La rabbia dei presidi: è una sconfitta

da Corriere della sera

Federica Cavadini

Intervenire sulle scuole è «una sconfitta» e «non servirà perché i contagi avvengono fuori». Ma anche: «Siamo pronti a riorganizzare le lezioni a distanza. In Lombardia la situazione è grave, i numeri dei contagi fanno impressione». Prime reazioni fra i presidi, dopo il provvedimento della Regione Lombardia. Da lunedì è previsto il ritorno alle lezioni online «per l’intero gruppo classe». Ovvero un po’ più di oggi perché la maggior parte degli istituti per ripartire dopo mesi di lockdown ha puntato (anche) ad alleggerire le presenze. Per tutta l’estate i presidi hanno lavorato per preparare le scuole, metro alla mano, per garantire il distanziamento ma hanno anche previsto turni, ingressi scaglionati, frequenza a settimane alternate o per gruppi. Formule diverse, per poter restituire la scuola «in presenza» agli studenti.

Ieri la chiamata della Regione per il passaggio successivo, a casa tutti. Che non convince i presidi. Il presidente dell’associazione nazionale, Antonello Giannelli, per cominciare mette in dubbio «la legittimità» dell’ordinanza, cita l’articolo 117 della Costituzione: «L’organizzazione delle attività scolastiche non può essere imposta alle scuole». Anche i sindacati frenano. «Lasciare a casa i ragazzi è un errore. I contagi non avvengono lì, le aule sono sicure e la didattica era già mista nel 90% degli istituti — dice Tobia Sertori, Cgil regionale —. L’ordinanza si riferisce poi a tutte le classi, anche agli studenti delle prime appena inseriti e a quelli che dovranno sostenere l’esame di maturità».

Il via alla «dad» dal 26 ottobre, «qualora le scuole siano già nelle condizioni» è scritto nell’ordinanza. Al liceo scientifico Volta di Milano, dove dalla settimana scorsa un terzo della scuola è in quarantena per Covid, il preside Domenico Squillace partirà con la didattica a distanza da lunedì: «I numeri dei contagi in Lombardia fanno impressione. Chiudere le scuole però è una sconfitta. È la mossa più facile ma non servirà. Il liceo poi era già svuotato, a settembre abbiamo ripreso le lezioni con nove classi a distanza — spiega —. E adesso sappiamo che i contagi non avvengono nelle classi ma fuori, abbiamo studiato i casi dei nostri 45 studenti positivi, sono avvenuti tutti durante le attività sportive all’esterno. Sulle lezioni online poi restano i limiti che conosciamo: non tutte le famiglie hanno strumenti e connessione adeguati». Pronti a tornare alle lezioni online a Milano anche il Frisi, istituto professionale con 1.600 studenti: «Da persona di scuola non sono contento, da cittadino capisco, la situazione è grave — dice il preside Luca Azzollini —. Possiamo passare alla dad da lunedì come è previsto. Gli studenti verranno a scuola soltanto per i laboratori, eravamo già organizzati con questa formula».

I presidi delle superiori adesso aspettano indicazioni dall’Ufficio scolastico regionale. Chiedono chiarimenti anche i sindacati: «L’ordinanza è confusa», aggiunge Sertori. E Anci Lombardia con i sindaci dei dodici comuni capoluogo ieri ha chiesto un incontro urgente al presidente della Regione, Attilio Fontana, «per un ulteriore approfondimento e confronto sulla parte dell’ordinanza relativa alla didattica a distanza per le scuole superiori». L’incontro è già fissato per oggi. E anche l’associazione presidi va avanti: «Provvedimento da valutare. Quello che non ha fatto il presidente del Consiglio può farlo il presidente di una Regione? Sulla didattica mista ci sono anche ordinanze di altre regioni, dal Lazio alla Liguria al Piemonte. Nessun provvedimento però è rigido come quello lombardo».