Che cos’è un monopsonio? E un carter? Se non lo sai non puoi insegnare

da Repubblica.it

Che cos’è un monopsonio? E un carter?
Se non lo sai non puoi insegnare

Tantissime le parole astruse negli oltre 1.200 test di comprensione verbale per il concorsone. Precari sul piede di guerra. “Il quizzone fallo tu”, lo slogan diretto al ministro Profumo

di SALVO INTRAVAIA

E’ possibile diventare insegnanti senza sapere cos’è un taglio “godet”, un “monopsonio” o un “echidna”? Sembra di capire che, per il ministero dell’Istruzione, conoscenze verbali di questo tipo siano assolutamente necessarie per sedere in cattedra. Altrimenti, tra i 1.260 test di comprensione verbale pubblicati lo scorso 27 novembre, viale Trastevere non avrebbe inserito anche termini del genere. E che faccia faranno i candidati uomini che dovranno collocare nel giusto ambito il termine “martingala”? E’ possibile diventare bravi docenti senza conoscerne il significato?

Anche le 258 mila candidate alla lotteria dei test potranno imbattersi in vocaboli non proprio di uso comune, come “carter”. Probabilmente, chi ha posseduto o possiede ancora una vecchia Vespa sarà più fortunata di chi non l’ha mai avuta e avrà quindi più possibilità di fregiarsi del titolo di maestra o professoressa. Anche gli aspiranti prof bevitori di vini e spumanti saranno agevolati, specie se sapranno tutto del “pinot”. Anche perché, per superare la prova, occorrerà ottenere almeno 35 punti su 50. Molte le curiosità tra le 3.500 domande dalle quali il 17 e 18 prossimi verranno sorteggiati, di volta in volta, i 50 quiz che toccheranno ad ognuno dei 321mila candidati al concorsone a cattedra.

L’idea che per acciuffare uno degli 11.542 posti messi in palio dopo 13 anni dal ministro Francesco Profumo ci si debba sottoporre a un quizzone non piace a nessuno. Tant’è

che oggi i precari della scuola protestano in viale Trastevere contro il cosiddetto concorsone. “Il quizzone fallo tu”, è lo slogan, rivolto proprio al ministro. I 107mila precari che si accingono ad affrontare i test, spesso dopo anni di supplenze, si sentono sminuiti da un test con domande di logica, comprensione verbale, informatica e lingua straniera da affrontare in 50 minuti.

“Portiamo in piazza –  spiegano i precari all’agenzia di stampa Dire – la Settimana enigmistica per far capire a quale tipo di prova intendono sottoporci”. Intanto, i sindacati protestano per i continui cambamenti nei calendari regionali che fissano scuole, date e orari delle prove. Il 27 novembre è stata pubblicata la prima versione, seguita da tante altre modifiche. Nella sostanza, nessuno può essere certo di conoscere il luogo e il giorno della prova, perché l’11 dicembre scorso lo stesso ministero ha comunicato che, dopo l’ennesima variazione, il “calendario potrà subire ulteriori modifiche” e pertanto “si invitano i candidati a voler controllare il calendario fino alla data prevista per lo svolgimento della prova”.

Una situazione che la Cisl scuola considera intollerabile per le migliaia di candidati che devono sobbarcarsi costosi e stressanti spostamenti nei capoluoghi di provincia per sostenere la prova. “Considerando la scadenze ravvicinate, che per molti aspiranti raggiungere la sede delle prove comporta lunghi spostamenti e che la mancata presentazione nel giorno, ora e sede stabiliti, comunque giustificata e a qualsiasi causa dovuta, determina l’esclusione dal concorso, questa rappresenta una situazione di incertezza grave e non più tollerabile”, tuona in un comunicato.

Ma per i tecnici del ministero l’iter “di avvicinamento alla prova preselettiva prosegue in modo del tutto regolare”. Per essere certi che nei due giorni fatidici tutto funzioni al meglio sono state fatte un paio di simulazioni.  Lo scopo è quello di “accertare – ha comunicato il 6 dicembre viale Trastevere – la piena funzionalità delle aule e dei computer che saranno utilizzati dai candidati”. Una macchina che utilizzerà 2.517 aule informatiche presso centinaia di istituti scolastici del Belpaese. Ma su tutta la partita resta l’incognita delle proteste studentesche, che potrebbero all’ultimo minuto fare venir meno alcune aule, e della composizione dei comitati di vigilanza che dovrebbero essere composti da docenti di ruolo, non proprio felici di sobbarcarsi lavoro e responsabilità, come al solito, gratis.