Scuola, domani il concorso delle polemiche

da la Repubblica

Corrado Zunino

Domani mattina alle 8 s’avvia il concorso straordinario per portare nelle cattedre delle scuole medie e superiori trentaduemila attuali precari (con 36 mesi, almeno, di servizio). I candidati sono il doppio, 64.563, e domattina si cimenteranno – mascherina sempre sulla bocca – i primi 1.645. La prova scritta, che si protrarrà fino al 16 novembre, è distinta per classi di concorso, si svolgerà al computer e dovrà essere superata con il punteggio minimo di sette decimi. Con 150 minuti a disposizione, gli aspiranti a un ruolo affronteranno cinque quesiti a risposta aperta e un quesito – seguito da cinque domande – per la verifica della comprensione linguistica. Chi passa, entrerà al lavoro solo il prossimo 1° settembre, ma la sua posizione lavorativa sarà retrodatata al settembre 2020.

Le contestazioni al concorso più contestato della storia dei concorsi di scuola sono varie. Alcune difficili da ignorare. La ministra Lucia Azzolina, ministra dell’istruzione, non ne ha tenuto conto, non ha dato risposte né fermato la macchina, anche ora che i positivi accertati nel Paese sono 15.000.

In viaggio dalla Liguria alla Campania

Il primo problema, il più chiaro, è lo spostamento di supplenti della scuola, in alcuni casi anche di centinaia di chilometri: dovranno raggiungere la sede concorsuale. Con un giorno di anticipo, visto che la prova inizia alle 8. Gli esempi di perigliosi viaggi della speranza sono molti: da Bologna a Rimini, dalla provincia di Sondrio a Milano. Centinaia di candidati liguri dovranno trasferiri in Lombardia, in Veneto, anche nel Lazio e in Campania. Su 1.814 domande consegnate nelle Marche, 953 richiedenti andranno a fare la prova tra il Lazio e la Toscana. I candati abruzzesi della classe B24 – Laboratorio di scienze e tecnologie nautiche – si trasferiranno in Sardegna.

Gli esempi del sindacato Gilda, resi pubblici in una videoconferenza realizzata insieme agli altri quattro sindacati in conflitto con il ministero dell’Istruzione, sono preoccupanti nella loro evidenza: nella giornata del 28 ottobre la Campania, “la cui situazione sanitaria è in piena evoluzione e dove le scuole restano chiuse”, dovrà accogliere 831 candidati provenienti da cinque regioni diverse: Molise, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia. Il ministero, poi, ha voluto affidare le sedi d’esame alla libera candidatura di tutte le scuole del territorio, senza privilegiare gli istituti più vicini ai collegamenti delle aree urbane: accadrà, questo il 27 ottobre, che candidati provenienti da Puglia e Basilicata si spingeranno fino a Caltagirone, nell’entroterra della provincia di Catania, o a Randazzo, sul versante nord dell’Etna, per sostenere le prove del concorso. “Da un’analisi fatta sulla base dei numeri forniti dallo stesso ministero, ci risulta che su 64.563 candidati, 13.500 dovranno andare a svolgere la prova in un’altra regione”, dice il segretario Rino Di Meglio. Tutto questo avviene mentre il ministro della Salute, Roberto Speranza, chiede accorato di “evitare i viaggi laddove è possibile, bisogna restare a casa il più possibile”.

Niente bis per chi è in quarantena

Un candidato con più di 37,5° o affanni respiratori non accederà alla prova, e così sarà per i docenti in quarantena. Gli uffici della Azzolina non hanno previsto la possibilità di far svolgere una sessione suppletiva per gli assenti giustificati. “Non prevedere una seconda possibilità per chi sta male o in degenza è molto grave e contribuisce a inasprire ulteriormente una situazione già tesa”, è ancora il sindacato Gilda.

Ad Arzano, sede A041 di esame (questo esempio è di Pino Turi, Cisl scuola), ci sono stati trecento contagi nelle ultime ore: non si può entrare né uscire, zona rossa. E i candidati? Entreranno? Usciranno? Francesco Sinopoli, segretario Flc Cgil: “Inoltrandoci in novembre le cose, da un punto di vista epidemiologico, potrebbero peggiorare ancora. Perché fare un concorso adesso, e non il prossimo maggio, visto che i docenti saranno in cattedra solo nel settembre 2021?”.

E’ trasversale il risentimento sindacale. Va dall’Ugl, destra di opposizione – “ministero fuori dalla realtà” -, ai Cub, sinistra di base: “Concorso follia”. Il neonato movimento Priorità alla scuola chiede di fermarsi e il Consiglio regionale della Sardegna ha votato una mozione per rinviare la prova in piena pandemia: “No alla trasferta di tremila candidati sardi”. Il Pd ha schierato la responsabile scuola Camilla Sgambato, quindi Matteo Orfini, Francesco Verducci. Il socialista Riccardo Nencini (che ora è presidente della commissione Istruzione alla Camera) ha chiesto esplicitamente di non fare le prove.
Niente. Il ministero dell’Istruzione replica: “I partecipanti avranno accesso alle aule uno alla volta e sarà loro misurata la temperatura. Gli spazi utilizzati saranno tutti igienizzati prima e dopo le prove. I candidati, durante la fase di organizzazione delle prove, sono stati distribuiti in rapporto alla capienza delle aule utilizzate, garantendo sempre il massimo distanziamento e la massima sicurezza, con una media di dieci candidati per aula”.

Anche la media, in verità, è già salita. Le prime dichiarazioni della ministra parlavano di otto candidati per aula. Una partecipante sarda spiega a Repubblica che nella classe A22 – materie letterarie – in ogni gruppo sono presenti “da 10 a 19 candidati”. Sono ventidue gruppi in tutto.

La segretraria della Cisl scuola, Maddalena Gissi, dice: “La scuola è al capolinea, la ministra scenda e venga a discutere. Come si può pensare di partecipare a un concorso con numeri di epidemia così alti? E’ stata fermata la prova di magistratura, nel 2017 quella in Sardegna per dirigenti scolastici causa allarme meteo. Perché questa pericolosa ostinazione sullo straordinario per la scuola?”.

Questo concorso porterà, tra l’altro, a svuotare le classi e privare gli studenti dei docenti appena nominati in un avvio scolastico che non riesce a diventare normale. Già. Il gruppo Facebook “no concorso straordinario durante Covid”, 3.500 partecipanti, scrive: “Per raggiungere le sedi concorsuali migliaia di docenti dovranno sottoporsi a rischiosi viaggi con mezzi pubblici e tornare il giorno successivo nelle proprie aule. Questo concorso rischia di trasformarsi nell’Atalanta-Valencia di febbraio 2020. Siamo allibiti di fronte alla miopia del ministero e sconcertati dall’approssimazione e dalla superficialità della sua gestione”.

Alcune graduatorie per la scelta delle commissioni – a poche ore dalla prova – sono ancora aperte. Mancano anche i commissari.