DPCM: meglio tardi che mai

DPCM: meglio tardi che mai

di Gabriele Boselli

Pur con almeno venti giorni di ritardo e in misura ancor insufficiente, la decisione dell’ Indeciso è giunta. Certo, tentare di far ragionare l’ opposizione e quella neoDS che una Provvidenza distratta ha messo a capo del MIUR era un tentativo da espletarsi. Ma intanto il contagio si è esteso, si sono aggiunte diverse centinaia di sacrifici umani al dio Virus; un poco anche per l’ideologia della didattica in presenza fisica a ogni costo..

Probabilmente -fino a app Immuni e simini e vaccinazione obbligatorie estese-  le legioni infernali  dei virus infieriranno e riprenderanno in varie fasi a colpire. Insegnanti, bidelli e personale educativo della scuola dell’infanzia, della primaria e della secondaria di I grado, spesso di età piuttosto elevata e perciò candidati alle forme più gravi della malattia, in ambienti affollati e quasi sempre chiusi come le nostre classi continueranno a rischiare fortemente. Al loro ritorno a casa, i nonni -che spesso se i genitori lavorano hanno in custodia i bambini- correranno rischi più gravi data l’età.

Sarebbe stato meglio che tutta l’ Italia avesse visto una generalizzazione della didattica a distanza, comunque l’ultimo DPCM  è già qualcosa ed è sempre meglio tardi che mai. Penso tuttavia, ai fini di un ancor più deciso contrasto alla pandemia, che occorrerà ridurre anche l’esposizione al virus dei bambini delle scuole dell’  infanzia della primaria e delle “medie” e per essi, dei loro famigliari; questo sia in aula che nei trasporti. Certo le scuole -dispositivo diffusore principale insieme ai trasporti, agli ospedali e alle nostre permeabilissime carceri- non possono restare sempre chiuse, le loro funzioni affidate sempre all’educazione famigliare. Che fare allora?

Divenire Maestri: l’atto magistrale in-segna in qualsiasi circostanza. Essenzialmente si tratta di far comprendere al pubblico e ai (rari) insegnanti inconsapevoli che la didattica per via telematica, pur non essendo l’ideale se condotta in esclusiva non è comunque una didattica dell’ assenza, una didattica del nulla, una non-didattica. Oggi gran parte dei docenti colti dispone di una buona confidenza con  i mezzi materiali e immateriali dell’informatica e ha buone competenze  di metodologia. Quelli non colti o relazionalmente demotivati per nascita o sopravvenuto sfinimento, spesso arrivati alla cattedra per diritto di stagionatura in graduatorie infinite o solo per aver vinto nelle lotterie dei test,  non educano e non  insegnano comunque gran che, sia in contesti di presenza materiale sia elettronica.

I docenti colti, veri Maestri che hanno studiato e studiano molto e voglion bene ai ragazzi, già spendono buona parte del  tempo più a indirizzare i ragazzi a uno studio in autonomia che a svolgere mastodontici programmi e spiegare pesantissimi quanto spesso intonsi libri di testo.

Laddove la didattica venisse in parte o in toto svolta in presenza, sarebbe cosa pedagogicamente  e sanitariamente benemerita se fosse accompagnata da dimezzamento delle presenze in classe e degli orari di lezione per ciascun alunno. Dunque, riguardo al DPCM, meglio tardi e parzialmente che totalmente e mai; ma i prossimi DPCM dovrebbero essere più tempestivi e rigorosi.