Riapertura, tutti i buchi neri

da ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

Le scuole superiori chiuse con dpcm il 6 novembre scorso probabilmente riapriranno con le lezioni in presenza dall’11 gennaio. Sempre che le condizioni epidemilogiche confermino una abbassamento dell’indice Rt che, insieme agli altri parametri, consenta una declassificazione di tutte le aree a maggior rischio. Una data, quella che è ipotizzata in queste ore a Palazzo Chigi, che dovrebbe consentire di superare con scuole chiuse il periodo più pericoloso per la ripresa della trasmissione del virus, quello delle festività, e sulla quale però in consiglio dei ministri gli animi sono assai combattuti e contrapposti. Da un lato la ministra 5stelle dell’istruzione, Lucia Azzolina, che davanti agli allentamenti delle misure a decorrere già dal 4 dicembre per alcuni settori ha chiesto allora di aprire anche la scuola; dall’altro il ministro (Leu) della salute, Roberto Speranza, appoggiato dal capodelegazione del Pd, il ministro della cultura Dario Franceschini, che invece propende per rinviare il più in là possibile le lezioni in presenza.

Nel frattempo non vi sono però notizie sul come riaprire: i nodi che hanno pesato sull’avvio dell’anno scolastico a settembre restano tutti, dai trasporti negli orari di punta -per i quali non c’è stata la definizione di piani di nuova mobilità con orari diversificati, come il potenziamento dei mezzi o la purificazione dell’aria a bordo- ai tamponi rapidi da somministrare direttamente a scuola in caso di un contagio in classe tra i ragazzi. Per non parlare del tracciamento: le Asl hanno denunciato di essere in affanno e di non avere personale; l’Istituto superiore della sanità, che dovrebbe elaborare i dati, denuncia nell’ultimo report notifiche tardive e lacunose. Il ministero dell’istruzione ha sospeso anche i monitoraggi presso le scuole sui dati settimanali dei contagi: non si possono portare avanti efficacemente. E così, come stia messa la scuola in quanto a focolai e contagi è un rebus, sia per quanto riguarda i numeri che i fattori e luoghi di trasmissione.

E intanto i dipartimenti di prevenzione continuano ad adottare protocolli diversi nella gestione dei casi Covid a scuola, così come sono diversi i tempi per la somministrazione dei tamponi e le modalità di certificazione per il rientro in classe di docenti e studenti.

Della circolare del ministero della Salute che avrebbe dovuto, a fronte della frammentazione territoriale, uniformare le procedure (si veda ItaliaOggi di martedì scorso) e dare spinta ai tamponi rapidi a scuola si è persa traccia. Insomma, le scuole prima o poi riapriranno ma in condizioni che ad oggi non sono diverse da quelle che avevano portato alla chiusura.

Nel dossier scuola, a rendere ulteriormente frammentato il quadro ci sono i ricorsi alla magistratura. Da ultimo, si è pronunciato il Tar di Catanzaro che ha sospeso l’ordinanza della chiusura degli istituti della regione Calabria «ritenuto sussistente il requisito del ‘periculum’ avuto riguardo in particolare al grave pregiudizio educativo, formativo ricadente sui destinatari ultimi del servizio scolastico». Lo ha fatto in via cautelare solo per i ricorrenti, una decina di famiglie.