Dolcetto o scherzetto

Dolcetto o scherzetto, tric o track, Halloween e “i morti”. Compiti di realtà di sistema

di Bruno Lorenzo Castrovinci

Autunno, stagione dell’arancione dei toni caldi del marrone, delle foglie morte, e dei paesaggi da fiaba con sfumature e riflessi che solo questa stagione sa dare.

In pieno autunno quando ormai, l’estate è un ricordo, con il mese di novembre che indica che l’inverno è alle porte, arriva la festa dei morti.

Ed è proprio in questo contesto che iniziano i compiti di realtà di sistema di questo nuovo anno scolastico 2020-21, con la paura della morte quella vera, che segna le nostre giornate, con un’emergenza sanitaria in atto, che ci ricorda la nostra fragilità come esseri umani, e che in fondo, neanche la tecnologia è riuscita ad eliminare.

Un autunno quindi che sa di racconti di un lontano passato, quando la peste, mieteva vittime, ma allo stesso tempo anticipava periodi di grandi rinascite e benessere economico con innumerevoli scoperte scientifiche e un risveglio del pensiero, delle arti e della cultura umanistica in generale.

E se da un lato, tra ansie e paure legittime, difficoltà a garantire servizi essenziali e dati sempre per scontati, con protocolli, e misure sempre più restrittivi, questo anno scolastico è partito, già stanco, ma anche con un corpo docenti oggi consapevole che si può lavorare da casa, con gli innumerevoli vantaggi e naturalmente svantaggi che questo comporta.

In questo clima, partono i primi compiti di realtà, di una didattica per competenze, che si arricchisce delle difficoltà del momento, con nuove sfide per gli studenti, ed indubbiamente un uso del digitale indispensabile per poter realizzare prodotti significativi a distanza, in gruppo con altri studenti, con i compagni di classe, ma perché no anche con altri alunni dell’istituto  o nella migliore delle ipotesi di altri istituti sparsi che con i gemellaggi virtuali di ETwinning possono trovarsi anche in altri paesi di nazionalità diversa. Per l’istituto comprensivo di Brolo che dirigo, è il momento di riprendere il percorso interrotto dalle vacanze estive dei compiti di realtà di sistema ovvero innovazione, ricerca, sperimentazione, sinergie organizzative, in una verticalizzazione curriculare orientata alla didattica per competenze e finalizzata allo sviluppo delle stesse.

Il compito di realtà rappresenta indubbiamente uno strumento didattico, unico, per porre gli studenti in condizioni di apprendere con il fare, affrontando un problema spesso di non immediata e semplice soluzione.

In particolare il compito proposto, può essere un tema immateriale, ovvero un componimento, un calcolo, una ricerca, una tesi, un componimento musicale, un saggio di danza, coreutico o teatrale oppure un tema materiale, con la produzione di prodotti significativi, che spaziano da modelli tecnico scientifici alle produzioni artistiche, o in generale alla realizzazione di oggetti che possono essere anche installazioni urbane.

Ma cosa distingue il compito di realtà, dal compito di realtà di sistema?

Il primo viene realizzato esclusivamente all’interno delle aule e delle singole discipline o aree disciplinari, a volte vede il coinvolgimento di più classi sia in parallelo che non, o più insegnanti con progettazioni interdisciplinari, ma nel complesso l’azione rimane circoscritta a pochi alunni.

Il compito di realtà di sistema coinvolge invece un intero istituto o più istituti, con tutti gli ordini di scuola o indirizzi in esso compresi, allora la tematica proposta viene affrontata da alunni di diverso livello di competenza e di età, e nelle scuole secondarie di secondo grado da gruppi appartenenti a contesti disciplinari ed epistemologici molto differenti.

Nella fase di sperimentazione, realizzata fino ad oggi, il compito di realtà di sistema ha coinvolto solo alunni degli istituti comprensivi, ma sarebbe interessante vedere gli effetti che potrebbe produrre con un coinvolgimento di tutti gli ordini di scuola magari realizzandolo in rete tra più istituti di ordine e grado differenti.

Ovvero un compito associato ad un percorso curricolare verticale che inizia con gli ECEC della fascia 0-6 con i loro Atelier e campi di esperienza e la vitalità di un bambino che scopre il mondo, per arrivare al mondo accademico, un ciclo completo di crescita tra i banchi di scuola.

Scendiamo nel pratico, in modo da capire le fasi di ideazione, progettazione e realizzazione.

Un’altra caratteristica dei compiti di realtà di sistema, è che riprendendo un tema caro alla ricerca IPRASE e a quanto svolto con il progetto VALES, ma soprattutto agli scritti di Angelo Paletta, cerca di attivare quel contesto esterno che nei risultati finali rilevati nelle prove standardizzate contribuiscono per l’ottanta per cento, contro il solo quattordici per cento del contributo delle attività didattiche dei docenti e di solo il sei per cento nelle migliori delle ipotesi di quello dei dirigenti scolastici.

Partendo da un evento, o una ricorrenza, i compiti di realtà di sistema si agganciano al territorio, alle sue peculiarità fisiche, sociali e culturali, in questo modo coinvolge non solo le famiglie, ma anche i portatori d’interesse territoriali, che vanno dal mondo delle imprese a quello delle associazioni del terzo settore, passando per gli enti locali.

E questo avviene in una ritrovata alleanza delle alleanze con la scuola al centro di processi di sistema, che non solo restituiscono un ruolo alla stessa, ma nelle migliori delle ipotesi, vanno a soddisfare quei bisogni taciti, che fanno la differenza tra una scuola efficiente ed una scuola eccellente, così cari a Thomas J. Sergiovannni.

Assegnando lo stesso compito ad alunni di età differente, agganciato con eventi di contesto che lo promuovono indirettamente, si assiste ad una naturale collaborazione nella realizzazione degli stessi a cui partecipano anche gli altri membri della famiglia.

Ecco l’alleanza, un lavorare insieme per uno scopo, un compito, ed un restituire alla scuola il suo ruolo culturale, discostandosi da quel concetto di istituzione di erogazione di servizi, con i genitori intenti a valutare questi ultimi, senza realmente vivere i momenti scolastici, i tempi dell’istruzione, del fare insieme, che poi si traduce nel passare più tempo insieme in famiglia, con i propri figli, e vivere l’età e l’entusiasmo di uno dei periodi più belli della vita.

Pertanto, viene assegnato lo stesso compito a tutti gli alunni dell’istituto, o di più istituti se in rete con le stesse regole, le stesse difficoltà, a prescindere dell’età dei partecipanti.

Un compito che coinvolge tutto il corpo docente e di conseguenza tutte le discipline, in un ritrovato concetto unitario del sapere contro la frammentazione della didattica tipica della scuola di oggi, riprendendo quella sfida alla complessità  di Edgar Morin, con strutture cognitive che attraversano tutte le forme di rappresentazione di Jerome Bruner.

Insegnare quindi a ricomporre, i grandi oggetti della conoscenza in una prospettiva complessa volta a superare la frammentazione delle discipline, concetto  ripreso nel documento “Scuola, Cultura, Persona” elaborato dalla commissione presieduta da Mauro Cerruti, su incarico del ministro del tempo Giuseppe Fioroni, e che oggi costituisce l’ossatura portante delle indicazioni nazionali per il primo ciclo d’istruzione di cui al DM 254 del 16 Novembre 2012 riprese recentemente il 22 febbraio 2018 con il documento “Indicazioni nazionali e nuovi scenari”, ovvero il fulcro centrale della scuola italiana di oggi.

Tornando al compito di realtà di sistema, nel primo anno di sperimentazione, abbiamo assistito ad una spontanea attività laboratoriale all’interno delle classi, ma anche alla capacità del corpo docente coinvolto di rendersi protagonisti in eventi che coinvolgono tutto il contesto territoriale.

La scuola al centro quindi, con un ritrovato ruolo culturale, ma anche una rottura degli schemi, di quella didattica legata agli indici dei libri di testo, a una progressione rigida delle conoscenze scandita dalle pagine poste in sequenza da editori, che in fondo l’autonomia scolastica non l’hanno mai vissuta.

In un mondo digitalizzato, dove la reticolarità dei saperi, e la velocità con la quale si reperiscono le informazioni ci porta molto distanti dai programmi ministeriali del passato.

Il compito assume una maggiore valenza se poi è associato ad un concorso, o meglio se prevede una visibilità pubblica dei prodotti significativi realizzati, con una condivisione dei risultati, e di conseguenza un confronto positivo di tutti gli attori coinvolti.

Riprendono le attività, quindi con il tema della festa dei morti, di Halloween, di Holywins, con una cassa di risonanza globale determinata da un influenza mediatica imponente, amplificata dal fenomeno delle serie TV che sfrutta la potenza del linguaggio cinematografico.

Ed il tutto avviene in un clima di paura e preoccupazione, determinato dall’emergenza sanitaria, in una scuola privata dei viaggi d’istruzione, degli sport di squadra, del compagno di banco, dei lavori di gruppo, con studenti di conseguenza demotivati, allora i compiti di realtà di sistema possono diventare uno stimolo per una ritrovata vitalità, un modo per rinascere e reinventarsi nella soluzione di un problema difficile, complesso ma non impossibile, visto e affrontato in modo unico ed originale dal bambino della scuola dell’infanzia al ragazzo del quinto anno della scuola secondaria di secondo grado.