Studio Cgil: più di 8 insegnanti su 10 usano per le lezioni un Pc personale

da Il Sole 24 Ore

Più di 8 insegnanti su 10 (83,3%) usano per la didattica a distanza un proprio dispositivo, non condiviso con altri membri della famiglia; inoltre più del 60% degli insegnanti incontra «difficoltà significative» con le attrezzature a disposizione, elemento che spesso va a sommarsi a forti problematiche relative alla gestione degli spazi entro cui sono chiamati a operare. Lo segnala lo studio della Flc-Cgil sulla didattica a distanza presentato ieri nel corso di una conferenza stampa telematica. Numeri che arrivano in concomitanza con il ritorno al centro del dibattito della proposta di passare dalle lezioni in presenza a quelle a distanza per gli studenti delle superiori così da alleggerire il peso sui trasporti. A proporlo sono stati i governatori, che ne avevano chiesto l’inserimento nel Dpcm di emergenza, ma l’ipotesi è stata stoppata prima dalla ministra Lucia Azzolina e poi dal premier Giuseppe Conte.

L’utilizzo del registro elettronico
Secondo il rapporto al 35,8% del corpo docente viene richiesto di firmare il registro elettronico, percentuale che sale a quasi il 47% nel caso di insegnanti della scuola secondaria di secondo grado. Inoltre si è rilevato che al 35,5% è stato chiesto di rilevare le assenze degli studenti, percentuale che risulta più elevata (50,3%) nel caso di insegnanti della scuola secondaria di secondo grado.

Agli insegnanti piace la didattica in presenza
La stragrande maggioranza degli insegnanti (76,6%) non ha dubbi sulla insostituibilità della didattica in presenza e sul fatto che la didattica a distanza sia una soluzione necessariamente temporanea, una modalità per far fronte all’emergenza, alla sospensione delle lezioni in aula: lo evidenzia lo studio della Flc-Cgil “La scuola restata a casa”. Organizzazione, didattica e lavoro durante il lockdown per la pandemia di Covid-19, promosso e condotto dalla Flc-Cgil in collaborazione con la Fondazione Giuseppe Di Vittorio, l’Università di Roma Sapienza e l’Università di Teramo. A confermare il giudizio sulla insostituibilità della didattica in presenza c’è una quota importante di insegnanti (30,4%) che afferma che con la didattica a distanza non riesce a raggiungere tutti gli studenti della sua classe. In negativo anche il Mezzogiorno, dove la percentuale di insegnanti che dichiara di riuscire a raggiungere tutti gli studenti della propria classe tocca il 24,2%, con un 23,7% nelle Isole. Le maggiori difficoltà, a detta dei professori, sono state riscontrate nelle scuole dell’infanzia, ma situazioni fortemente critiche sono state rilevate anche dai docenti delle scuole secondarie di primo grado e degli istituti tecnici e professionali Secondo il rapporto Flc-Cgil le difficoltà di raggiungere gli studenti con la didattica a distanza sono causate dall’inadeguatezza dei dispositivi da parte delle famiglie degli studenti, e anche dalle difficoltà legate a fattori organizzativi: dall’infrastruttura tecnologica messa a disposizione/adoperata dalla scuola e dal coordinamento interno, con il dirigente e con i colleghi.

Solo come extrema ratio
«La didattica a distanza deve essere considerata come una extrema ratio, non è la soluzione ai problemi organizzativi che sono fuori dalle scuole»: lo ha detto il segretario generale della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, nel corso della presentazione dello studio. «A questo punto – ha sottolineato – è necessario aprire un confronto per la sua regolazione contrattuale».