Report, si ritorna a parlare di “pillole del sapere”

da Tecnica della Scuola

Report, si ritorna a parlare di “pillole del sapere”
di Lucio Ficara
Secondo la tradizione del miglior giornalismo d’inchiesta, Report torna alla carica, confezionando una nuova trasmissione sul presunto scandalo delle “pillole del sapere”, acquistate a peso d’oro dal Miur
Ricordiamo che le pillole del sapere sono, secondo quanto sostiene il reportage della Gabanelli, video di soli 3 minuti, e non di 13 minuti come invece sostenuto dal direttore generale del Miur dott. Giovanni Biondi, comprati da una commissione mista Miur-Ansas alla bella cifra di 39 mila euro l’uno.
Ma quanto valgono realmente le pillole del sapere? Questo verrà accertato insieme a tutte le responsabilità del caso da alcuni esperti indipendenti che accerteranno il valore commerciale reale delle pillole e ci sarà una commissione di esperti che valuterà l’adeguatezza dei contenuti didattici. Inoltre è stata istituita una commissione per valutare la validità della trasparenza amministrativa e contabile.
La vicenda ha ovviamente indignato l’opinione pubblica principalmente dal lato etico. Il fatto che al ministero dell’istruzione mentre con una mano, si usa il machete per tagliare, attraverso i risparmi di spesa, centinaia di milioni per i prossimi anni, mentre con l’altra mano si elargiscono molti soldi per acquistare prodotti, che possiamo definire, con un eufemismo, discutibili, è motivo di una certa indignazione pubblica.
Alcune testimonianze di dipendenti che hanno realizzato per la Sbressa molte delle 12 pillole acquistate dal Miur, asseriscono che erano pronte centinaia di altre pillole da destinare al Miur, che con una silente complicità le avrebbe acquistate. Lo scandalo si fa ancora più evidente, scoprendo che il Miur avrebbe potuto fruire gratuitamente di equivalenti pillole denominate “pillole della conoscenza”.
Infatti Report svela un retroscena che fino ad ora era sconosciuto e che ci fa porre alcune domande. Qual è questo retroscena? Un professore esperto d’informatica aveva realizzato con un gruppo di studenti di una scuola di Pomigliano d’Arco delle “pillole della conoscenza” e le aveva offerte gratuitamente al Miur, tutto questo prima del tavolo di esperti, che avrebbe deciso di acquistare le pillole della Sbressa.
Il professore aveva solo chiesto pochi euro per farle veicolare tra le scuole, ma dal Miur è arrivato un perentorio : “ non ci sono soldi da spendere”. Se questo fosse vero, perché il MIur ha trovato i soldi per la Sbressa? Non è che i soldi del Miur sono serviti per sanare le difficoltà finanziarie della società diretta dalla Signora Sbressa, moglie del dirigente di mediaset Ambrogetti?
Per capire cosa si nasconde dietro questo groviglio di insinuazioni, causate da una scarsa trasparenza amministrativa, consigliamo di non perdere la prossima puntata di Report, che sicuramente sarà piena di altre scandalose sorprese.