Licei e istituti, ritorno in classe nel 2021: “Apriranno solo dopo la Befana”

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – Si sta convincendo anche la ministra, che pure a lungo ha urlato: aprite le scuole. Con le superiori di secondo grado chiuse in tutto il Paese dal 6 novembre scorso e le seconde e terze medie a lezione a distanza nelle sette regioni (più una provincia autonoma) marchiate in rosso, Lucia Azzolina ha recentemente detto: “Non me la sento di dare una data di riapertura, questi sono giorni molto delicati. Spero in un ritorno graduale a scuola. Di certo, non si rientrerà tutti in classe, la data del 4 dicembre è troppo vicina per poter programmare ogni cosa”.

Un ritorno graduale, sia per cicli scolastici che per realtà regionali. L’ipotesi minima, e molto timida, è quella di riportare in classe dal 9 dicembre le prime classi superiori e le quinte, destinate a giugno a una Maturità che si immagina di nuovo completa. Ma il mondo dell’istruzione si sta apprestando a un rientro di licei, tecnici e professionali per giovedì 7 gennaio. Dopo le vacanze invernali. Da oggi al giorno dopo la Befana c’è un mese e mezzo di tempo per affrontare le tre grandi questioni che hanno messo in crisi una scuola arrivata all’appuntamento del 14 settembre impreparata: i trasporti, il tracciamento dei contagi interni, in particolare quello dei docenti, e il carico straordinario di assenze in cattedra dovute a un arruolamento fallimentare.

Il ministero dell’Istruzione, con i suoi uffici, sta lavorando con quella data come orizzonte: 7 gennaio. “Riceviamo mail disperate di presidi che vorrebbero aprire domani, ma non ce la fanno più a gestire una scuola in queste condizioni. Quarantene, assenze, Asl che non rispondono, nessuna certezza di controllo dei positivi. I dirigenti hanno ancora addosso la stanchezza di un’estate trascorsa a misurare gli spazi. Senza garanzie, non se la sentono di ripartire”. Questo è il centro dell’Istruzione, Viale Trastevere. In periferia ci si muove con le stesse coordinate – “dopo le feste” – che, comunque, nessuno ha ancora messo per iscritto. L’Ufficio scolastico regionale del Veneto spiega: “Da tempo lavoriamo con l’assessore ai Trasporti per avere mezzi più sgombri, ma la questione richiede tempo e, quindi, procediamo immaginando di riaprire le superiori il 7 gennaio”.

Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio, mette in fila le date: “La prima riapertura possibile, il 4 dicembre, data di scadenza dell’ultimo decreto, cade di venerdì, a ridosso del weekend. Martedì 8 c’è la Festa dell’Immacolata. Diciamo che riportare i licei in presenza dal 9 al 22 dicembre è un’idea priva di logica. D’altro canto, non si riusciranno a mettere a posto le tre grandi criticità entro il 2020. La nostra paura è quella di non essere pronti neppure per i giorni successivi alla Befana. Non vediamo grandi lavori in corso e i dieci giorni che il governo regalerà allo shopping natalizio sono un rischio che non ci possiamo permettere. Oggi la scuola è più importante delle spese per le feste. Sono convinto che molte classi lavoreranno a distanza anche nei giorni successivi a Natale e Capodanno, tra gli studenti c’è un bisogno forte di un rapporto con i docenti. Già oggi diverse sezioni si tengono in contatto con gli insegnanti il sabato e la domenica”. I sindacati lo hanno chiesto esplicitamente: “Ripartiamo in sicurezza e con ordine il 7 gennaio”. E se domani Vincenzo De Luca deciderà se riaprire per l’infanzia e la prima elementare in Campania, l’altro ieri il sindaco di Messina ha chiuso le scuole della città di ogni ordine e grado.

Su un punto Azzolina ha innestato la retromarcia. Dopo aver detto “no” per tutta l’estate ai colleghi De Micheli e Boccia per un piano condiviso sui flussi dei trasporti (“le scuole sono autonome, i presidi sanno che cosa devono fare”), lunedì scorso la ministra ha chiesto al suo capo di gabinetto di scrivere agli Uffici scolastici regionali affinché, insieme ai presidenti di Regione e agli assessori ai Trasporti, rivedano gli orari d’ingresso e d’uscita nei singoli istituti: serve liberare mezzi pubblici che nel primo mese di lezione sono stati ingombri e pericolosi. Paola Salomoni, assessora regionale alla Scuola in Emilia Romagna, conferma: “Se con la bacchetta magica domani tornassimo tutti in presenza, non riusciremmo a reggere. Con autobus che viaggiano al 50 per cento ci servono più mezzi. Stiamo stimando le risorse necessarie a livello nazionale, dobbiamo fare presto”. Molti istituti superiori, con la ripartenza di gennaio, avranno ingressi spostati in avanti.

Il Comitato tecnico scientifico è radicalmente contrario al mantenimento dei licei chiusi. In queste ore ha messo a verbale un parere che discende dall’ultima videoconferenza con Oms e Unesco (Azzolina presente). Dice: “Bisogna risolvere tempestivamente le questioni riguardanti il mondo della scuola. Considerate le conseguenze devastanti su bambini, ragazzi, adolescenti e la società nel suo insieme, le chiusure scolastiche dovrebbero essere considerate come l’ultimo provvedimento, temporaneo e solo locale, nel caso in cui l’epidemia non possa essere gestita con diverso approccio. Le chiusure hanno un impatto negativo sulla salute dei ragazzi alterando il loro benessere affettivo e sociale”. Il Cts ricorda che in Francia e Inghilterra gli istituti di istruzione sono rimasti aperti e che in Campania, da marzo ad oggi, la maggior parte degli studenti ha fatto 14 giorni di lezioni in classe”.