«Rivoglio tutti in classe Ma su quale sarà la data non faccio pronostici»

da Corriere della sera

Intervista a Lucia Azzolina

Gianna Fregonara

Ministra Lucia Azzolina, da domani 2 milioni e mezzo di studenti delle scuole superiori fanno lezione da casa. Nelle zone rosse anche i ragazzi e le ragazze di seconda e terza media saranno in Dad. Non era possibile fare altrimenti?

«La situazione in tutta Europa è seria, le decisioni che abbiamo preso sono state difficili: persino lasciare le primarie e le secondarie di primo grado aperte nelle zone rosse non è stato semplice. C’era una cosa che ci stava a cuore: tutelare gli studenti più deboli. Ma per quanto mi riguarda potrò sentirmi sollevata soltanto quando tutti i miei studenti potranno tornare in classe».

Il 4 dicembre? O se ne riparla dopo Natale?

«Le lezioni del primo ciclo sono in presenza. E alle superiori i laboratori sono aperti e i ragazzi con bisogni educativi speciali possono andare in classe a piccoli gruppi. Per la riapertura non faccio pronostici, lavoro per limitare i disagi».

Come?

«Ho scritto agli uffici scolastici regionali chiedendo di continuare il lavoro di quest’estate con gli assessori per trovare soluzioni per i mezzi di trasporto».

Perché avete deciso di chiudere le seconde e terze medie nelle zone rosse? I ragazzi non vanno con i mezzi, le scuole sono vicine e gli studenti autonomi. A che cosa serve?

«Nelle zone rosse ci sono molte limitazioni per tutti, ma le scuole restano aperte fino alla prima secondaria di primo grado. Abbiamo pensato di garantire i bambini che hanno cominciato la nuova scuola, che sono passati dalla maestra ai professori. Tenere aperte le scuole nelle zone rosse è stato un risultato notevole».

Gli studenti delle medie in Dad faranno soltanto metà ore di lezione?

«Nelle linee guida per la Dad abbiamo scritto che devono fare almeno tre ore al giorno in modalità sincrona».

Cioè tutti insieme. E le altre?

«Ci sono tante sperimentazioni didattiche, gli insegnanti decideranno».

Francia, Gran Bretagna e Germania non hanno chiuso le scuole. Perché invece in Italia le scuole sono state a rischio dal primo giorno?

«In Italia, la scuola non è stata mai considerata nello stesso modo che negli altri Paesi. Ma noi abbiamo messo un paletto in questi giorni: la scuola non è meno importante delle altre attività».

Veramente prima i governatori hanno fatto un po’ come volevano, poi nel governo lei è apparsa isolata.

«È normale che ci si confronti: no, non mi sono sentita isolata. Anzi devo ringraziare il governo e il presidente del consiglio. Dal primo momento ho visto una grandissima sensibilità verso una scuola di qualità. Ora per la scuola è cambiata la musica, anche sugli investimenti. Non siamo più la Cenerentola del Paese».

Prima di decidere la Dad per le superiori avete parlato di dispersione scolastica, dei rischi di perdere un altro anno di scuola?

«Moltissimo, il problema della dispersione scolastica mi sta molto a cuore. Ne ho parlato anche con il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco: è una piaga soprattutto in alcune zone del Sud dove rischiamo di perdere per strada molti adolescenti. Ci sono realtà in cui i ragazzi se non vanno a scuola rischiano di non mangiare. Non tutti vivono in case grandi e accoglienti. Per questo ho provato in questi mesi a dare il più possibile libri, connessioni e device».