Le ragioni di una scelta

Le ragioni di una scelta

di Maurizio Tiriticco

Ho fatto la mia scelta: io sono con i democratici vincitori, JOE BIDEN e KAMALA HARRIS! Ecco le motivazioni. Ritengo che negli USA la visione dei democratici, “il partito dell’asinello” rivolta al sociale è sempre di un estremo interesse: molto più attenta rispetto a quella dei repubblicani, “il partito dell’elefantino”. Potremmo anche dire: progressisti i primi e conservatori i secondi. Biden poi, in materia di educazione, intende rafforzare i college pubblici e le università: soprattutto quelle istituzioni storicamente frequentate da afroamericani. Sembra che sia previsto un piano di 70 miliardi di dollari a favore di queste istituzioni per far avanzare ed espandere strutture, infrastrutture educative e tecnologiche, e migliorare anche la stessa accessibilità finanziaria. Biden vuole anche abolire le tasse scolastiche per le famiglie che guadagnano meno di 125.000 dollari. E intende permettere a tutti di frequentare due anni di “community college” e programmi di formazione senza il pagamento delle consuete tasse scolastiche.

E’ bene ricordare che la grande tradizione democratica USA, in materia di educazione e di scuola, ha un padre illustre, John Dewey (Burlington1859 – New York, 1952). Mi piace riportare dal suo notissimo “Democrazia e Educazione” queste parole (pag. 13): “Una società trasforma esseri non iniziati e apparentemente estranei, in validi depositari delle sue risorse ed ideali, per mezzo di varie istituzioni, espressamente e non, designate a tal fine. L’educazione è perciò un processo di nutrizione, di allevamento, di coltivazione. Tutte queste parole significano che essa implica attenzione alle condizioni della crescita. Parliamo anche di allevare, far crescere, tirare su, parole che esprimono la differenza di livello che l’educazione tende a eliminare. Etimologicamente la parola educazione significa precisamente un processo di guidare, o tirare su. Se teniamo dinanzi alla mente il risultato del processo, per educazione intendiamo un’attività che modella, che forma, che plasma, cioè che modella nella forma normale dell’attività sociale In questo capitolo ci occuperemo di come in generale un gruppo sociale alleva i suoi membri immaturi fino a condurli alla propria forma sociale”.

Ed è opportuno sottolineare che “Democrazia e Educazione”, o meglio “Democracy and Education”, fu pubblicato a New York nel lontano 1916, ma venne pubblicato in Italia, tradotto da Enzo Enriques Agnoletti e Paolo Paduano, soltanto nel 1949, in Firenze per i tipi de “La Nuova Italia”. E perché ben 33 anni dopo? Ovviamente perché la scelta educativa adottata dalla dittatura fascista andava in una direzione totalmente opposta da quella di cui alle indicazioni di un Dewey. E potrei aggiungere di un Piaget e di un Vygotskij, anche a prescindere, ovviamente, dalla vivace polemica che corse tra i due illustri pedagogisti europei. Il fascismo, infatti, scelse, com’è noto, di educare tutti i bambini italiani al solo “credo fascista”. E non fu un caso che nel 1929 il “Ministero della Pubblica Istruzione” venne ridenominato “Ministero dell’Educazione Nazionale”! E’ noto, infatti, che l’istruzione attende alle conoscenze, l’educazione ai valori! Pertanto educare è un’attività ben più significativa rispetto all’istruire. Ed allora occorreva educare soltanto ai valori fascisti! E non fu neanche un caso che tra gli slogan dei fascismo figuravano parole d’ordine di questo tipo: “i bimbi d’Italia son tutti Balilla”; “libro e moschetto, fascista perfetto”; ”vivere pericolosamente”; “credere obbedire combattere” “il Duce ha sempre ragione” e mille altri! Che, da bravo balilla moschettiere quale sono stato, ricordo a memoria.

Tornando a bomba, come si suol dire, penso che veramente la nuova amministrazione statunitense possa segnare una svolta importante anche e soprattutto in materia di politica estera. In un mondo in cui l’Europa, da grande che è stata, si è fatta piccola piccola! E nel quale ad est e ad ovest primeggiano due grandi nuove potenze, gli Stati Uniti e la Cina! La politica di Trump, con la sua mania di grandeur, ha sempre guardato all’Europa, o meglio all’Unione Europea con estrema sufficienza. E la stessa UE, almeno a mio modesto vedere, ha le sue responsabilità. Sembra infatti che le visioni di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, che nel lontano 1941 – anno in cui le forze dell’Asse sembravano avere la meglio nei confronti di un’Europa libera – sull’isola di Ventotene, dove erano stati confinati dal regime fascista, scrissero quel Manifesto che allora aveva più l’aria di un sogno che di una realtà possibile, siano oggi abbastanza scolorite!

Forse a causa della politica di alcuni Paesi dell’Europa orientale che all’Unione Europea, di cui sono membri, di fatto credono assai poco. E forse anche a causa di tante formazioni politiche di destrai dell’Europa occidentale che oggi piangono per avere perduto il loro migliore alleato di oltreoceano! Insomma, OGGI la scacchiera mondiale è più aperta che mai ed è il caso di dire che les jeux non sono affatto fatti, ma… sono tutti aperti! Ancora!