A. Ernaux, L’evento

Annie Ernaux: dalla storia alla vita, all’opera

 di Antonio Stanca

   Recente è la pubblicazione del romanzo L’evento della scrittrice francese Annie Ernaux. In Francia è avvenuta per conto di Gallimard, in Italia di L’Orma Editore. La traduzione è di Lorenzo Flabbi.

   La Ernaux è nata a Lillebonne, Normandia, nel 1940. Modeste erano le condizioni della sua famiglia, i genitori, operai, avevano aperto una drogheria con annesso un bar. Prima che nascesse Annie avevano perso, a causa di una grave malattia, la prima figlia quando era ancora piccola. Annie studierà, si laureerà all’Università di Rouen, si dedicherà all’insegnamento della Letteratura Francese. Nel 1964 si sposerà, avrà due figli, ma dopo alcuni anni si separerà dal marito.

   Sarà una fervente femminista, scriverà su giornali e riviste a proposito della libertà, dell’autonomia della donna e di altri problemi sociali. La sua narrativa risentirà delle sue opinioni circa quanto avveniva nella vita, nella società dei tempi moderni, circa l’assunzione, il rispetto, l’uso di regole, principi, costumi determinati dalla verità, dalla giustizia. L’esterno si combinerà con l’interno nelle sue opere, la storia con la vita.  “Forse il vero scopo della mia vita è soltanto questo: che il mio corpo, le mie sensazioni e i miei pensieri diventino scrittura”, dirà la Ernaux. Di tutti aveva sempre pensato di far diventare quello che le succedeva, che pensava, che faceva, a tutti aveva sempre desiderato farlo giungere e l’opera scritta le era sembrato il modo, il mezzo migliore. Nuova sarà in questa tendenza a mettersi a nudo, andrà contro la tradizione letteraria: un atteggiamento sovversivo da lei cercato.

   Della tradizione rifiuterà pure quel tipo di scrittura carica di effetti sentimentali, emotivi, quello stile che a volte diventa lirico e tende ad una lingua scarna, sentenziosa, vicina quasi al documento, alla registrazione. Come per il contenuto così per la forma non si saprà come classificare la Ernaux poiché solo nelle sue convinzioni si spiegheranno.

   Tra gli anni ’70 e ’80 si colloca l’inizio della sua attività letteraria: del 1974 è Gli armadi vuoti, del 1977 Quello che dicono o niente, del 1981 La donna gelida. Già in questi romanzi, che formano una trilogia, l’aspetto autobiografico, la solitudine, la monotonia della vita coniugale, rappresentano quei temi che insieme allo stile, un monologo interiore spesso interrotto da reminiscenze del passato, da profonde riflessioni, sono piuttosto singolari e lasciano intravedere gli sviluppi futuri.         Saranno questi gli elementi che renderanno nota la Ernaux, le procureranno molto successo di pubblico e di critica, molti premi e molte traduzioni. Con Gli anni, romanzo del 2008, avrebbe vinto il Premio Marguerite Duras, il Premio Françoise Mauriac, il Prix de la Langue Française e il Premio Strega Europeo 2016. Il tema era stato un altro tra i preferiti dalla scrittrice, quello del ricordo di quanto era passato, finito nella sua vita, delle foto che a quei tempi erano collegate. E di un altro ricordo vorrà dire la Ernaux in L’evento. Stavolta ricorderà quando, nel 1963, poco più che ventenne, era rimasta incinta, era stata abbandonata dal suo compagno e si era sottoposta ad un aborto clandestino. Dirà del travaglio patito nel corpo e nell’anima prima di liberarsi del problema, di quante situazioni, di quante persone avessero attraversato il suo cammino. Era vissuta per molto tempo in una condizione perennemente sospesa, divisa tra l’audacia e la vergogna di quella gestazione, il piacere e il rifiuto della sua condotta, il coraggio e il dramma di essere diversa. Abortirà, negherà la vita a chi stava per averla, si pentirà, si ricrederà, soffrirà ancora, ancora non saprà distinguere, collocarsi. Maturata, migliorata si sentirà, però, dopo quella esperienza, dopo essersi persa tra strade, case, persone sconosciute, più donna si vedrà e questo l’aveva spinta a narrare quell’“evento”. Aveva voluto liberarlo del suo aspetto negativo, della sua posizione nascosta e farlo rientrare tra le altre cose della vita.

   A ottant’anni, malata, la Ernaux non ha smesso di scrivere, dalla sua vita ha di nuovo preso per la sua opera, solo con quella finirà questa.