Unità d’intenti e tecnologie per non perdere altro tempo

da Il Sole 24 Ore

di Eugenio Bruno

La didattica a distanza è di nuovo la regola per un alunno su due. E almeno fino al 3 dicembre il quadro resterà immutato, con tutti gli studenti delle superiori – e, nelle zone rosse, anche i ragazzi di seconda e terza media – costretti davanti al Pc, al tablet o allo smartphone per seguire le lezioni. Come in primavera; si spera meglio che in primavera, quando ogni scuola si è trovata improvvisamente (e forzosamente) a spostare sul web tutte le attività didattiche. Chi era più avanti, perché dotato di un preside o di un docente all’avanguardia, ha limitato i danni e e ha innovato ancora. Chi era indietro c’è rimasto.

L’idea del Sole 24 Ore di dedicare una seconda Guida alla scuola digitale nasce proprio da questo punto. Dall’auspicio che gli 8 mesi passati tra il primo lockdown e la seconda chiusura parziale non siano passati invano e, dunque, che il copione possa essere diverso. Ma anche dall’intenzione di raccontare e diffondere le buone pratiche già in atto. Grazie all’impegno di insegnanti curiosi e vogliosi di sperimentare. Proprio a loro abbiamo chiesto di raccontare in prima persona che cos’è una lezione online e in che cosa si differenzia da quella frontale. Di che mezzo ha bisogno. Con quali tempi va svolta. Quante strade diverse può prendere per raggiungere lo stesso obiettivo formativo. Ne è venuto fuori un racconto corale che parte da Napoleone e, passando per un laboratorio di fisica homemade, arriva ai film di Totò. Un aiuto concreto ai professori meno avvezzi alla digitalizzazione e alle famiglie costrette di nuovo ai salti mortali, tra smart working e congedi semi-retribuiti, per assistere i figli a casa.

Fin qui il livello micro. Ma per evitare gli errori del recente passato serve un cambio di passo anche in quello macro. Lo avevamo scritto alla vigilia del ritorno in classe di settembre: il difficile non è riaprire le scuole, bensì tenerle aperte. Purtroppo siamo stati facili profeti. Oltre a uno sforzo ulteriore per assicurare a tutti gli studenti la strumentazione adatta, per evitare che gli anni scolastici persi o fortemente mutilati diventino due, serve ancora più di allora l’unità d’intenti dei principali protagonisti (governo, opposizione, regioni, sindacati) perché con l’istruzione e il futuro dei nostri giovani non si scherza. Un’unità che continua a non vedersi. Né in presenza né a distanza.