Concorso straordinario per il Sostegno: più posti che candidati

da Tuttoscuola

C’è un intero settore, quello del sostegno agli alunni con disabilità, che da anni fatica ad assicurare la copertura del crescente fabbisogno di posti. La situazione dello scoperto è pressoché generalizzata sull’intero territorio e, in particolare, nella scuola secondaria di I e di II grado. In alcune province, per coprire tutti i posti di sostegno “in deroga”, cioè non stabili (quest’anno potrebbero essere circa 83-84 mila), si è costretti a ricorrere anche a supplenti privi del diploma di specializzazione al sostegno. E il deficit in cattedra di insegnanti di sostegno specializzati non migliorerà di molto con il concorso straordinario: in molte Regioni resteranno posti vacanti, mentre in altre numerosi candidati resteranno tagliati fuori. Ecco i dati. 

Ma perché non si trovano insegnanti di sostegno? L’approfondimento di Tuttoscuola.

 Chi vuol essere insegnante di sostegno? No, non è il titolo di un nuovo format televisivo, ma uno dei problemi del nostro Paese che vede ancora troppi posti vacanti per il sostegno, mentre il numero di studenti con disabilità continua ad aumentareUn buco enorme che non verrà coperto nemmeno dal concorso straordinario: per i 4.069 posti di sostegno per la secondaria di I grado (scuola media) il numero dei candidati complessivi è di soli 1.413, pari a circa un terzo del totale. In 13 Regioni su 18 ci sono meno candidati che posti. Alla fine del concorso rimarranno vacanti 2.720 posti, sempre che tutti i candidati riescano ad ottenere nella prova scritta almeno il punteggio minimo di 56/80. E lo stesso fenomeno si osserva per il concorso straordinario per il sostegno nella secondaria di II grado. Quali ragioni sono alla base di questa carenza di personale specializzato in alcune aree del paese? Tuttoscuola prova a dare una risposta a queste domande in un dossier di prossima pubblicazione, di cui anticipiamo alcuni dati e analisi.

Partiamo dai numeri. Per quanto riguarda il concorso straordinario nella secondaria di I grado, in 13 Regioni su 18 ci sono meno candidati che posti. Alla fine del concorso rimarranno vacanti 2.720 posti, sempre che tutti i candidati riescano ad ottenere nella prova scritta almeno il punteggio minimo di 56/80. Il dato più clamoroso è quello della Lombardia dove sono stati messi a concorso ben 1.259 posti (quasi un terzo del totale), ma che registra soltanto 261 candidati iscritti: non saranno assegnati, quindi, quasi mille posti. In Piemonte per 458 posti solo 50 candidati. Almeno l’89% dei posti banditi resteranno scoperti.

Le cose non sono poi tanto diverse per il concorso straordinario nella secondaria di II grado. Anche qui più posti (1.600) che candidati (1.332). Ancora una volta la Lombardia ha il primato negativo: soltanto 100 candidati per 421 posti con uno scoperto di 321 posti che rimarranno vacanti, seguita dal Piemonte con 223 posti senza vincitori finali, dal Veneto (212) e così via altre quattro Regioni con più posti che candidati. Alle superiori però il fenomeno è ribaltato al Sud: in Campania per 6 posti concorrono 215 candidati, in Sicilia 128 candidati per 9 posti; eccedenza di candidati rispetto al numero di posti anche in altre 8 Regioni meridionali e centrali. Questa situazione rovesciata produrrà un paradosso: il concorso straordinario per il sostegno – che ha costi organizzativi notevoli  – si concluderà con almeno 3.700 posti vacanti (quasi tutti al Centro-Nord) e oltre 700 candidati sicuramente esclusi (quasi tutti al Sud).  E questo nonostante al Sud ci siano in proporzione molti più posti in organico che al Nord (benché la legge 128/2013 avesse previsto l’armonizzazione del servizio su tutto il territorio nazionale).

D’altronde il numero di alunni con disabilità continua ad aumentare su tutto il territorio. Come ha ricordato il recente dossier di Tuttoscuola sul tema, negli ultimi 22 anni si è più che raddoppiato (+138%), e continua a crescere (nell’ultimo anno +5% rispetto al precedente). Allora vi era un alunno disabile con disabilità ogni 67 alunni (1,5% del totale), ora uno ogni 28 (3,5% del totale). Presto ve ne sarà in media uno ogni classe nella scuola italiana (1 su 25).
E il crescente numero di alunni con disabilità determina un parallelo aumento di posti di sostegno che il sistema fatica a stabilizzare. È di questi giorni la previsione contenuta nella manovra di bilancio per il 2021 di stabilizzare 25 mila posti di sostegno.

Ma perché non si trovano insegnanti di sostegno?
Innanzitutto il sistema subisce una continua “emorragia” con il passaggio di docenti di sostegno al posto comune. Ma di questo parliamo a parte.

Inoltre il percorso per diventare insegnante di sostegno prevede alcuni ostacoli non indifferenti. Il primo per conseguire la specializzazione, requisito necessario per diventare docenti di sostegno, è rappresentato dal tempo necessario (un anno almeno) per la frequenza di corsi universitari a numero chiuso (TFA), un tempo che va ad aggiungersi a quello impiegato per conseguire la laurea magistrale, senza contare che per accedere a posti di ruolo occorre anche il possesso dell’abilitazione all’insegnamento.
Il numero chiuso per l’accesso a questi tirocini formativi universitari esclude altri potenziali candidati. Dopo la preselezione (con un costo di iscrizione di 100-200 euro), per gli ammessi c’è anche il costo di iscrizione e frequenza ai corsi (mediamente circa 4 mila euro).
Un paio d’anni fa il ministro Marco Bussetti realizzò l’impegno di specializzare nell’arco di due-tre anni almeno 40 mila docenti di sostegno.
Servirà a colmare il vuoto registrato nel settore, ma nel frattempo, in attesa di quella boccata d’ossigeno (che comunque potrebbe non bastare), diverse graduatorie sono ancora in sofferenza.
Ma il percorso arduo per conseguire la specializzazione non rappresenta certo l’unico ostacolo per chi sogna di diventare insegnante di sostegno. A questo si aggiunge la delicatezza e complessità del lavoro, a contatto con situazioni personali difficili e toccanti e la scarsa integrazione con i colleghi del consiglio di classe. E ora si aggiunge il vincolo quinquennale sulla stessa sede, introdotto da settembre 2020 per i nuovi immessi in ruolo.

Forse è arrivato il momento di pensare a un nuovo modello per il sostegno: meno insegnanti di sostegno, più specializzati, meglio pagati, che operino in centri territoriali specializzati per patologia e che si interfaccino con i docenti su posto comune, chiamati a occuparsi collegialmente anche degli alunni con disabilità, come peraltro la normativa già prevede. Anche se nella maggior parte dei casi i genitori non lo sanno e gli insegnanti curricolari (e forse pure quelli di sostegno) lo dimenticano (o fingono)…