A scuola cattedre ancora vuote

da la Repubblica

Salvo Intravaia

Alunni in classe da quasi due settimane e migliaia di supplenti ancora in attesa della nomina. E’ questo il leitmotiv di questi primi giorni di scuola del dopo Covid. In moltissime classi, sparse per l’Italia, bambini e studenti non hanno ancora conosciuto tutti i loro insegnanti. Una storia che si ripete ormai da anni e che il governo Conte, attraverso la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, si era impegnata a non ripetere. Al punto, per le immissioni in ruolo, da lanciare la call veloce: un nuovo meccanismo che avrebbe dovuto consentire la copertura dei tantissimi posti rimasti liberi lo scorso anno per carenza di candidati. Ma l’esperimento è stato fallimentare. E i sindacati attaccano la Azzolina per non essere intervenuta tempestivamente.

Sulle supplenze che devono completare il puzzle degli organici della scuola, i numeri raccontano una realtà molto diversa da quella immaginata qualche mese fa. Scorrendo gli elenchi pubblicati nei siti degli uffici scolastici provinciali (gli ex provveditorati agli studi) si scopre che ancora tantissime cattedre attendono un docente. A Milano e provincia mancano quasi mille e 500 docenti solo alla secondaria di secondo grado: 93 di Scienze motorie, 89 di Scienze naturali e 83 di Scienze giuridiche e economiche, solo per fare qualche esempio. Mancano all’appello diversi docenti di Matematica, di Fisica e di Italiano.

Tra mascherine, banchi monoposto che arrivano a destinazione col contagocce e scuole in cerca di spazi per garantire il distanziamento fisico che scongiuri un nuovo lockdown, la situazione è già difficile. E se aggiungiamo il ritardo nella nomina dei supplenti la situazione si fa ingestibile per i dirigenti scolastici che non sanno più a quale santo rivolgersi. Nella Capitale e dintorni mancano ancora docenti di materie che le famiglie percepiscono come fondamentali: Italiano e Matematica. E alle medie si devono nominare ancora 457 docenti di Educazione artistica. Nel napoletano, dove le lezioni inizieranno domani, sono ancora vacanti 123 cattedre di scuola primaria. Calcolare quanti degli oltre 200mila supplenti di quest’anno attendono di firmare un contratto non è operazione semplice. Secondo i sindacati potremmo essere al di sotto del 50%.

Secondo Pino Turi, a capo della Uil scuola, “il 30/40% dei supplenti è ancora da nominare”. Il motivo? “I tantissimi errori contenuti nelle nuove Graduatorie provinciali dei supplenti che gli uffici cercano di correggere in corsa”. Meno ottimista Rino Di Meglio, della Gilda degli insegnanti. “La situazione è a macchia di leopardo – spiega – ma solo qualche provincia piccola ha concluso le nomine. Credo che solo il 30/35% dei posti siano stati assegnati”. Un primo bilancio, quello sulle immissioni in ruolo, è già possibile. A fornire i dati lo stesso ministero dell’Istruzione: su 84.808 posti disponibili sono stati nominati appena 19.294 nuovi insegnanti, meno del 23%. E il fenomeno è presente anche al Sud, da sempre serbatoio di precari per la scuola italiana.

Perché nelle liste ufficiali dalle quali si può attingere per le immissioni in ruolo (Graduatorie provinciali ad esaurimento, Graduatorie dei concorsi e call veloce) sono presenti sempre meno candidati. Per riempire i vuoti in organico delle 65mila cattedre rimaste libere dopo le immissioni in ruolo e di quelle libere per un solo anno, che i sindacati stimano in oltre 200mila, occorre attingere dalle nuove graduatorie provinciali dei supplenti (Gps). Ma anche in questo caso la situazione si presenta difficile perché le operazioni fatte in tutta fretta hanno prodotto una quantità considerevole di errori e un contenzioso all’orizzonte non indifferente. A spiegare i motivi di questo avvio d’anno così in salita è Manuele Pascarella, della Flc Cgil nazionale.

“Tutto – spiega la sindacalista – è dovuto ai ritardi con cui il ministero ha avviato l’aggiornamento delle Gps e la loro conversione in digitale. A marzo – racconta – la ministra Azzolina annuncia che l’aggiornamento delle graduatorie sarebbe slittato di un anno e si scatena la protesta di coloro, perlopiù laureati, che attendevano di inserirsi in lista. Da questa protesta – continua – arriva la marcia indietro: agli inizi di giugno, nel decreto scuola viene inserito in corsa l’aggiornamento telematico delle graduatorie e dopo un mese, il 10 luglio, arriva l’ordinanza ministeriale che lancia la procedura informatizzata. Troppo tardi. In soli 15 giorni a disposizione i precari inviano 700mila domande. E i ritardi di oggi – conclude – sono figli di quelle lungaggini”.