Studenti e prof no Dad a lezione davanti Montecitorio

da Il Sole 24 Ore

di Redazione Scuola

Sulla scia di Anita e Lisa, le due studentesse di dodici anni che da settimane protestano a Torino per la scuola in presenza all’ingresso del loro istituto, anche alcuni prof si sono materializzate in carne e ossa a Cuneo, Firenze, Faenza – ieri, nella giornata internazionale degli studenti – per fare lezione all’aperto a un manipolo dei loro ragazzi e reclamare la riapertura del sistema dell’istruzione, chiuso per il Covid.

Lezioni ribelli, presidio didattico, collettivo «no Dad», chiamatelo come volete: quello di ieri è stato il primo appuntamento con lezioni dal vivo organizzato da «Priorità alla scuola» il movimento che unisce genitori, ragazzi, docenti, e personale scolastico, e che chiede il ritorno dell’istruzione in presenza, il recupero della normale vita di classe.

A Roma, davanti a Montecitorio, gli studenti con le maschere dei politici hanno fatto la lezione su come, chi ci governa, dovrebbe investire i soldi sulla scuola. Il flash mob romano è stato organizzato dalla Rete degli studenti medi, sostenuti dal movimento Priorità alla Scuola, gli stessi studenti che, con l’Unione degli universitari, hanno scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte spiegando che «senza una profonda riforma del sistema istruzione non andrà tutto bene». Fatto anche di quel guardarsi negli occhi che svela cosa passa per la testa dei ragazzi e delle ragazze, di quegli adulti di domani, la cui formazione è affidata ai prof che sono le loro guide verso il futuro.

Di energia termica ha parlato nella sua lezione di fisica la prof Maria Angela Vitali a Firenze, davanti al liceo scientifico Castelnuovo, con cinque dei suoi studenti a seguire dal vivo e gli altri collegati da casa. «Facciamo la stessa lezione di sempre, ma la facciamo davanti alla scuola», ha sottolineato la professoressa che ha fatto un doppio appello per chi c’era e per i “distanti”.

Il Rinascimento è stato l’argomento approfondito dalla prof di storia dell’Arte Sara Maosero che alle otto, prima campana, era già davanti al liceo Peano-Pellico. «Resto qui all’aperto, a oltranza, finché le scuole riapriranno – ha spiegato l’insegnante -. La didattica a distanza funziona per periodi brevi. La scelta del Governo di chiudere i luoghi di diffusione della cultura come scuole, teatri o musei è criminale e sbagliata». Maosero ha avvisato con una mail le sue 9 classi («Da domani vado davanti alla scuola per insegnare»). I colleghi le hanno portato un thè caldo al cambio d’ora. «Spero che qualcuno si unisca in questa protesta. Dobbiamo farci sentire, far capire che le scuole chiuse sono un diritto negato. In tre mesi in estate gli istituti si sono attrezzati per lezioni in sicurezza. Resto qui finché ci sarà di nuovo dato il diritto di insegnare in aula, in presenza, non davanti a uno schermo», ha detto la prof di storia dell’arte con paraorecchi a ripararla dal freddo.

Davanti al liceo Torricelli Ballardini a Faenza (Ravenna) stesso film, la prof Gloria Ghetti, docente di storia e filosofia, ha fatto lezione nel cortile della scuola. Seduti sui gradini, c’erano cinque suoi studenti, gli altri compagni seguivano da remoto. Anche lei non ha resistito al richiamo dei ragazzi dopo averli visti al freddo come Anita e Lisa. «Allora ho capito esattamente cosa dovevo fare: il nostro lavoro non può prescindere dalla presenza, la dad è alienante», e la prof Ghetti è arrivata anche lei. «La lezione – sottolinea – nasce da loro, dalle loro domande, dai loro dubbi, anche dai loro sguardi e stati d’animo. Tutto questo in uno schermo non ci può stare». «Non possiamo considerare questa seconda ondata, ampiamente attesa, un’emergenza. Occorreva prepararsi, ma non è stato fatto. Siamo qui a chiedere cosa state facendo per farci tornare a scuola il 4 dicembre quando scadrà il Dpcm?», domanda la Ghetti che rileva anche come la Dad ha «enfatizzato le differenze socioeconomiche», e che per i ragazzi «uscire da casa e venire da scuola è anche un indispensabile momento di emancipazione dall’ambiente sociale di provenienza».

Altre lezioni disobbedienti seguiranno: “Priorità alla scuola” sta raccogliendo la disponibilità di altri prof per presidi didattici anche a Roma, Bologna e Milano.