Della valutazione e dintorni

Della valutazione e dintorni

di Maurizio Tiriticco

L’Associazione Nazionale Dirigenti Scolastici, ANDiS, ha organizzato per il pomeriggio del prossimo 7 ottobre un evento dal titolo: “Valutare per formare – formare per valutare – oltre la logica del numero”. Sarà relatore Roberto Fornero. Come non essere d’accordo con una iniziativa del genere? Però! Sollevo qualche perplessità. Devo osservare che il titolo mi sembra un po’ impasticciato! Mi perdonino gli amici Paolino e Roberto, ma in una materia così complessa, quale quella richiamata dal titolo dell’iniziativa, occorre un’estrema chiarezza, fin dal titolo! Pertanto, ritengo opportuno avanzare alcune considerazioni.

Caro Paolino! Il titolo che tu e Roberto avete adottato per l’incontro che avete promosso e rivolto a dirigenti scolastici ed insegnanti non mi convince! Mi spiego ed entro nel merito. La prestazione di un alunno – orale, scritta, pratica – prima SI MISURA: cioè, per farla breve, “si fa la conta degli errori”. Attenzione! Va sempre considerato che due errori commessi in un compito di qualche riga non possono equipararsi a due errori commessi in un compito di dieci o più pagine. Il numero è eguale, ma i contesti a cui si riferisce sono ben diversi. Per questa ragione, alla prima operazione misurativa deve seguire quella valutativa.

E, quando si VALUTA, si devono considerare, oltre agli errori già rilevati, altre variabili. Ad esempio: Antonio, che è sempre “bravo”, ha commesso tanti errori! Come mai? Forse perché quel giorno non si sentiva bene. Oppure: Giuseppe, che è un “gran somarello”, ha superato la prova: probabilmente avrà copiato; o accidentalmente ci ha azzeccato! Sono due casi estremi che, quindi, vanno VALUTATI diversamente. E ancora! E’ bene ricordare che qualche anno fa abbiamo aggiunto una terza operazione valutativa: la CERTIFICAZIONE!

Cito per intero il comma 2 dell’art. 1 del dpr 275/99: “L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di EDUCAZIONE, FORMAZIONE e ISTRUZIONE mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di INSEGNAMENTO e di APPRENDIMENTO” (le maiuscole sono mie).

In tale contesto/scenario occorre sottolineare che: a) l’ISTRUZIONE attiene alla conoscenza/padronanza che un alunno/persona in ordine a una data disciplina/materia; b) la FORMAZIONE riguarda un corretto sviluppo/crescita dell’alunno in quanto persona che opera; c) l’EDUCAZIONE implica dati valori e riguarda un corretto sviluppo/crescita della persona in quanto soggetto che costruisce positive e produttive relazioni con altri soggetti, in quanto anche cittadino della nostra Repubblica democratica. Pertanto, le tre parole/concetti relativi all’EDUCARE, al FORMARE e all’ISTRUIRE rinviano a concrete operazioni. Ecco un esempio banale: Pierino acquista un quotidiano: dà una banconota da 10 euro e controlla se il resto è corretto: CONOSCE (esito dell’ISTRUZIONE) l’operazione aritmetica ed è ABILE nell’applicarla (esito della FORMAZIONE); poi al termine degli studi diventa un geometra ed esegue calcoli complessi: è COMPETENTE (esito dell’EDUCAZIONE). Lo specchietto che segue indica i legami orizzontali e verticali che corrono tra date OPERAZIONI e relativi OGGETTI.

A questo punto mi sembra necessaria un’annotazione finale. Non a caso Mussolini con Giuseppe Bottai trasformò il MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE in MINISTERO DELL’EDUCAZIONE NAZIONALE. Il fatto è che in democrazia lo Stato insiste in primo luogo sull’ISTRUZIONE; in una dittatura lo Stato insiste in primo luogo sull’EDUCAZIONE. Nella scuola che ho frequentato io da adolescente, in primo luogo veniva considerata e sollecitata la mia adesione al regime fascista. Quante volte, ad ogni inizio di anno scolastico o di festa nazionale ho recitato questo giuramento, che so ancora a memoria: “Nel nome di Dio e dell’Italia, giuro di eseguire senza discutere gli ordini del Duce e di servire con tutte le mie forze e se è necessario col mio sangue la causa della Rivoluzione Fascista”. Confesso che poi sono stato uno spergiuro!

Ma qui mi taccio! E vi auguro un buon lavoro!