A. Cazzullo, La mia anima è ovunque tu sia

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Cazzullo scrittore

di Antonio Stanca

   Nato ad Alba nel 1966, Aldo Cazzullo è noto soprattutto come giornalista: a ventidue anni aveva cominciato a lavorare per “La Stampa”, dopo sarebbe andato al “Corriere della Sera” quale inviato speciale ed editorialista. Qui dal 2017 è anche titolare della Rubrica delle lettere. E’ autore di molti saggi, di libri-inchiesta, nei quali ha detto dei più importanti avvenimenti italiani e stranieri della storia moderna e contemporanea. Ha intervistato i loro protagonisti e alla storia d’Italia ha dedicato particolare attenzione.

   Assiduo, costante è stato il suo impegno di studioso, osservatore, critico e tanti sono stati i riconoscimenti che lo hanno dimostrato. Non è solo un giornalista Cazzullo ma anche una mente illuminata alla quale niente sfugge dei grandi fenomeni, delle profonde trasformazioni che i tempi moderni hanno provocato, della nuova vita, della nuova società, della nuova umanità che hanno determinato, delle nuove condizioni che hanno creato, dei nuovi orizzonti che hanno aperto. Impegnato nel reale, nel sociale non solo nazionale, nella definizione di nuove misure morali, di nuove dimensioni culturali è sempre Cazzullo. Un riferimento importante è la sua figura, il suo lavoro poiché servono a far conoscere, capire quanto sta avvenendo, orientare in un momento così complicato come quello dell’epoca moderna. La coscienza critica di questa, il suo interprete potrebbe essere definito. Uno spirito in tale movimento non poteva non lasciarsi attirare anche dall’idea di essere lo scrittore di quella storia, di quei tempi che tanto lo interessavano, sui quali tanto si era fermato ad indagare. Due sono i romanzi che finora ha scritto e del primo, La mia anima è ovunque tu sia del 2011, la Mondadori ha proposto di recente un’edizione speciale.

   Cazzullo vi narra di una vicenda prolungatasi nella città di Alba e nei suoi dintorni, boschi, fiumi, paesi, colline, cascine, dal 1945, dalla fine della seconda guerra mondiale, dagli scontri tra partigiani e nazisti e fascisti, dagli orrori che comportarono, al 2011, quando una mattina del mese di Aprile nei boschi di Alba viene trovato ucciso Domenico Moresco, un partigiano dei tempi passati. Capace sarà il Cazzullo di costruire intorno alla circostanza una storia che occuperà l’intero libro e che si sposterà in continuazione tra i giorni dell’accaduto e gli anni ’40 e ’60, quelli che più vicini erano stati alla guerra e a dopo. Allora il Moresco si era appropriato di quella parte del tesoro della Quarta Armata che avrebbe dovuto dividere con Alberto, altro partigiano e altro innamorato di quella Virginia voluta pure da Moresco e da lui esposta al pericolo dei nazisti e fascisti dai quali sarà uccisa. Con il tesoro Moresco si era arricchito, dopo la guerra era diventato un industriale del vino ma la storia della sua ricchezza e della bella Virginia non aveva cessato di circolare, non aveva smesso di tormentare l’animo di Alberto.

   Molto altro farà sapere lo scrittore, molti altri personaggi, luoghi, momenti della guerra partigiana e dei tempi seguenti farà vedere. Tutto farà ruotare intorno a quelli che sembrano gli eventi più importanti e tutto farà finire quando il colpevole, Domenico, sarà punito. Anche in quell’ultima circostanza, però, compariranno altre persone, Alberto non sarà solo quando ucciderà Domenico e così era stato per l’intero romanzo. Sempre ad improvvise, nuove presenze, nuove vicende, lo scrittore aveva fatto assistere, mai aveva smesso di farle rientrare in quanto stava succedendo. Mai era stata un’unica situazione.  Un segno può essere considerato della mobilità, dell’estensione, dell’indeterminazione alla quale Cazzullo vuole mostrare esposta la vita, dell’impossibilità di un’unica verità