L’allarme Cts: “Scuole chiuse, conseguenze devastanti per gli studenti”

da la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA – L’ultimo incontro europeo con clinici dell’Oms ed esperti di educazione ha rafforzato un’opinione già maggioritaria all’interno del Comitato tecnico scientifico che vigila in Italia sulla pandemia: “Riaprite al più presto le scuole, gli effetti sugli studenti, ma anche sulla società in generale, sono devastanti”.

E’ un fatto, come ha raccontato Repubblica oggi: si va verso la riapertura degli istituti superiori per il 7 gennaio. Il ministero dell’Istruzione sta sì sondando la possibilità, a partire dal 9 dicembre, di far riaccedere alle classi le prime e le quinte di licei, tecnici, professionali, i diciannovenni, tra l’altro, devono preparare la Maturità 2021 e tornare in aula faciliterebbe il compito, ma ad oggi non è stata risolta nessuna delle tre questioni aperte e denunciate dal presidente dell’Associazione nazionale presidiAntonello Giannelli: tracciamento dei contagi avvistati a scuola e risposte rapide sulle positività da parte delle Aziende sanitarie locali, minor congestione dei trasporti pubblici (dovuta anche alla presenza degli studenti pendolari) e chiusura dell’arruolamento dei supplenti. La data del 7 gennaio resta, quindi, la più probabile per un rientro dei ragazzi nei loro istituti.

Su questo aspetto gli studiosi del Cts hanno scritto, ieri, un verbale significativo e determinato, ora nella disponibilità della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Dice questo: “In riferimento alla riunione informale “Schooling during the time of Covid-19” organizzata dall’Organizzazione mondiale della sanità il 19 novembre 2020 su richiesta del ministero dell’Istruzione e che ha visto la partecipazione dell’Unesco dalla sede centrale di Parigi, il Cts condivide l’esigenza di procedere a una tempestiva soluzione delle tematiche riguardanti il mondo della scuola”.

Scrive ora il Cts, presente alla riunione con il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e il presidente della Società italiana di pediatria, Alberto Villani: “La continuità del percorso formativo e scolastico è fondamentale per garantire l’apprendimento, lo sviluppo, il benessere, la salute e la sicurezza degli studenti. Le scuole dovrebbero essere le ultime istituzioni ad essere chiuse, in caso di lockdown generale emergenziale, e le prime a riaprire quando le condizioni lo permettano”. Arriva, quindi, il passaggio più serrato: “Considerate le conseguenze devastanti su bambini, ragazzi e adolescenti e sulla società nel suo insieme, le chiusure scolastiche dovrebbero essere considerate come l’ultimo provvedimento, temporaneo e solo locale, nel caso in cui l’epidemia non possa essere gestita con diverso approccio. Le chiusure non dovrebbero mai essere “pro-attive”, ma solo reattive”. Intende, il Cts, che il blocco della scuola in presenza non dovrebbe essere usato come anticipazione di un possibile problema sanitario, ma come intervento successivo di fronte a una situazione andata fuori controllo”. Ancora, “le chiusure dovrebbero essere della più breve durata possibile, limitate esclusivamente agli ambiti territoriali interessati”.

C’è un punto centrale, nella presa di posizione del Comitato tecnico scientifico: “Istruzione e salute sono intimamente interconnesse. Le chiusure scolastiche hanno un impatto negativo sulla salute dei ragazzi, alterando anche il benessere affettivo e sociale, che si ripercuote negativamente sullo sviluppo del contesto socioeconomico”. Si affronta, si vede, la questione della scuola elemento produttivo del Paese, spesso negata. “In caso di chiusura”, chiude il verbale, “è indispensabile garantire la partecipazione degli studenti agli eventi formativi e l’accesso alle risorse, ai materiali didattici ed educativi, investendo in tecnologie digitali appropriate. Va garantita la priorità ai ragazzi con particolari esigenze”.

Sulla questione dei contagi sviluppati direttamente a scuola, sulla quale c’è una divisione di opinioni nello stesso mondo scientifico e sulla quale il ministero ha fatto propaganda, il Cts puntualizza: “I bambini sono meno suscettibili al Covid-19 rispetto agli adulti e la presentazione clinica severa è rara. In considerazione che i bambini di età inferiore ai dieci anni trasmettono l’infezione meno degli adulti, mentre gli adolescenti hanno livelli di contagiosità simili agli adulti, le chiusure degli istituti scolastici dovrebbero essere finalizzate anche per fasce di età”.