Nella consegna dei banchi priorità alla scuola primaria e alle zone più colpite dal virus

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da Il Sole 24 Ore

di Giovanna Mancini

I primi banchi monoposto, in funzione “anti-Covid” sono stati consegnati a Nembro, Alzano e Codogno il 28 agosto scorso, ovvero i comuni del Bergamasco più colpiti dalla pandemia e il paese del Lodigiano da cui è partita l’emergenza sanitaria, a fine febbraio. Un gesto simbolico (e mediatico) con cui il Commissario alla Scuola Domenica Arcuri ha voluto in parte rispondere alle tante critiche sollevate dal bando emanato a luglio per la fornitura in 17.800 istituti scolastici italiani di scrivanie e sedute progettate per assicurare il distanziamento tra gli alunni nelle classi. Altra tappa simbolica, Vo’ Euganeo, nel Padovano, dove il presidente Sergio Mattarella inaugurerà, il 14 settembre, l’anno scolastico e dove i nuovi banchi sono arrivati venerdì 4 settembre.

Al di là dei simboli e delle polemiche, resta la corsa contro il tempo per consegnare in appena un mese e mezzo 2,5 milioni di scrivanie, quasi altrettante sedie e circa 400mila sedute cosiddette innovative (con le rotelle) ovvero, come ha spiegato lo stesso Arcuri, «dodici volte la produzione nazionale normale». Una missione all’apparenza impossibile – e proprio per questo all’inizio contestata dalle stesse aziende che producono arredi scolastici – anche se il Commissario ha più volte rassicurato i presidi, i sindacati e le famiglie che entro fine ottobre tutti i pezzi saranno consegnati.

I criteri seguiti per predisporre il piano di consegne rispondono a quattro linee di priorità, ha spiegato Arcuri in una lettera indirizzata ai dirigenti scolastici italiani: «Si è ritenuto necessario soddisfare in primo luogo il fabbisogno delle scuole primarie – scrive il Commissario –, in secondo luogo quello dei territori nei quali il contagio è stato ed è attualmente più diffuso. Si è tenuto conto inoltre dell’articolazione del calendario di apertura sul territorio, che va dal 7 al 24 settembre». Infine, si è cercato di riequilibrare le forti differenze di richieste pervenute dalle regioni: in alcuni territori (come Lazio, Campania e Sicilia) il numero di banchi richiesti in rapporto a quello degli studenti di molto superiore (fino ad otto volte) rispetto ad altri e pertanto, precisa Arcuri, «si è dovuto procedere a un bilanciamento nella loro soddisfazione nell’arco temporale di distribuzione, garantendo in ogni caso il completamento entro la fine del mese di ottobre».

Resta da capire chi dovrà produrre tutto questo materiale: al bando hanno partecipato 14 aziende e 11 sono risultate vincitrici ma Arcuri ha preferito attendere i 30 giorni dall’aggiudicazione previsti dal Codice degli appalti per comunicarne i nomi. L’unica informazione resa disponibile da subito è che, tra i vincitori, sette sono italiani (di cui un’Associazione temporanea di imprese, che fa riferimento a FederlegnoArredo) e quattro europei. I primi banchi consegnati sono stati realizzati dalle sette aziende aderenti all’Ati, che tutte assieme sono state incaricate di produrre 500mila pezzi, e dalla veneta Quadrifoglio. Inoltre la vicentina Estel, in partnership con Omp, ha vinto il lotto relativo alle sedute innovative, quelle con le rotelle per intendersi, che tante critiche e qualche ironia hanno suscitato durante l’estate. Su questo è necessaria una precisazione: come spiegano dall’ufficio del Commissario, il bando si è limitato a recepire le richieste provenienti dagli istituti scolastici che, per alcune attività didattiche, hanno ritenuto necessario adottare questi modelli già da tempo in uso ad esempio negli istituti degli Stati Uniti o del Nord Europa. Non sono destinati, dunque, a svolgere versioni di greco e latino con ingombranti dizionari accanto, ma attività laboratoriali o di gruppo a distanza “di sicurezza”. Le richieste dei presidi sono state però principalmente di banchi monoposto, in parte per sostituire le scrivanie biposto diffuse soprattutto nelle regioni del Sud (da qui il maggior fabbisogno espresso nel bando), in parte per sostituire, con tavoli più piccoli, quelli di dimensioni standard attualmente in uso soprattutto al Nord, e assicurare dunque il distanziamento in aula, vista la difficoltà, per la maggior parte delle scuole, di reperire spazi nuovi o più ampi per la didattica.