Governo e con la ministra Azzolina. Non si sente, insomma, quell’aria di gelo – come pure alcuni tra le quinte suggeriscono – con il Conte II.

Ma in questo sostegno non c’è alcun tentativo di nascondere quello che non va o potrebbe non andare. E tra i suggerimenti che arrivano al premier e ai suoi ministri, il primo riguarda il Recovery Fund. «La nostra partecipazione al programma Next Generation Eu è una straordinaria opportunità che non possiamo perdere. Un’occasione anche per un vero rilancio della scuola». E poi cerchia in rosso quattro capitoli su cui l’Esecutivo e il ministero sono in ritardo: insegnanti di sostegno, tempo pieno, reclutamento dei professori per la carenza storica di personale dopo anni in cui non sono stati programmati i concorsi necessari, divario digitale. Problemi pratici, su cui il Governo deve dare risposte ma intorno ai quali, secondo Mattarella, deve vivere un mondo di valori, di senso civico, di solidarietà che le scuole devono alimentare. Il simbolo di questi valori per il capo dello Stato oggi è Willy, pestato a morte per aver difeso un amico. «Siamo sconvolti per la sua morte. Il suo volto sorridente resterà come un’icona di amicizia e di solidarietà, che richiama i compiti educativi e formativi della scuola e dell’intera nostra comunità».

E poi ritorna alle fasi in cui è stata presa la decisione più «dolorosa» ma necessaria di chiudere le aule. Una fase di sofferenza per tutti gli alunni ma non tutti hanno pagato allo stesso modo quel distacco. «A subire le conseguenze più pesanti sono stati gli studenti con disabilità. Nella ripartenza, l’attenzione a questi studenti deve essere inderogabile, a cominciare dall’assegnazione degli insegnanti di sostegno». E poi l’altra grande sfida che l’emergenza-Covid ha messo sui banchi è quella tecnologica, fattore nevralgico di uguaglianza. «Hanno sofferto pesanti esclusioni i ragazzi senza computer a casa, quelli che erano privi di spazi sufficienti, coloro che già vivevano una condizione di marginalità. Dobbiamo evitare che il divario digitale diventi una frattura incolmabile. C’è l’urgenza e l’assoluta necessità di disporre della banda larga ovunque nel Paese».

Un tema che è sul tavolo del Conte II così come lo è quello più urgente dei concorsi per colmare i vuoti d’organico. «Da anni è carente un’adeguata programmazione del reclutamento degli insegnanti». Non solo. Serve dare un peso sociale diverso agli insegnanti. «Dobbiamo fare in modo che i migliori laureati abbiano come obiettivo l’insegnamento. Professione di valore e gratificante, che deve riscuotere il dovuto riconoscimento sociale». Infine, ma non ultimo, il problema del tempo pieno. «La riapertura avverrà inevitabilmente con carattere di gradualità ma con l’obiettivo, irrinunciabile, di assicurare il tempo pieno che, per molti alunni e tante famiglie, è strumento di eguaglianza e garanzia di opportunità».