Partenza, ripartenza e paure da contagio

Partenza, ripartenza, misure di sicurezza e paure da contagio – COVID 19

di Bruno Lorenzo Castrovinci

Dopo le prime settimane di scuola, in piena emergenza sanitaria, si possono tirare le prime somme di come sta andando, delle misure messe in atto che hanno funzionato, di quello che mancano e di quello che si può ancora fare.

La prima cosa che si evidenzia, indubbiamente è il ritardo nella consegna dei banchi, molte scuole ancora non sono state fornite, e le sistemazioni precarie con la mascherina da parte degli studenti è insostenibile, alcuni pur di mantenere il distanziamento hanno lasciato solo le sedie, ma le condizioni in generale non sono ottimali e rendono difficile lo svolgimento delle attività didattiche.

Il gel e le mascherine, sono invece state consegnate, puntualmente e con regolarità, da parte del Commissario Straordinario, buoni i piani predisposti dalle scuole per garantire la distanza di un metro, con segnaletica adeguata e percorsi facili da individuare e seguire.

Carente invece la dotazione organica di personale ATA, la pulizia approfondita con le dotazioni date alle scuole, è impossibile o quasi, al massimo si riesce a fare l’ordinario, nell’assegnazione delle risorse bisogna tener conto che non si tratta di macchine ma di esseri umani e molti non sono particolarmente efficienti nello svolgimento delle mansioni, per limiti dovuti a patologie e disabilità personali, o semplicemente perché ormai avanti con l’età.

Assistenti tecnici, al primo ciclo o in generale, le procedure di reclutamento non consentono di reclutare persone con adeguate competenze allineate con l’emergenza sanitaria in corso, la tecnologia si sa è in costante aggiornamento e necessità di persone che facciano altrettanto.

Annosa questione, il ministero investe in tecnologia, poi nelle scuole non trova il personale all’altezza di poterla utilizzare e non ci sono le risorse per poter attingere ad esperti esterni, risultato finale, tantissimi dispositivi che rimangono inutilizzati e che diventano obsoleti senza mai essere usciti dalla loro scatola.

Organico aggiuntivo COVID, nato per sopperire alle difficoltà a reperire spazi da parte degli enti locali, indubbiamente una misura che funziona, anche se rimane il nodo delle assenze temporanee e delle sostituzioni, con procedure di reclutamento che per quanto siano state ottimizzate ancora non consentono di avere supplenti immediatamente disponibili nella prima giornata di assenza del titolare.

Se nella scuola primaria e secondaria, le misure messe in atto, hanno tranquillizzato le famiglie, e tutto funziona regolarmente, con protocolli chiari, aule Covid, e sistemi di contenimento efficienti, la scuola dell’infanzia presenta criticità non risolte che rendono le famiglie preoccupate.

Questo accade indubbiamente per l’età dei piccoli, per la paura di separazione dei genitori, ma soprattutto anche per parametri di dimensionamento degli spazi non chiari, e allo stesso tempo, misure di sicurezza che non potranno mai garantire un distanziamento sociale efficace, tenuto conto della naturale vivacità dei bambini.

Se poi a questo aggiungiamo i gruppi WhatsApp dei genitori, dove si scrive di tutto e di più, basta un genitore particolarmente ansioso a determinare il panico di tutti gli altri.

Eppure la scuola dell’infanzia, ha la frequenza libera, i bambini sono i soggetti meno esposti al virus, ci dovrebbe essere una piena fiducia dei genitori, a lasciare i propri figli, invece ogni dubbio diventa una preoccupazione, e si diventa tutti ipocondriaci, nonostante le campagne d’informazione attuate dalle scuole e dal ministero.

Una confusione alimentata indubbiamente da un continuo proliferare di norme e documenti, da parte dello stato centrale, del comitato tecnico scientifico e dalle Regioni, con la grande cassa di risonanza dei media.

Cosa ha funzionato? Indubbiamente le maggiori risorse destinate, peccato che in alcune scuole sono arrivati i DSGA di nuova nomina, impreparati a svolgere gli acquisti su MEPA o ad aderire alle convenzioni CONSIP, ma anche a prendere confidenza con gli applicativi di bilancio e i software di segreteria.

Sarebbe stato meglio avere delle scuole polo, attivare quelle centrali di committenza, mai partite, o migliorare quella che già c’è, ovvero Acquisti in rete.

Il mercato elettronico in rete ormai si è evoluto, l’eCommercecome Amazon ed Ebay consentono l’acquisto di beni e servizi, con pochi clic.

Invece nella pubblica amministrazione per poter comprare un semplice oggetto, occorrono procedure macchinose, con determine chilometriche (Quaderno n.1), gestione su MEPA complicata, a volte manca la foto e le descrizioni tecniche del bene o servizio d’acquistare, altre volte i venditori inseriscono beni civetta per attirare gli acquirenti e poi proporre altro.

Pertanto procedure lente macchinose, con scuole in sofferenza perché non riescono ad approvvigionarsi in modo adeguato, se a questo aggiungiamo personale di segreteria prossimo alla pensione e a volte inadeguato per patologie o semplicemente limiti personali, abbiamo un quadro dei limiti amministrativi della scuola italiana.

Le più fortunate si salvano grazie al lavoro di pochi, docenti e personale ATA preparati e volenterosi, altre per avere dei Dirigenti Scolastici, particolarmente capaci e disposti a tutto pur di fare funzionare la scuola, spesso con orari impossibili, carichi di lavoro non indifferenti, nel migliore dei casi svolto in condizioni non sempre favorevoli in quanto i conflitti tra le risorse umane sono sempre presenti e occorre tanto tempo da dedicare alle relazioni che invece purtroppo non c’è.

Se a questo aggiungiamo i rapporti con gli enti locali, con le famiglie, con le difficoltà di gestione di alcuni plessi periferici e lontani, allora questa figura del Dirigente si ritrova sovraccaricato ed a rischio di Burnout.

La scuola è ripartita certo, ma naviga a vista, con tante incertezze, in un mare tempestoso alimentato dalle ansie delle famiglie soprattutto di quelle con figli in fase di prima scolarizzazione, la Didattica a Distanza, un miraggio di salvezza, per le scuole di secondo grado per loro una soluzione a molte criticità, preclusa per legge alle scuole del primo ciclo che quindi non possono contare su di essa per risolvere i problemi che inevitabilmente si presentano.

Cosa manca? Indubbiamente altre risorse, ma soprattutto investimenti e riduzione della burocrazia, semplificare, alleggerire gli adempimenti, solo in questo modo sarà possibile ricondurre alla serenità un sistema scolastico ormai fortemente sovraccaricato da adempimenti formali, che stenta a funzionare in periodi ordinari, e che inevitabilmente soffre a causa dell’emergenza in atto.