Rapporto UE: spesa Italia su Istruzione tra le più basse in Europa

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da Tuttoscuola

L’Italia investe poco nell’educazione, il digitale va così così. e il tasso di dispersione scolastica resta ancora preoccupante. I dati che arrivano dall’annuale rapporto di monitoraggio sull’educazione e la formazione, realizzato dalla Commissione europea, dal titolo Education and training monitor 2020, fotografano un Paese, l’Italia, che ha le potenzialità, ma che non si applica.

Per la precisione, nel 2020 i sistemi di istruzione e formazione dell’UE si sono trovati ad affrontare circostanze e difficoltà eccezionali. La chiusura quasi totale delle scuole durata circa due mesi e iniziata a metà marzo a causa della pandemia di Covid 19, ha coinvolto oltre 95 milioni di studenti e 8 milioni di docenti di tutti i settori e livelli dell’istruzione in tutta l’UE. Grazie agli enormi sforzi compiuti dal settore dell’istruzione, gli Stati membri dell’UE sono tuttavia riusciti a garantire la continuità dell’istruzione introducendo rapidamente l’apprendimento a distanza, spesso nell’arco di pochi giorni o settimane. Nell’autunno 2020 la stragrande maggioranza degli Stati membri ha reintrodotto l’insegnamento in presenza, nella maggior parte dei casi imponendo rigorose norme di sicurezza e prevedendo casi d’emergenza, il che ha reso il rientro difficile dal punto di vista sia pedagogico sia organizzativo. I principali problemi hanno riguardato le disparità di accesso all’apprendimento a distanza, la sua qualità, e il benessere psicofisico degli studenti.

Non si conosce ancora l’impatto della chiusura delle scuole sull’apprendimento. Poiché il ciclo di prove nazionali INVALSI del 2020 è stato annullato, in assenza di altre indagini le prime indicazioni saranno disponibili solo dopo il prossimo ciclo di prove, attualmente previsto per maggio 2021.

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Digitale

Secondo quanto si apprende dal focus, le scuole italiane sono dotate di strumenti digitali in linea con gli altri paesi dell’UE, ma sono in ritardo per quanto riguarda il livello e la velocità di connessione. Sebbene praticamente tutte dispongano di un collegamento Internet (95,4%, MIUR), solo il 26,9 % ha una connessione ad alta velocità, ben al di sotto della media UE (47 %). Il 43% dei dirigenti scolastici segnala un accesso insufficiente a Internet (OCSE, TALIS 2019) (UE-22 23,8 %). La fiducia degli studenti nelle proprie competenze digitali è paragonabile alla media UE, così come la percentuale di studenti che utilizzano settimanalmente il computer a scuola. Per contro, la percentuale di docenti che si sentono ben preparati o molto preparati a utilizzare le TIC per l’insegnamento è inferiore alla media UE-22 (il 35,6% contro il 37,5%) (OCSE, TALIS 2019). La crisi COVID-19 ha indotto il governo a incrementare gli investimenti nella digitalizzazione delle scuole. Il limitato progresso dell’innovazione digitale nell’insegnamento è in parte legato all’età media avanzata e alle scarse competenze digitali del corpo docente.

Il passaggio alla didattica a distanza dovuto al COVID-19 ha evidenziato la necessità di garantire parità di accesso a tutti i discenti, in particolare a quelli provenienti da contesti svantaggiati e già a rischio di esclusione. Da un’indagine condotta a livello nazionale dal ministero dell’Istruzione è emerso che praticamente tutte le scuole sono riuscite a realizzare attività di didattica digitale, e che solo il 2,6% degli studenti non aveva accesso ad alcuna forma di apprendimento a distanza. Tuttavia, secondo l’Istituto nazionale di statistica, nel 2019 oltre il 12% dei bambini tra i 6 e i 17 anni viveva in famiglie senza PC o tablet (e al sud la cifra saliva fino a quasi un quinto) e solo il 6% in famiglie con almeno un PC per persona. Quattro bambini su 10 vivevano inoltre in condizioni di sovraffollamento (Istat 2020). Il Consiglio dell’Unione europea ha adottato, nell’ambito del semestre europeo 2020, una raccomandazione specifica per paese destinata all’Italia per “rafforzare l’apprendimento a distanza e il miglioramento delle competenze, comprese quelle digitali” (Consiglio dell’Unione europea, 2020).

Investimenti nell’Istruzione

Nonostante un leggero aumento nel 2018, la spesa per l’istruzione in Italia rimane tra le più basse nell’UE. Nel 2018 la spesa pubblica per l’istruzione è aumentata dell’1% in termini reali rispetto all’anno precedente, ma resta ben al di sotto della media UE, sia in percentuale del PIL (il 4 % contro il 4,6 %) sia in percentuale della spesa pubblica totale, che all’8,2%, è la più bassa dell’UE (9,9%). Mentre la quota di PIL assegnata all’educazione pre-primaria, primaria e secondaria è sostanzialmente in linea con gli standard europei, la spesa per l’istruzione terziaria è la più bassa dell’UE, sia in percentuale del PIL (lo 0,3% contro lo 0,8%) sia in percentuale della spesa pubblica per l’istruzione (il 7,7 % contro il 16,4 %). È opportuno notare che, mentre la spesa pubblica per l’istruzione è diminuita complessivamente del 7 % nel periodo 2010-2018, nello stesso periodo la spesa per l’istruzione superiore è stata ridotta del 19%.

La percentuale maggiore della spesa per l’istruzione è destinata agli stipendi dei docenti. Nel 2018 oltre tre quarti del bilancio destinato all’istruzione (76%) sono stati spesi per la retribuzione dei dipendenti (contro una media UE del 65%), mentre la spesa relativa ai consumi intermedi e agli investimenti lordi si è attestata ben al di sotto della media UE (rispettivamente 10% e 3%; UE 13% e 7%).

Dispersione scolastica

Il tasso di abbandono scolastico è nuovamente in calo, ma resta tra i più alti dell’UE, soprattutto al sud e tra i giovani nati all’estero. La percentuale di giovani nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente l’istruzione e la formazione è stata del 13,5% nel 2019, con un calo rispetto al 14,5% dell’anno precedente che conferma la tendenza al ribasso dell’ultimo decennio. Pur essendo al di sotto dell’obiettivo nazionale del 16%, il tasso di abbandono scolastico resta ben al di sopra della media UE del 10,2% e si situa a notevole distanza dal parametro di riferimento UE 2020 del 10%. Tra le regioni i tassi variano in modo considerevole, dal 9,6% nel nord-est al 16,7% nel sud. I ragazzi hanno più probabilità delle ragazze di abbandonare la scuola prima del tempo (il 15,4% contro l’11,3%). Attestandosi al 32,5%, il tasso di abbandono scolastico per i giovani tra 18 e 24 anni nati all’estero è quasi il triplo rispetto a quello di chi è nato in Italia (11,3%) ed è notevolmente superiore alla media UE del 22,2%.