Test rapidi: il piano del Governo per utilizzarli nelle scuole

da Tuttoscuola

Analizzano la saliva, danno il risultato in 20 minuti e risolverebbero il problema delle quarantene di intere classi, insegnanti e alunni in attesa di conoscere il risultato dei tamponi molecolari. Parliamo dei test rapidi, esami che in pochi minuti danno la possibilità di conoscere se si è positivi al Covid-19 e che il governo, secondo quanto riporta Repubblica, sta pensando di utilizzare nelle scuole.

Il problema a oggi è seguente: non appena un alunno a scuola manifesta anche uno solo dei sintomi del Coronavirus (basta un semplice nasino che cola) viene accompagnato da un adulto in aula isolamento Covid in attesa che i genitori vengano a prenderlo. A questo punto le famiglie devono avvisare il pediatra che farà fare il tampone al minore. Fin qui sembra tutto piuttosto semplice e lineare, se non fosse per il fatto che, in attesa dell’esito del test (dai 3 ai 5 giorni), diverse persone che sono state a contatto con il sospetto Covid restano sospesi mentre aspettano di conoscere se devono essere sottoposti anche loro a tamponi e quarantene.

Il test rapido a scuola semplificherebbe le cose: in soli 20 minuti comunicherebbe se l’alunno sospetto Covid è più o meno positivo al virus. Sia chiaro: il tampone resta comunque fondamentale, ma solo per confermare o meno l’esito del primo esame. Mentre però si aspetta la seconda risposta, il dipartimento avrebbe già avviato  l’indagine epidemiologica e magari anticipato i provvedimenti per le quarantene.

Il Ministero della Salute starebbe già elaborando un piano per portare questi test rapidi nelle scuole, e diverse Regioni avrebbero già scritto protocolli che prevedono l’ingresso negli istituti di medici delle ASL per sottoporli agli alunni con sintomi riconducibili al Coronavirus. 

Martedì scorso il commissario straordinario, Domenico Arcuri, ha parlato con il Cts della possibilità di acquistare circa 5 milioni di questi test rapidi, con l’idea di utilizzarli soprattutto negli aeroporti. Ma il ministro della Salute, Roberto Speranza, vorrebbe utilizzarli anche nelle scuole. Resta un unico scoglio da superare, quello dell’affidabilità. I test rapidi non saperebbero infatti ancora affidabili quanto i tamponi che a livello diagnostico restano lo standard.