Diritti, doveri, ansie e paure al tempo del COVID

Diritti, doveri, ansie e paure al tempo del COVID

di Bruno Lorenzo Castrovinci

La sfida della scuola italiana, al tempo dell’emergenza sanitaria, assume colorazioni, sempre più fosche, questo a causa di fattori innescati, da paure se pur legittime da parte delle famiglie, che dall’altro costringono gli addetti ai lavori a vivere e valutare ogni azione e processo intrapreso sotto una nuova prospettiva.

E se da un lato gli investimenti, sono stati importanti, con rinnovati, dove si è lavorato bene, ambienti di apprendimento, una maggiore digitalizzazione della didattica, la scoperta e messa in funzione di piattaforme digitali e una didattica digitale integrata che avanza, in un contesto che non vuole cambiare, in quanto la didattica trasmissiva è troppo integrata con il suo DNA.

A questo si aggiungono, i nuovi banchi, per i più coraggiosi e innovativi, che hanno scelto la tipologia con le ruote un salto in avanti senza pari, o meglio per alcuni un salto nel vuoto, tenuto conto delle polemiche che i soliti noti, difensori di una scuola ottocentesca hanno alimentato e continuano ad alimentare.

In fondo, siamo un paese libero, ognuno scelga gli ambienti di apprendimento che preferisce, nessuno obbliga chi non vuole sperimentare nuove forme di didattica di cambiare ad ogni costo.

E se da un lato le lezioni sembrano aver ripreso il loro ritmo, ordinario, e le attività didattiche rientrare nella quotidianità, dall’altro all’esterno delle aule cresce e si alimenta la paura del contagio.

In alcune realtà dove fortunatamente non ci sono state vittime, l’ansia dell’ignoto, rende le famiglie preoccupate a tal punto che preferirebbero che la scuola chiudesse.

E se i ragazzi, più grandi ormai sono confinati a casa, e vivono la loro adolescenza in solitudine, il tempo più bello privato delle relazioni in presenza, dello stare con gli amici, dei primi amori, di quel tempo scuola che ti fa diventare grande, ti fa pensare, e che costruisce l’uomo e la donna del futuro.

I più piccoli sono alle prese con una mascherina, che non si può togliere se non per bere o per fare merenda, piccoli occhi tristi, costretti, a vivere il tempo scuola senza più il compagno di banco, con la paura di diventare la causa della morte prematura dei loro nonni.

Servizi mensa e trasporto, incerti, a volte mai attivati e se forniti, con molte difficoltà nelle aule, genitori che non vogliono che i figli rimangono il pomeriggio, in quanto il lungo tempo di permanenza a scuola con le mascherine, sembra eccessiva.

Le soluzioni, tante, nessuno, in alcuni contesti, gli enti locali, e le imprese aggiudicatrici dei servizi mensa dialogano con la scuola a ricerca di soluzioni, affrontano insieme il malcontento popolare, in altre purtroppo il tutto si traduce in un sovraccarico di lavoro per i dirigenti scolastici.

Con un mare in tempesta, questi capitani, alcuni di lungo corso, ma altri di prima nomina, si barcamenano tra casi positivi, chiusura di plessi, docenti in quarantena ed erogazione della didattica digitale integrata evoluzione della didattica a distanza, cambia il nome ma per i dirigenti e le famiglie rimane pressappoco la stessa.

Cosa funziona? Sicuramente la consegna delle mascherine e del gel, da parte del commissario straordinario, una buona pratica da estendere anche ad altri beni necessari alla scuola come gli articoli per la pulizia e per i servizi igienici, primo tra tutti la carta igienica e i rotoloni per asciugarsi.

Un’unica stazione appaltante, una gestione che funziona nell’organizzazione della logistica generale, uno stato efficiente rispetto agli enti locali, che con i loro problemi di bilancio fanno acqua da tutte le parti.

A tutto questo si aggiungono gli adempimenti annuali, la contrattazione d’istituto, il programma annuale, l’aggiornamento del PTOF, i servizi assicurativi aggiuntivi, le nomine, i pensionamenti, i PON, e tutti gli atti di gestione del personale.

Adempimenti affrontati con lo stesso personale di sempre, i progetti di costituzione di un middle management sono rimasti nel cassetto, eppure la scuola ha necessità di figure intermedie competenti che aiutino il dirigente scolastico e gli organi collegiali nella gestione ordinaria e negli adempimenti periodici, che di fatto sono troppi rispetto alle strutture esistenti.

Allora tutto è lasciato al caso, in alcuni contesti, ci sono molti che si fanno avanti, che condividono l’onere della gestione, dedicano del tempo alle attività di governance, in altre purtroppo non c’è nessuno, le cause, sicuramente un corpo docente e ATA           tra i più vecchi d’Europa, stanco e provato dalle ristrettezze economiche del periodo.

A questo si aggiunge che la maggior parte del personale delle scuole è costituito da donne, che oltre a svolgere il loro lavoro, sono impegnate negli adempimenti domestici, come casalinghe, nel tempo pomeridiano.

A questo al tempo del COVID, si aggiunge, il sovraccarico, di nuovi adempimenti, rilevazioni, monitoraggi, ricalcolo di somme per organico COVID assegnato, consegna di dispositivi agli alunni, gestione dei servizi di supporto alla didattica digitale integrata.

Le famiglie all’oscuro di tutto questo, e in sofferenza, avvertono le difficoltà del sistema, ma le vivono come inefficienze di un sistema educativo ormai sempre più equiparato ad un servizio a domanda, dove il contributo educativo delle stesse è diminuito, mentre sono aumentate le lamentele per i bisogni che inevitabilmente sono insoddisfatti.

E se il diritto obbligo all’istruzione, da un lato garantisce le giovani generazioni, dall’altro crea frustrazioni nelle famiglie, che vorrebbero decidere se mandare o meno i figli a scuola, per tutto il tempo o solo per alcune ore la giornata.

Homeschooling, o istruzione parentale, sono le soluzioni che molte famiglie hanno adottato, in pratica i genitori ritirano i figli da scuola e provvedono in proprio ad assolvere il diritto all’istruzione, da casa, o attraverso un precettore, il problema è che le famiglie vorrebbero un ritiro parziale degli alunni, ovvero rendere flessibile il tempo scuola in virtù delle difficoltà riscontrate con la pandemia in corso.

Una soluzione, a cui nemmeno l’autonomia scolastica, riesce a far fronte, in quanto nata in tempi diversi, quando la didattica a distanza, era sul nascere e ancora la didattica digitale integrata non esisteva.

Integrare soluzioni in presenza e a distanza, lavorando a livello centrale con l’INDIRE, potrebbe essere una soluzione, ovvero realizzare prodotti e lezioni digitali, da mettere a disposizione in ambienti virtuali per gli studenti che potrebbero usufruirne liberamente con l’aiuto dei docenti.

Con una scuola basata più che sulla frequenza, sul raggiungimento degli obbiettivi, un passaggio epocale, ma che a pensarci bene nel mondo del lavoro sta già avvenendo, ovvero da una cessione del tempo ad una cessione delle competenze.

Una scuola aperta, quindi con spazi reali e aule virtuali, che gli alunni possono frequentare liberamente gestendo in modo flessibile il loro tempo, al fine di svolgere un compito assegnato o maturare delle competenze, ma a pensarci bene nel mondo accademico tutto questo già esiste da tempo si tratta allora di trasporlo con i dovuti adattamenti agli altri ordini di scuola tenendo conto dell’età.

Ma questa è un’altra storia, un’altra prospettiva, idee che prendono forma, accellerate come tante altre dal tempo del COVID, che se da un lato porta con se la tristezza della fine, dall’altro innova e rinnova e prepara alla rinascita.