L’istruzione tecnica ricetta anticrisi per l’Azienda Italia

da Il Sole 24 Ore

di Claudio Tucci

L’education ha già la sua ricetta anticrisi: si chiama istruzione tecnica. A dirlo sono i numeri dall’Ocse alla Fondazione Agnelli: i neo diplomati, dalla meccatronica al tessile moda, hanno un inserimento occupazionale rapidissimo, che negli Its, raggiunge punte dell’80-90%, e con una coerenza pressocché totale tra impiego conquistato e percorso formativo svolto.

Eppure, ancora oggi, famiglie e studenti conoscono poco questo mondo, e le possibilità che offre: le iscrizioni al primo anno sono stabili a circa un terzo del totale (anche per via dell’etichetta, poco generosa, di scuole di serie B); e a livello politico hanno pagato l’ondata di licealizzazione della scuola italiana che ha portato a ridurre fondi, e probabilmente appeal, all’intero settore dell’istruzione tecnico-professionale. Ciò ha determinato un insufficiente flusso di studenti in uscita dalla scuola superiore rispetto alla domanda di competenze delle imprese.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la disoccupazione giovanile rimane stabile sopra il 30% (in Germania, patria della formazione duale, non supera il 5/6%), le aziende chiedono nei prossimi tre anni 200mila profili tecnici da assumere, circa 20mila l’anno sono diplomati Its, e, in un terzo dei casi, per alcuni indirizzi si sale a una selezione su due, le posizioni lavorative offerte restano “vuote”.

È con questa fotografia, non aiutata certo dal Covid-19, che domani si apre, on line, la 30esima edizione di Job&Orienta, promossa da Veronafiere e regione Veneto, dove, fino a venerdì, si parlerà di orientamento, istruzione, lavoro.

La scelta della scuola superiore, mai come quest’anno, è fondamentale (le iscrizioni partono il 4 gennaio), anche per spingere la ripresa. E per la prima volta, gli istituti tecnici giocano di squadra. In questi anni, con il supporto dell’Istruzione, sono nate sei reti nazionali dei tecnici, economici (Itefm), della manifattura (Meccatronica), del tessile-abbigliamento-moda (Tam), degli istituti agrari-industriali (Renisa), dell’alberghiero (Renaia) e dell’Innovazione digitale. A loro, il compito di puntare su una campagna di orientamento “a tutto campo”.

«Oggi il perito meccanico degli anni 60-70 non esiste più – ha spiegato Imerio Chiappa, preside dell’istituto Pietro Paleocapa di Bergamo, capofila della rete Meccatronica -. Un ragazzo che esce da un tecnico industriale, oltre a possedere una solida preparazione nelle discipline informatiche, meccaniche, elettriche-elettrotecniche, è in grado di lavorare in gruppo, possiede flessibilità e curiosità e riesce a intercettare al meglio gli input che arrivano dalla rivoluzione 4.0 in atto nella manifattura». Gli alunni di questo indirizzo lavorano tutti subito; il punto è che ce ne sono pochi.

Da Bergamo a Roma il passo è breve. Flavia De Vincenzi è preside dell’istituto Leopoldo Pirelli, capofila della rete dei tecnici economici, e anche lei evidenzia il successo dei profili in uscita dall’indirizzo di “formazione manageriale”: «Ci stiamo avvicinando al mondo del lavoro – ha detto -. Discipline come informatica, economia, inglese saranno centrali nei prossimi anni, e da noi si studiano bene. Lavoriamo molto sull’orientamento nelle scuole medie, promuovendo dei gemellaggi. Da anni, nella mia scuola, le iscrizioni sono in ripresa: ho raggiunto le 54 classi, ero partita con 40».

«Opportunità immediate», come le ha definite Paolo Bastianello, presidente del comitato Education di Smi e Confindustria Moda, ci sono anche per i periti degli indirizzi “tessili”. Un’industria, quella della moda e dei suoi accessori, altro fiore all’occhiello del Made in Italy, che non riesce più a trovare figure core, come i modellisti.

«In previsione di una vigorosa ripresa economica – ha affermato Fabrizio Proietti, dirigente del ministero dell’Istruzione, che si occupa di istruzione tecnica -, l’istruzione e la formazione costituiranno il fattore acceleratore dello sviluppo. L’istruzione tecnica, in particolare, contribuirà a fronteggiare la robusta domanda di competenze proveniente dal mondo del lavoro. Una scelta consapevole da parte degli studenti in sede di iscrizione alla scuola superiore costituirà uno dei fattori di successo del loro progetto di vita e di lavoro».