Scuola, 7.ooo mila positivi, quasi uno su mille. Azzolina: no ai doppi turni

da Corriere della sera

Aumentano i contagi a scuola, come ovunque, anche se complessivamente siamo sempre attorno allo zero virgola. Gli ultimi dati disponibili diffusi questa mattina dal Miur (e aggiornati fino al 10 ottobre) dicono che gli studenti risultati positivi al Covid sono lo 0,080% (5.793 casi di positività), i docenti lo 0,133% del totale (1.020 casi), i collaboratori scolastici lo 0,139% (283 casi). La curva è in netto rialzo: i dati riferiti alle prime due settimane di apertura parlavano di uno 0,02 per cento per gli studenti, dello 0,047 per cento per gli insegnanti e 0,59 per gli assistenti. Ma nonostante la crescita esponenziale, le aule scolastiche sembrano confermarsi almeno per il momento un luogo relativamente sicuro. Come rivendicato a più riprese dalla ministra Lucia Azzolina secondo la quale, anzi, la scuola in questo momento è di gran lunga il luogo meno a rischio frequentato da alunni e docenti che in genere si infettano fuori e non dentro i locali scolastici (non per nulla i focolai nei singoli istituti restano per il momento un fenomeno assolutamente residuale). Si conferma anche la tendenza del contagio a coinvolgere più il personale, e dunque gli adulti, che gli alunni.

Orari scaglionati sì, chiusure no

Anche alla luce degli ultimi dati, di chiudere le scuole superiori per alleggerire i mezzi pubblici i mezzi pubblici – come aveva minacciato il governatore del Veneto Zaia appena due giorni fa – non se ne parla proprio. Semmai -visto che il governo, nonostante le pressioni del Cts, ha deciso di mantenere inalterata la capienza di treni e bus fino all’80 per cento -, la ministra Lucia Azzolina si è detta più che disponibile ad aprire una serie di tavoli a livello regionale e provinciale per cercare di risolvere la questione dei mezzi sovraffollati nelle ore di punta. Una delle ipotesi caldeggiate ieri sera al termine della riunione del governo sui trasporti sia dai sindacati che dai rappresentanti degli enti locali, a partire dal presidente dell’Anci Antonio De Caro, è quella di cercare di spalmare gli ingressi e le uscite degli studenti in modo da non concentrarli tutti alla stessa ora. Sull’ipotesi di una rimodulazione oraria è intervenuto questa mattina anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana: «Abbiamo parlato con il ministro Azzolina della didattica a distanza e ha dichiarato di essere contraria – ha detto questa mattina a Sky TG24 – ma invece è disponibile a prevedere una differenziazione degli orari di ingresso e di inizio delle singole lezioni, per fare in modo che non ci siano dei picchi».

Ipotesi doppi turni

Il punto però è che cosa si intenda per differenziazione degli orari. Molte scuole già dalla riapertura hanno previsto turni di ingresso e uscita differenziati per gli alunni, spalmati in genere fra le 8 e le 9 del mattino con punte fino alle 10. Lo ha rivendicato anche la ministra Azzolina ricordando che se di chiudere le scuole superiori non se ne parla nemmeno, sarebbe meglio comprare più bus per trasportare i ragazzi. L’alternanza della didattica a distanza con quella in presenza – proposta da Zaia in seconda battuta – è già una realtà in moltissime scuole superiori soprattutto delle grandi aree metropolitane come Milano e Roma. Idem per gli ingressi scaglionati. Lo stesso provveditorato di Milano ieri ha diffuso dei dati sui flussi del traffico nei mezzi pubblici da cui si vede chiaramente che gli studenti delle superiori hanno ingressi e uscite già spalmate su più ore: 30 mila entrano fra le 8 e le 9, 25 mila tra le 9 e le 10, 15 mila anche dopo: tra le dieci e le 11. Altro però sarebbe il discorso di istituire doppi turni, uno al mattino e l’altro al pomeriggio, ipotesi che la ministra Azzolina continua a respingere. Se si andasse a scuola al pomeriggio, come immaginato per esempio dal governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini se i contagi dovessero aumentare ancora, salterebbero le attività sportive e ludico ricreative dei ragazzi – dagli sport allo studio delle lingue o di uno strumento musicale -, mettendo a rischio la sopravvivenza di questi settori che il governo invece ha cercato di tutelare anche nell’ultimo Dpcm. Non solo, a scuola già iniziata troverebbe la contrarietà delle famiglie ma anche dei docenti. Per garantire l’apertura delle scuole dalle 8 alle 20 poi servirebbe aumentare il numero del personale ausiliario e amministrativo, cosa che non è stata presa in considerazione: tra l’altro, già per garantire la normale attività delle scuole quest’anno è stato necessario assumere 70 mila tra insegnanti e personale aggiuntivi.