Covid, a Bologna nasce il Tavolo sulle politiche per gli anziani

Covid, a Bologna nasce il Tavolo sulle politiche per gli anziani

Redattore Sociale del 19/10/2020

Durante il Question time l’assessore comunale al welfare e sanità ha parlato della situazione nelle strutture per anziani: “Situazione sotto controllo, ma no a cali di attenzione”

BOLOGNA. Mentre in Italia, poco alla volta, tante regioni stanno decidendo di chiudere alle visite esterne le strutture per anziani, cosa sta succedendo nel capoluogo emiliano-romagnolo? Ne ha parlato in Question Time l’assessore comunale al welfare e sanità Giuliano Barigazzi. Nell’Azienda Usl di Bologna, le strutture residenziali per anziani e disabili contano 7496 posti. “Alla data del 14 ottobre contiamo 12 casi positivi di cui 5 isolati in struttura e 7 ricoverati in ospedale, quasi esclusivamente legati al focolaio della struttura residenziale per disabili dei giorni scorsi – ha spiegato Barigazzi -. Il forte lavoro svolto dai gestori delle singole strutture, l’intervento dell’Ausl, il supporto dei reparti di malattie infettive del S.Orsola e la continua presenza attiva degli enti locali hanno certamente contribuito a migliorare le risposte di contrasto all’epidemia. Si può certamente sostenere che oggi ci troviamo più preparati e attenti rispetto a qualche mese fa. Gli interventi sulla logistica interna delle strutture per realizzare spazi di isolamento, l’attento monitoraggio di ospiti, del personale interno, dei visitatori esterni e il supporto delle strutture ospedaliere sono state le azioni di maggior rilievo messe in campo”.

Ciò premesso, l’assessore ha parlato di un’attenzione che deve rimanere altissima, “perché stiamo assistendo a un progressivo aumento dei contagi da Covid-19 tra la popolazione, il che ha motivato la recente uscita del nuovo dpcm del 13 ottobre, documento che attualizza le misure di contenimento del contagio a livello nazionale e su specifici settori tra cui quello delle strutture residenziali per anziani dove, all’art. 1, si normano gli accessi ai parenti e visitatori alle strutture ‘limitandoli ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura’ a cui tutti i gestori dovranno evidentemente attenersi. Letteralmente non si parla di un blocco totale, ma tuttavia di una molto forte limitazione e residualità degli accessi basata sul fatto che è ormai del tutto evidente che il rischio di contagio è legato con maggior probabilità non tanto agli ospiti residenti, ma ai contatti con l’esterno che la struttura si trova a vario titolo necessariamente ad avere”.

Barigazzi ha poi ricordato che, solo pochi mesi fa, trascorsa la prima fase epidemica, vi è stata una prudente riapertura ai visitatori esterni attraverso la costruzione di protocolli di sicurezza, seguendo le linee guida regionali, validati dai professionisti delle Aziende sanitarie organizzati in apposite task force, che definivano nel dettaglio le misure e i comportamenti da tenere nella gestione degli accessi di esterni: “Anche da questo punto di vista siamo più preparati nel caso la scelta della struttura sia quella di autorizzare alcuni accessi per casi selezionati e adeguatamente motivati. Per questi motivi in considerazione del fatto che le task force aziendali e distrettuali sono rimaste pienamente attive, anche in questa occasione continueranno il loro lavoro di supporto e consulenza alle decisioni dei gestori, nell’applicazione delle misure di sicurezza, per coloro che ne avessero la necessità ferma restando l’autonomia finale della struttura di autorizzare o meno l’accesso dall’esterno così come espressamente indicato nell’ultimo DPCM. L’Azienda Usl monitorerà inoltre l’applicazione in questo senso del DPCM. Allo stesso tempo chiediamo a tutte le strutture di attivare ogni possibile misura che permetta di mantenere il massimo livello di rapporto tra persone residenti e loro familiari, nella consapevolezza che questa relazione è un elemento essenziale del benessere psicofisico dei primi, nonché di garantire un costante flusso informativo ai parenti sulla loro salute”.

Oggi, intanto, è stato presentato il Tavolo sulle politiche per la popolazione anziana (sia quella non autosufficiente che quella che vive in modo autonomo o semi-autonomo nella propria abitazione), percorso nato per progetti innovativi su residenzialità, domiciliarità e abitare: “Non basta lavorare sull’emergenza dovuta alla pandemia, occorre pensare a politiche di lungo periodo e mettere in campo progetti innovativi a partire anche da ciò che è successo in questi mesi e dalle criticità registrate”, spiega Barigazzi, anche presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria metropolitana di Bologna (Ctssm). I macro temi su cui lavorerà il Tavolo, al quale saranno invitati a partecipare sindaci, Ausl, Asp, una rappresentanza dei gestori di servizi accreditati, sindacati e associazioni economiche di categoria saranno tre: residenzialità, domiciliarità e abitare.

“Il Covid ha colpito fortemente il sistema residenziale per anziani, un sistema che, in questi anni, a fronte di grandi cambiamenti sociali, demografici ed epidemiologici ha evidenziato molte criticità – ha spiegato l’assessore sul tema residenzialità -. Ctssm e Comune di Bologna hanno svolto un’indagine su quanto accaduto nel sistema delle residenze durante il lockdown e oggi disponiamo di diversi dati e di alcune ipotesi di miglioramento e sviluppo su cui avviare una riflessione per portare all’attenzione pubblica le risposte di cui abbiamo bisogno”.

Parlando di domiciliarità, ha spiegato che “da diversi anni le risposte assistenziali al domicilio sono diventate del tutto insufficienti per i bisogni crescenti degli anziani e per il numero di persone che vi fa ricorso. Il sistema delle assistenti famigliari ha potentemente modificato il panorama dei servizi disponibili, seppur in una modalità spesso informale e non qualificata. Lo sviluppo tecnologico ha reso inoltre disponibili molti servizi al domicilio (acquisti, consegna spesa, consegna cibo, ecc.) che costituiscono, se usati consapevolmente e con strumentazioni adeguate, delle nuove opportunità. È necessario riprendere in mano una riflessione che innovi i nostri sistemi di assistenza al domicilio e che si ponga l’obiettivo di integrare anche quanto viene offerto nel mercato privato accreditato”.

Infine, il capitolo dedicato all’abitare: “Un settore ancora tutto da approfondire eppure così rilevante per le politiche del futuro riguarda l’utilizzo dei patrimoni immobiliari degli anziani. In Italia oltre il 70 per cento delle famiglie è proprietario della propria casa e, nel caso della popolazione anziana, questa percentuale aumenta ulteriormente. Eppure questa risorsa così importante per gli anziani fragili a volte può diventare un ostacolo – presenza di barriere architettoniche, mancanza di ascensori, isolamento – e può pertanto trasformarsi in una ricchezza che crea problemi piuttosto che risolverli, oltre che essere un bene difficile da gestire e mettere a frutto. A questo fronte vogliamo destinare un’attenzione specifica e cominciare a esplorare quali buone pratiche siano già state messe in campo – abitare solidale, cohousing, appartamenti protetti – e a quali strumenti giuridici è possibile ricorrere per finanziare con il proprio immobile i servizi di cui si necessita, ad esempio la regolamentazione relativamente recente dei prestiti vitalizi ipotecari”.

Il Tavolo inizierà i lavori entro ottobre per produrre le prime proposte concrete entro fine febbraio 2021 e incrocerà il lavoro di ricerca e formazione su analoghi temi affidato a Cergas Bocconi da Comune e Città metropolitana di Bologna.

di Ambra Notari