Contagi da Covid-19 in aumento. Meglio chiudere le scuole? Ecco perché potrebbe essere la scelta più sbagliata da fare

da Tuttoscuola

I contagi da Covid-19 continuano a salire, in Italia solo nelle ultime 24 ore si sono contati oltre 15mila nuovi positivi. Diverse le Regioni che per limitare la diffusione stanno riducendo drasticamente le ore di didattica in presenza. Ma davvero questa decisione servirà a ridurre il numero di contagi? I benefici della chiusura delle scuole (per ora, in Italia, solo secondarie)  sono così evidenti da compensare il prezzo che gli studenti pagheranno nel corso intero della loro vita? Una ricerca tedesca ripresa dall‘Internazionale dice tutto il contrario.

Nel dettaglio, in Germania tre ricercatori dell’Institute of labor economics di Bonn hanno stimato l’effetto della riapertura delle scuole sulla diffusione del Covid-19, approfittando del fatto che i länder cominciano l’anno scolastico in date diverse. Quelli dove le scuole non erano ancora state riaperte al momento della ricerca hanno funzionato da gruppo di controllo. I risultati della ricerca hanno suggerito che la riapertura delle scuole abbia causato una diminuzione dei casi statisticamente significativa. Addirittura la riapertura della scuola potrebbe aver contribuito a contenere l’epidemia, anziché accelerarla. Tre settimane dopo la riapertura, infatti, i casi di positività al Covid-19 confermati sono diminuiti di 0,55 ogni 100mila abitanti. Stando alla ricerca, sarebbero almeno tre le ragioni per cui in Germania la situazione potrebbe essere migliorata con il ritorno a scuola.

1. Le scuole hanno riaperto in sicurezza

L’uso delle mascherine è obbligatorio, le classi sono separate, mentre gli studenti e gli insegnanti sono rigorosamente distanziati. Senza l’adozione di misure di sicurezza, la scuola favorisce la diffusione delle malattie simil-influenzali, ma mascherine, igiene e distanziamento possono neutralizzare il problema.

2. A scuola è più facile monitorare i casi positivi

L’individuazione dei casi positivi tra studenti e insegnanti comporta il tracciamento immediato e l’isolamento rapido dei loro contatti, consentendo di interrompere catene di contagio che, senza il monitoraggio operato attraverso la scuola, non sarebbero state interrotte.

3. Con la riapertura delle scuole i genitori sono diventati più attenti

La riapertura delle scuole ha provocato un drastico cambiamento nel comportamento dei genitori, che sono diventati più prudenti. Con le scuole aperte, infatti, contagiarsi ha un costo più elevato, perché comporta l’esclusione dei figli dalle classi e la perdita di ore di apprendimento (per i figli) e di lavoro (per i genitori). Anche contrarre una semplice influenza è più costoso, perché implica l’obbligo di isolamento fino all’esito del tampone.

E per quanto riguarda l’Italia? Salvatore Lattanzio dell’università di Cambridge ha svolto un’analisi empirica simile sulle regioni italiane, giungendo a conclusioni opposte: in Italia, le regioni che hanno riaperto prima le scuole sono oggi più avanti nella curva dei contagi. Bisogna però fare una considerazione: la correlazione tra la riapertura della scuola e l’aumento dei contagi non fotografa necessariamente un nesso causale. Per esempio, le regioni che hanno riaperto le scuole per prime sono quelle in cui le attività economiche sono più intense, i trasporti più capillari, le interazioni sociali più continue e il clima più freddo: tutti fattori che possono incidere negativamente sul contagio. Continuando il paragone con la Germania, questa inoltre sembra aver gestito meglio la distribuzione del carico della riapertura sui trasporti pubblici e i protocolli di accoglienza nelle strutture scolastiche, il tracciamento dei contatti dei casi positivi e il rispetto delle regole fuori dagli edifici scolastici.

Nel dubbio, comunque, meglio chiudere le scuole? Non proprio: i benefici incerti della chiusura della scuola devono essere infatti confrontati con il costo pagato dagli studenti e dalle loro famiglie. Ogni riduzione dell’orario scolastico ha effetti negativi sulle abilità cognitive degli studenti, sulla probabilità di abbandono scolastico, di iscrizione all’università e di trovare lavoro, sul livello del salario in età adulta e sulle mansioni svolte sul posto di lavoro, nonché sui risultati scolastici degli eventuali figli degli attuali studenti. “La chiusura della scuola può avere effetti di lungo periodo devastanti sulla vita degli studenti – leggiamo sull’Internazionale -, specie di quelli già svantaggiati. Prima di chiudere la scuola bisognerebbe dunque valutare ogni intervento alternativo possibile: il potenziamento dei mezzi pubblici, lo scaglionamento degli orari scolastici, la chiusura di attività alternative meno controllabili e meno rilevanti per l’economia nel lungo periodo, il potenziamento della capacità di testing e di tracciamento dei contatti, il controllo del rispetto delle regole dentro e soprattutto fuori dagli edifici scolastici”.