Da anni mancano prof specializzati, valzer in cattedra quasi scontato

da Il Sole 24 Ore

di Francesca Lascialfari e Claudio Tucci

C’è un dato nei dati complessivi delle cattedre scoperte che balza agli occhi, e merita un approfondimento a parte. Parliamo degli insegnanti di sostegno, una figura centrale per il processo di apprendimento degli studenti con disabilità, che anche quest’anno, tuttavia, non si trovano in percentuali oramai elevatissime.

Il fenomeno non è nuovo. Negli ultimi tre anni il tasso di scopertura di questi docenti è sempre oscillato tra l’80% e il 90%; e spessissimo queste cattedre poi sono state assegnate in corso d’anno a docenti non specializzati (con ulteriore danno alle esigenze dei ragazzi).

Ormai, ci racconta un dossier ben fatto della Cisl Scuola, il problema riguarda tutti gli ordini di scuola: all’infanzia manca oltre il 50% dell’organico di sostegno; alla primaria si viaggia all’80%; così come alle superiori. Il record, negativo, è alle medie: con oltre il 90% dei posti sul sostegno scoperti.

Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Istruzione, lo scorso anno scolastico, il 2019-2020, le scuole hanno accolto 259.757 studenti con disabilità, con picchi più elevati in Lombardia, Lazio, Campania e Sicilia. Numeri che aumentano di anno in anno. Sempre nel 2019/2020, i posti docenti istituiti sono stati, in totale, 684.880 comuni, e 150.609 di sostegno (questi numeri comprendono sia l’organico dell’autonomia sia l’adeguamento di detto organico alle situazioni di fatto; per il sostegno sono comprese anche le deroghe). Già, le deroghe. Lo scorso anno, dati provvisori, si è partiti con 50.529 cattedre.

Gli effetti delle sentenze

Non stupisce quindi che di fronte a questa fotografia, l’anno scolastico sia ormai tradizionalmente segnato dalle difficoltà delle scuole a garantire la presenza di docenti di sostegno agli studenti con disabilità all’avvio delle lezioni. A pesare sono diversi fattori, amministrativi ma anche giudiziari. L’organico di diritto che, ogni anno, viene comunicato agli istituti al termine dell’anno scolastico precedente è, infatti, del tutto insufficiente a coprire il reale fabbisogno che le istituzioni scolastiche comunicano agli uffici territoriali sulla base del numero di studenti certificati ex legge 104/92 iscritti.

Dopo che nel 2010 la Corte Costituzionale ha dichiarato «l’illegittimità costituzionale dell’art. 2, comma 414, della legge n. 244 del 2007, nella parte in cui esclude la possibilità, già contemplata dalla legge 27 dicembre 1997, n. 449, di assumere insegnanti di sostegno in deroga, in presenza nelle classi di studenti con disabilità grave», in organico di fatto vengono assegnati ulteriori posti, assicurando mediamente 18 ore di sostegno a ciascuno studente diversamente abile in situazione di gravità (ex art.3 comma 3, legge 104/92), 9 ore ai disabili non gravi (ex art. 3 comma 1). Ad anno scolastico avviato, gli uffici scolastici regionali rendono inoltre disponibili ulteriori posti in deroga, utili soprattutto per garantire il diritto al docente di sostegno a quei studenti le cui certificazioni siano giunte alla scuola con ritardo.

Purtroppo la forte discrepanza tra organico di diritto e organico di fatto fa sì che, nelle scuole dove maggiormente si concentrano gli studenti con disabilità, tipicamente, le scuole del primo ciclo e gli istituti professionali, la gran parte dei docenti di sostegno sia assunto a tempo determinato, dunque nominati annualmente dagli Usr o dalle scuole. Le conseguenze di questa disfunzione sono evidenti: gli studenti cambiano spesso figure di riferimento, le scuole faticano a garantire all’avvio delle lezioni un congruo numero di ore di sostegno a ciascun alunno in situazione di handicap.

Il nodo «specializzazione»

La situazione, già di per se complessa, è aggravata poi dalla carenza di supplenti con la specializzazione: spesso le scuole non riescono a reperire un numero sufficiente di docenti con la specializzazione, e ciò avviene nonostante che i corsi per il conseguimento del titolo siano regolarmente organizzati dalle università (semmai, i numeri a bando sono bassi). In concreto, le segreterie si trovano costrette addirittura a ricorrere all’incrocio delle graduatorie delle discipline curricolari per poter reclutare gli insegnanti necessari. Ne consegue che molti docenti ogni anno si affacciano all’insegnamento su posto di sostegno senza una preparazione idonea; le istituzioni scolastiche, da parte loro, provvedono, singolarmente o mediante corsi organizzati dalle reti di ambito o dai poli per l’inclusione, alla loro formazione di base sul tema della disabilità. Ma è un lavoro, enorme, specie in questi giorni dove presidi e personale scolastico sono alle prese con la valanga di urgenze da sbrigare per far entrare in sicurezza a scuola milioni di studenti.

A testimonianza dell’entità, e della gravità, che il fenomeno ha ormai raggiunto ci sono anche i numeri della call veloce: molte domande dei docenti (per conquistare il ruolo, spostandosi da casa) sono arrivate in Emilia Romagna e soprattutto sul sostegno, proprio a causa delle percentuali elevatissime di cattedre scoperte. Una criticità ben nota a Viale Trastevere: come si ricorderà infatti tra i primissimi atti dei neo ministri Lucia Azzolina e Gaetano Manfredi, a pochi giorni dal loro insediamento, c’è stato proprio l’avvio di un nuovo corso di abilitazione, Tfa, per quasi 20mila posti sul sostengo, 19.585 per la precisione. I nuovi docenti così abilitati saranno pronti per arrivare nelle cattedre, però non prima del prossimo anno scolastico.