Asili nido, copertura in aumento al 25,5% ma il target europeo del 33% resta lontano

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

In Italia i servizi per la prima infanzia aumentano, con più posti disponibili e più fondi stanziati, ma non abbastanza da raggiungere la media europea. Siamo al 25,5% contro il 335 di obiettivo europeo. Nonostante le regioni del Sud registrino l’incremento più significativo rispetto all’anno precedente, continua a esistere il forte divario tra Centro-Nord e Mezzogiorno. Aumentano notevolmente anche le spese sostenute dalle famiglie che spesso decidono di rinunciare a far frequentare i nidi ai propri figli (dall’8% del 2008 al 12,9% del 2019) proprio per ragioni economiche. La stima della spesa annua per il servizio di asilo nido a carico di una famiglia, infatti, è passata dai circa 1.570 euro del 2015 ai 2.208 euro del 2019. L’analisi della situazione viene tratteggiata dall’Istat nel report “Offerta di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia. Anno educativo 2018/2019”.

I dati Istat
Nell’anno educativo 2018/2019 sono 13.335 i servizi per la prima infanzia pubblici e privati per un totale di 355.829 posti di cui il 51,6% sotto la responsabilità dei Comuni. L’offerta si compone per l’81% di asili nido, 10% delle sezioni primavera (per bimbi tra i 24 ed i 36 mesi) e 9% dei servizi integrativi per la prima infanzia come spazi gioco, centri per bambini e genitori e servizi educativi domiciliari. Rispetto all’anno precedente c’è un lieve aumento dell’offerta (0,3%), dovuto principalmente al settore pubblico con circa 2mila posti in più, mentre nel settore privato c’è stato un calo di circa mille posti. In Italia complessivamente i posti disponibili coprono però solo il 25,5% (era del 24,7% nel 2017/2018 ) dei potenziali utenti, bambini fino a 2 anni compiuti, ben lontani dal 33% fissato dall’Ue per sostenere la conciliazione della vita familiare e lavorativa e promuovere la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Le regioni del Sud fanno registrare l’incremento di posti più significativo, pari al 5,6%, rispetto all’anno educativo 2017/2018, contro lo 0,3% a livello nazionale. Ma a livello regionale i livelli di copertura più alti si registrano in Valle D’Aosta (45,7%), Umbria (42,7%), Emilia Romagna (39,2%), Toscana (36,3%) e nella Provincia Autonoma di Trento (38,4%). Tendenzialmente l’offerta di servizi si concentra nei grandi comuni e nelle aree più sviluppate economicamente.

La spesa
Nel 2018 quella “corrente” impegnata dai comuni per i servizi educativi ammonta a circa 1 miliardo e 501 milioni di eura, con una crescita generale rispetto all’anno precedente del 3% a livello nazionale e del 6% al Sud. Da un punto di vista di condizioni economiche i bambini che frequentano i servizi per la prima infanzia – rileva l’Istat – risultano avvantaggiati rispetto agli altri loro coetanei. Il reddito netto annuo delle famiglie con bambini che usufruiscono del nido è mediamente più alto (37.699 euro) di quello delle famiglie che non ne usufruiscono (31.563 euro). Anche il grado d’istruzione dei genitori si associa alla frequenza del nido: in quasi la metà casi è una laurea o un titolo superiore (49,5%); le quote sono decisamente più basse per il diploma superiore (31,8%) e per la licenza media (18,7%).