da Tuttoscuola
La curva dei contagi non sembra dare cenni di rallentamento, per questo il Premier Conte accelera. Si va dunque verso un nuovo Dpcm, atteso per domani, lunedì 2 novembre, alle ore 12.00 Le indicazioni del Cts: “Nessun lockdown nazionale né regionale ma chiusure provinciali laddove è necessario; rivedere il trasporto pubblico”. Gli esperti sottolineano di attendere qualche giorno prima delle nuove misure. Intanto sembra che il nuovo Dpcm metta a rischio la didattica in presenza dalla terza media. Azzolina: “Tenere le scuole aperte significa aiutare le fasce più deboli della popolazione”.
Una stretta a livello locale nelle zone del territorio nazionale dove l’indice Rt è più alto: è questa l’ipotesi a cui sta lavorando il governo in queste ore prima di decidere se arrivare a misure restrittive di portata nazionale. Del tema si sarebbe parlato nella riunione pomeridiana a palazzo Chigi tra Giuseppe Conte, i capi delegazione ed il Cts. Conte e la maggioranza dovrebbero tornate a riunirsi domani, domenica. Una delle opzioni sul tavolo è quella di garantire lezioni in classe fino alla seconda media, con didattica a distanza dalla terza media in su.
Il governo starebbe valutando di imprimere una stretta anche agli spostamenti tra le Regioni. Il tema – a quanto si apprende da fonti della maggioranza – sarebbe stato discusso nel corso della riunione a palazzo Chigi ma ancora non sarebbe stata presa nessuno una decisione. Inoltre l’esecutivo starebbe valutando anche di predisporre degli Hotel Covid dove ospitare persone che non avendo spazio a casa per isolarsi rischiano di contagiare i familiari.
Intanto la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, proprio ieri ha ribadito l’importanza della didattica in presenza dalla sua pagina Facebook: “Tenere le scuole aperte significa aiutare le fasce più deboli della popolazione. Significa contrastare l’aumento delle disuguaglianze, un effetto purtroppo già in corso, a causa della pandemia. Significa tutelare gli studenti, ma anche tante donne, tante mamme, che rischiano di pagare un prezzo altissimo”.
“In mezzo a tante incognite, una certezza c’è: la chiusura delle scuole non produce gli stessi effetti per tutti – ha detto ancora Azzolina -. La forbice sociale si allarga, il conto lo pagano i più deboli. Ci sono poi territori in cui la chiusura delle scuole è sinonimo di dispersione scolastica. E la dispersione scolastica – chiamiamo le cose con il loro nome – equivale all’abbandono dei ragazzi. Ampliare il divario tra famiglie benestanti e famiglie svantaggiate è una responsabilità enorme. Dobbiamo esserne consapevoli. La scuola è futuro. Senza scuola il Paese diventa più debole”.