S. Niffoi, Il postino di Piracherfa

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Niffoi scrive dei “diversi”

di Antonio Stanca

   Anche Salvatore Niffoi appartiene alla “Nuova Letteratura Sarda”, quella recente corrente letteraria che si è diffusa in Sardegna e che ha visto coinvolti molti autori, generalmente scrittori, nell’impegno di far sapere della Sardegna, di mostrarla, rappresentarla nella sua vita, nelle sue tradizioni, nella sua lingua, nei suoi costumi, nei suoi luoghi, in tutto quanto ha fatto parte della sua storia. La si vuole indicare come una presenza degna di attenzione, una voce degna di essere ascoltata.

   Niffoi è nato in provincia di Nuoro, Orani, nel 1950, qui risiede e qui ha insegnato per molti anni nelle scuole medie prima di dedicarsi alla scrittura narrativa. Agli anni ’90 risale il suo esordio come scrittore, nel 2006 con il romanzo La vedova scalza vince il Premio Campiello e scrittore noto diventa d’allora.

   Quest’anno ha pubblicato, presso Giunti, nella collana “Le Chiocciole”, Il postino di Piracherfa, opera di nuovo ambientata in uno sperduto paesino della sua Sardegna, stavolta della sua regione, la Barbagia, e incentrata sulla figura del postino del paese, Melampu.

   Come altri personaggi creati da Niffoi in altri romanzi anche Melampu è un caso particolare nel senso che pur rientrando nel suo ambiente, pur essendovi completamente inserito, pur risentendo di esso, se ne distacca perché ha una propria maniera d’intendere, un proprio modo di pensare, di credere, di volere: fa il postino ma è convinto che altra sarebbe potuta essere la sua vita, che studioso sarebbe potuto diventare, che in altri posti sarebbe potuto vivere, sta con alcune donne ma ne rimane scontento, deluso, risponde alle lettere che arrivano da lontano ad un suo amico morto da tempo, s’immedesima nella sua persona, avrebbe voluto essere come lui, libero da vincoli, ignaro dei pregiudizi, noncurante delle dicerie, sicuro nel pensiero e nell’azione. E’ diventato, invece, pesante, grasso, è invecchiato e pur detestando certo modo di vivere non riesce a liberarsi. Tra molte contraddizioni si muove, tra molti problemi si affligge e ad aggravare la situazione giunge improvviso il sospetto che le forze dell’ordine nutrono nei suoi riguardi circa l’omicidio della farmacista del paese. Era bastato che fosse stato lui a trovarla morta in casa perché diventasse uno dei maggiori indiziati. Ai problemi interiori Melampu vede aggiungersi quelli esteriori, al travaglio dell’animo la condanna da parte dell’opinione pubblica nonché lo scherno che molti ragazzi gli riservano quando lo vedono passare in bicicletta durante il suo lavoro. Disperata, drammatica si avvia a diventare la sua condizione, a fuggire si vede quasi costretto, a preferire la solitudine della sua casa ad ogni altra situazione, a pensare al suicidio. Finirà in un manicomio criminale tanto si era accanita la sorte nei suoi riguardi.

   C’è tanta ironia nel romanzo di Niffoi ma anche tanta pena, tanto dolore, fa ridere lo scrittore quando mostra i difetti, i vizi, i modi di vivere, di parlare della gente di Piracherfa, Melampu compreso, ma fa pure riflettere quando lo fa rimanere solo nella sua casa tra tanti pensieri, tanti ricordi, tanti tormenti. Può anche aver partecipato ad una festa, può aver vissuto ore di convivialità ma una volta rientrato a casa questa diventa il luogo della sua sofferenza, del suo scontento.

   Ci sarebbe da notare che con Melampu Niffoi va oltre i confini di quel paese, di quella Sardegna e si collega ad una condizione umana che ha percorso tanta letteratura moderna, che ha fatto del “diverso” il suo esempio, il suo modello. Accomuna lo scrittore un povero postino alle tante figure di “eroi decadenti” che non avevano mai accettato quanto loro accadeva, non avevano mai smesso di volerlo “diverso”. Può sembrare una forzatura data la differenza degli ambienti nei quali il fenomeno si verifica ma finisce di essere tale se lo si vede come proprio dell’animo, dello spirito e non dell’ambiente.