I tirocini all’estero, la grande opportunità (per ora bloccata) dei ragazzi con la sindrome di Down

I tirocini all’estero, la grande opportunità (per ora bloccata) dei ragazzi con la sindrome di Down

InVisibili Blog del 05/10/2020

“Lavorando per lavorare” non è un semplice gioco di parole, ma è il nome dell’ambizioso progetto promosso dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), per promuovere stage lavorativi all’estero nel settore alberghiero per ragazzi con la Sindrome di Down. Ormai non suscita più scalpore entrare in un ristorante o in un albergo e imbatterci in qualcuno del personale con la Sindrome di Down. Anche la Rai ha proposto il docufilm “Hotel 6 stelle”, che racconta l’esperienza di un gruppo di giovani Down durante uno stage in un grande albergo di Roma.

Nella realtà, invece, i tirocini organizzati dall’AIPD vengono svolti a Barcellona, città scelta non casualmente. Lo spagnolo è una lingua molto simile all’italiano, quindi la comunicazione è sicuramente agevolata, anche grazie al fatto che in entrambi i modi di esprimersi si fa un largo uso della gestualità. In particolare, l’associazione ha scelto Barcellona per far fare gli stage e pernottare i tirocinanti perché ha individuato e avviato una collaborazione con l’Ostello Inout dell’Associazione Icaria Iniciatives Social, struttura in cui già da diverso tempo lavorano persone con disabilità.

I soggiorni all’estero sono stati concepiti per aiutare i ragazzi con la Sindrome di Down a diventare persone adulte responsabili. Per questo durante gli stage gli viene chiesto di portare a termine precisi compiti assegnati da un’equipe competente e multidisciplinare. Inoltre, la permanenza a Barcellona per tre settimane, durata standard degli stage, li costringe a stare lontano dalla famiglia, e quindi è una grande opportunità di crescita personale.

Anche se il progetto “Lavorando per lavorare” si può considerare nuovo perché è stato finanziato da poco tempo dalla Unione Europea, è dal 2007 che si occupa di tirocini di persone con la sindrome di Down. In questi anni circa un centinaio di ragazzi sono andati all’estero per fare uno stage lavorativo. Purtroppo, a causa dell’emergenza Covid i tirocini sono stati interrotti, ma la volontà di proseguire e sviluppare il percorso avviato è resta intatta.

“Siamo preoccupati, ma fiduciosi – dichiara Anna Contardi, Coordinatrice nazionale Associazione Italiana Persone Down onlus – Sicuramente la crisi del settore accoglienza renderà più difficili i prossimi inserimenti, l’avvio di molti tirocini programmati è stato per ora sospeso, ma dall’altra parte siamo molto contenti che la maggior parte delle persone che avevano un contratto di lavoro siano già tornati a lavorare. Questo ci dimostra che le aziende che si sono confrontate con questi lavoratori hanno capito che loro possono essere una reale risorsa. Ci auguriamo per tutti che la situazione del mercato del lavoro si riprenda rapidamente”.

Le parole della Contardi non sono una chimera, ma la reale volontà di proseguire e di ampliare i tirocini all’estero. Infatti, l’AIPD è una delle organizzazioni capofila del “Valueable”, progetto europeo per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità intellettiva nel settore alberghiero. Più specificatamente, “Valueable –handing opportunities” è una certificazione internazionale destinata alle aziende del turismo che danno un’opportunità di sviluppo professionale a soggetti con problemi intellettivi. Valueable ha, inoltre, lo scopo di far capire alle aziende del settore turistico che l’assunzione di persone con la Sindrome di Down è molto conveniente sotto vari punti di vista. Economicamente è un vantaggio perché in Italia vige una legge per cui alle aziende viene rimborsato il 70% della retribuzione lorda imponibile per 5 anni di ogni dipendente. Parecchie testimonianze di datori di lavoro “con marchio Valueable” danno prova di come i lavoratori con la Sindrome Down siano alquanto affidabili e costanti, in quanto per gli stessi il lavoro ha un valore molto alto, che va ben oltre la valenza contrattuale. Oltre a essere una garanzia per la produttività, gli stessi dipendenti hanno un’influenza positiva sull’intero gruppo, rendendolo più affiatato e collaborativo e meno conflittuale.

di Anna Maria Gioria