La Dimensione Internazionale dell’Educazione Civica

Oggi la diretta online con il Ministero dell’Istruzione per presentare il rapporto dell’Osservatorio

RICERCA FONDAZIONE INTERCULTURA/IPSOS

IN EPOCA COVID LA TOTALITÀ DI PRESIDI E STUDENTI (97% E 93%) CONSIDERA L’EDUCAZIONE CIVICA UNA LEVA PER FORMARE CITTADINI GLOBALI

12 ore richieste dagli studenti per l’insegnamento delle tematiche legate alla dimensione internazionale e per poter sviluppare competenze interculturali e globali. Dai Presidi la richiesta per introdurre un’offerta formativa “curriculare” volta all’internazionalizzazione

“I benefici di un’esperienza interculturale durante gli anni delle Superiori sono sempre più evidenti.

Il tema della  internazionalizzazione è fra quello che affronteremo con le risorse del Recovery Fund”

Con lo scoppio della pandemia il mondo si è scoperto realmente interconnesso. Altro che muri: siamo tutti legati a livello economico, sanitario, ambientale, culturale, al di là dei confini geografici tracciati dall’uomo.  Come imparare dunque a saper vivere insieme? La scuola riveste sicuramente un ruolo chiave nell’educazione alla cittadinanza globale delle giovani generazioni. Quale contributo concreto potrebbe dare l’insegnamento trasversale dell’educazione civica a partire dall’anno scolastico 2020/2021 (introdotto dalla legge 20 agosto 2019, n. 92)?  Quanto tempo sarà dedicato ai temi europei e internazionali?  Che importanza viene attribuita oggi a questa dimensione da Presidi, insegnanti, studenti?  Gli studenti saranno stimolati ad aprirsi al mondo e vivere in una società interculturale e globalizzata?  Oggi l’apertura delle scuole all’internazionalità è diventata una priorità e l’insegnamento dell’educazione civica rappresenta una grande opportunità: l’obiettivo è la formazione di cittadini responsabili e attivi ed i contenuti educativi sono molteplici e variegati.

Per poter inquadrare lo scenario attuale e futuro, la Fondazione Intercultura presenta oggi in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, i dati del XXII rapporto dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca (www.scuoleinternazionali.org), dedicato alla dimensione internazionale dell’educazione civica, con focus particolare su quanto avviene nelle scuole secondarie di secondo grado.

Così Roberto Ruffino, Segretario Generale della Fondazione Intercultura “L’apertura delle scuole al mondo è diventata una priorità e l’insegnamento dell’educazione civica rappresenta una grande opportunità: l’obiettivo è la formazione di cittadini responsabili e attivi in un mondo che si è scoperto unito dalla tragedia derivante dallo scoppio e il propagarsi della pandemia. Una pandemia che ci sta aiutando a comprendere l’interconnessione che esiste sul nostro pianeta: non c’è muro che tenga, come essere umani siamo gli uni collegati agli altri”.

A partire dalle 15 interverranno alla diretta online Nando Pagnoncelli (IPSOS), che ha curato la realizzazione tecnica della ricerca, il Capo Dipartimento del Ministero dell’Istruzione Max Bruschi, Maria Chiara Pettenati (ASVIS e INDIRE) e Antonello Giannelli (ANP).

IL VIDEO INTERVENTO DELLA MINISTRA LUCIA AZZOLINA

L’evento si aprirà con il video intervento della Ministra Lucia Azzolina che illustra l’importanza delle esperienze di mobilità individuale per studenti adolescenti e che Intercultura da oltre 65 anni promuove anche attraverso un’ampia offerta di borse di studio: “Voglio ringraziare Intercultura per l’impegno che da anni mette nell’offrire ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze di fare un pezzo del loro percorso di studio all’estero.Il tema della  internazionalizzazione è fra quello che affronteremo con le risorse del Recovery Fund, come ho anticipato anche in Parlamento. I benefici di un’esperienza interculturale durante gli anni delle Superiori sono infatti sempre più evidenti: non si apprende solo una nuova lingua, ma si sviluppano anche quelle competenze trasversali che il mondo della Scuola ha imparato a riconoscere e a considerare fondamentali come il problem solving, l’autonomia di giudizio, l’indipendenza, la capacità di sapersi muovere in contesti nuovi, l’apertura verso l’altro. Si tratta di esperienze che permettono agli studenti di prendere coscienza del proprio ruolo nella società come cittadini attivi e consapevoli. Insieme possiamo fare un grande lavoro per i nostri studenti per aprire il loro sguardo verso il mondo. L’emergenza sanitaria ci pone oggi inevitabilmente  dei limiti, ma dobbiamo guardare oltre e farci trovare preparati quando sarà superata . Dobbiamo lavorare oggi per una scuola più aperta, capace di guardare oltre i propri confini, capace di dare strumenti nuovi ai nostri ragazzi“.

PRESIDI E STUDENTI TOTALMENTE FAVOREVOLI VERSO L’EDUCAZIONE CIVICA

Dal rapporto emerge[1] che il 97% dei Dirigenti scolastici riconosce il valore dell’insegnamento dell’Educazione Civica nelle scuole italiane, con l’obiettivodi formare cittadini consapevoli, ovvero mentalmente aperti verso l’altro (34%), migliorare il senso civico e la convivenza civile (29%) e  diffondere la conoscenza della Costituzione (19%). Anche per quanto riguarda gli studenti, la quasi totalità (93%) riconosce il valore della materia.

La sensazione, soprattutto per quanto riguarda gli studenti, è che i ragazzi vivano il concetto di cittadinanza in senso utilitaristico, indotti più da una dimensione individualista, dove il bene particolare prevale su quello collettivo, anche se negli ultimi tempi ci sono segnali incoraggianti di partecipazione, ad esempio l’adesione alle manifestazioni dei Fridays for Future. Emergono tuttavia tra i giovani segnali interessanti: tra i valori ritenuti principali, emergono il rispetto degli altri e il senso di responsabilità, mentre rimane nelle retrovie il senso attivo di appartenenza alla collettività. Per i ragazzi essere cittadini significa: rispettare gli altri (a prescindere da genere, etnia, etc.) (49%); conoscere i propri diritti e doveri come cittadino, futuro elettore (46%); valutare le conseguenze delle proprie azioni (41%). Rimane sullo sfondo (citato dal 27%) il concetto secondo il quale essere cittadini significa anche essere aggiornati su scala nazionale e globale, seguendo il dibattito politico.

TRA IL VECCHIO INSEGNAMENTO DI CITTADINANZA E COSTITUZIONE E LA NUOVA EDUCAZIONE CIVICA

In previsione dell’introduzione effettiva del ciclo triennale di Educazione Civica, Presidi e ragazzi auspicano quindi una maggiore rilevanza rispetto al modo con cui è stato trattato l’insegnamento della precedente materia “Cittadinanza e Costituzione”, che ha giocato un ruolo marginale all’interno della proposta scolastica negli scorsi anni, ulteriormente aggravato nell’a.s. 19-20 a causa dell’emergenza Covid-19. Considerato come una materia “Cenerentola”, ha rischiato di essere poco efficace, perché rimasto ai margini degli interessi della scuola, non integrato all’interno della didattica e ambizioso negli intenti, ma ritenuto modesto negli effetti: un calderone dove inserire ogni tipo di contenuto, con l’effetto di diluirne la valenza educativa. Tuttavia l’80% dei Dirigenti Scolastici dice di aver attivato la materia in almeno una classe: tra questi il 46% in  tutte le classi e un contenuto 10% solo in alcune classi pilota. Gli studenti, dal canto loro, pur confermando le affermazioni dei Presidi, offrono dati più bassi, perché possono portare solo la testimonianza della propria classe, non avendo una visione d’insieme, a livello di istituto: il 57% dichiara di aver ricevuto l’insegnamento di questa materia.

Venendo al nuovo insegnamento dell’Educazione Civica vi viene perciò attribuito un valore forte perché rappresenta la leva per far vivere tra i giovani la consapevolezza di essere parte di una comunità globale in quanto strumento abilitante di un atteggiamento aperto nei confronti del mondo, nonché fonte di opportunità per il proprio futuro. I Dirigenti Scolastici intravedono prospettive interessanti non solo per questo anno scolastico, ma anche per il futuro: Il 78% lo giudica molto o abbastanza positivo (solo il 13% poco o per niente). Per quanto riguarda gli studenti l’interesse dichiarato è buono (voto medio 7,2 su scala 1-10) perché questa nuova materia consente di affrontare importanti tematiche di attualità e di migliorare il proprio senso civico (il 51% esprime un voto da 8 a 10).

In concreto che argomenti verranno trattati in particolare secondo i Presidi? Costituzione italiana (valutato come fondamentale dal 48%), l’educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile (39%), l’educazione alla legalità (23%) e l’educazione interculturale e alla cittadinanza globale (15%).

Permangono tuttavia forti incertezze: secondo i Dirigenti Scolastici si rischia di non avere spazi adeguati in termini di numero di ore (29%) e si teme che manchi un progetto di formazione adeguato per i docenti (24%), tenuto anche conto delle difficoltà a livello organizzativo dovute all’approccio multidisciplinare (27%). Tra gli studenti, il 26% (voti 1-6) che non ritiene questa materia interessante, adduce motivazioni funzionali e gestionali: teme un aggravio della mole di studio (44%), ritiene che altre materie siano più importanti (32%) e il 29% suggerisce di adottarlo come insegnamento facoltativo.

Le attese dei ragazzi sono ancor più ambiziose e composite, perché durante le lezioni di Educazione Civica vorrebbero: affrontare a scuola i grandi temi del mondo contemporaneo (51%); inculcare il senso civico non ancora molto sviluppato tra i giovani (43%); apprendere i valori base della convivenza e della democrazia (38%)

In ogni caso la nuova materia rappresenta uno stimolo alla modernizzazione della scuola italiana: una giusta palestra per sperimentare un metodo di insegnamento di tipo esperienziale che vada al di là del tradizionale approccio frontale, con l’auspicio di confronti e dibattiti con esperti (richiesto dal 64% dei Presidi), lavori di gruppo (48%) e uscite didattiche (45%).

LA DIMENSIONE INTERNAZIONALE DELL’EDUCAZIONE CIVICA: UN MUST PIU’ CHE UN’OPPORTUNITA’

All’interno di questo percorso viene attribuito un ruolo strategico alla DIMENSIONE INTERNAZIONALE del nuovo insegnamento: (prioritario o importante per l’84% dei Presidi e per il 64% degli studenti, soprattutto tra chi ha già fatto esperienze di studio all’estero). L’obiettivo, ambizioso, è quello di trasmettere – a detta dei Dirigenti Scolastici – l’appartenenza a una comunità globale (40%) e il confronto e il dialogo con culture diverse (24%), prima ancora di obiettivi più pratici, come la conoscenza di lingue diverse (11%) e imparare a vivere a contatto con persone appartenenti ad altre culture (10%).

I benefici che ne deriverebbero sarebbero, ne sono concordi Presidi e studenti – il saper prendere consapevolezza di far parte di una comunità globale, sviluppare comportamenti di apertura e valorizzazione delle diversità, favorire tra i giovani l’interesse a partecipare a iniziative di mobilità internazionale e promuovere il dialogo con altre culture.

Gli studenti auspicano che durante l’anno scolastico circa 12 ore siano dedicate alla dimensione internazionale dell’Educazione Civica, in particolare affrontando aspetti legati ai valori della democrazia, i diritti umani, la giustizia sociale (40%), l’importanza del dialogo e collaborazione con persone di culture diverse (39%), l’importanza della diversità come fonte di arricchimento del proprio bagaglio culturale (32%), l’importanza della mobilità individuale per studio o lavoro (17%). Un auspicio che si scontra con la mancanza di preparazione del corpo docente poiché il 47% dei Presidi ritiene di avere pochi o nessun docente con una formazione adeguata.

INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLA SCUOLA: COME TRADURLA NELLA REALTA’?

La dimensione internazionale – è il parere degli opinion leader – deve avere un ruolo chiave nell’educazione e nella formazione dei giovani, anche prospetticamente perché gli studenti vivono già di fatto in questa dimensione e dovranno sempre di più confrontarsi con tematiche di carattere globale; inoltre avranno un ruolo chiave nella salvaguardia della cooperazione contro le derive divisive. L’obiettivo è declinare il lavoro di acquisizione delle competenze in un senso più specificatamente interculturale e internazionale, tradotto in: competenze linguistiche; capacità di approfondimento e curiosità verso altre culture; capacità critiche e di formazione di proprie opinioni fondate; assunzione di responsabilità e consapevolezza delle proprie azioni; capacità emozionali ed empatiche; competenze relazionali e comunicative; capacità di adattamento a contesti  e situazioni nuove e diverse.

Ma che cosa significa proprio per loro, per gli studenti,internazionalizzazione della scuola”? Vuol dire imparare a capire e interiorizzare che cosa significa l’espressione spesso mal abusata di “essere cittadini del mondo”, ovvero: essere aperti mentalmente, curiosi verso le diversità culturali (55%); conoscere le questioni globali e dare il proprio contributo (48%); agire in maniera responsabile e per il bene comune(45%); e anche fare esperienze all’estero di studio,lavoro,volontariato (26%).

Qual è dunque lo stato dell’arte del grado di internazionalizzazione della scuola italiana? Presidi e studenti la promuovono con riserva. La metà dei Presidi ritiene che la propria scuola sia particolarmente attiva nel promuovere progetti internazionali voto medio: 7,1 su scala 1-10 (il 50% esprime un voto da 8 a 10). Inoltre, l’offerta formativa volta all’internazionalizzazione è ritenuta adeguata (voto medio 7,0 su scala 1-10).

I ragazzi spingono per avere una scuola più internazionale (7 studenti su 10, mentre il 14% non è d’accordo e pensa che la scuola lo sia già abbastanza). Questo perché migliorerebbe la conoscenza delle lingue e delle culture straniere (18%); stimolerebbe l’apertura mentale e la crescita personale (13%), favorirebbe la modernizzazione della scuola italiana (12%), favorirebbe le esperienze di studio all’estero (5%).

Per quanto lento e faticoso, il processo di apertura della scuola italiana rispetto al resto del mondo ha dunque bisogno di una forte accelerazione. Il 67% dei Presidi si dichiara fortemente d’accordo (voto da 8 a 10, su scala 1-10) nel ritenere che la scuola riuscirà ad assumere una vera dimensione internazionale quando verrà introdotta un’offerta formativa ‘curricolare’ volta all’internazionalità e interculturalità

Conclude Ruffino: “In questa fase di incertezza sappiamo che dobbiamo ripensare il futuro: c’è la necessità di continuare a costruire un nuovo modo di dialogare tra le culture, che tenga conto delle differenze e delle identità plurali che caratterizzano l’umanità, ma che miri ad un progetto comune rivolto alla pace e alla cooperazione tra le nazioni. Questo passo può essere intrapreso proprio grazie agli studenti impegnati nei programmi di mobilità studentesca, costruttori di ponti tra i popoli”.

La registrazione dell’incontro e l’abstract riassuntivo dei dati sono disponibili sul sito www.scuoleinternazionali.org

L’Osservatorio Nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca è stato creato nel 2009 dalla Fondazione Intercultura per il dialogo tra le culture e gli scambi giovanili internazionali con lo scopo di documentare il processo di internazionalizzazione delle scuole in Italia e fornire stimoli per la loro apertura al resto del mondo attraverso gli scambi giovanili internazionali. Al progetto collaborano il Ministero dell’Istruzione e l’Associazione Nazionale Dirigenti e Alte Professionalità della Scuola. I risultati della ricerca e l’abstract riassuntivo sono consultabili sul sito: www.scuoleinternazionali.org


[1] Per sviluppare il tema del ruolo della dimensione internazionale nell’insegnamento della nuova educazione civica e ottenere una visione completa Fondazione Intercultura e Ipsos hanno intervistato tre differenti target d’interesse:

  • 12 colloqui in profondità con opinion leader di Istituzioni, Mondo Accademico, Mondo Imprenditoriale, Organizzazioni non profit, Media per sondare l’importanza della dimensione internazionale dell’Educazione Civica.
  • 325 interviste CATI e CAWI a Dirigenti scolastici delle scuole secondarie di secondo grado per misurare  lo stato dell’arte e la percezione dell’introduzione del nuovo insegnamento;
  • 402 interviste CAWI a studenti del secondo, terzo, quarto e quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado per valutare i loro comportamenti e il loro interesse verso l’educazione civica e gli aspetti internazionali, le aree di approfondimento attese o desiderate e la visione attuale e futura di una società interculturale.